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La vita di Tina Turner in 15 canzoni

Il rapporto con Ike e le grandi interpretazioni, i momenti drammatici e i trionfi, i pezzi in cui nessuno credeva e le hit: se la carriera di Tina diventasse un film (di nuovo), questa sarebbe la colonna sonora

Foto: Michael Ochs Archives/Getty Images

Come Tina Turner nessuno mai. L’icona del rock e del soul, morta ieri all’età di 83 anni, ha vissuto almeno tre vite: negli anni ’60 è stata una cantante dalla voce fenomenale e troppo esuberante per essere compressa nel duo con l’ex marito violento Ike; nei ’70 è stata una solista eccezionale che ha finalmente conquistato il posto che le spettava nel pantheon del rock; negli ’80 è stata un’artista pop e R&B in grado di raggiungere vette ancora più elevate. E non abbiamo neanche iniziato a rendere conto della vita e della musica di un simbolo imbattibile di resilienza e di talento. Lunga vita alla regina del rock’n’roll. Ecco 15 canzoni per ricordarla.

A Fool in Love

1960

È da un po’ che Ike e Tina Turner stanno mettendo a ferro e fuoco la scena dei club di St. Louis quando, nell’estate del 1960, debuttano sulla scena nazionale con questo singolo da urlo. Ike e i Kings of Rhythm macinano un groove torrido, mentre Turner canta con intensità seducente di abbandonarsi a un uomo che la domina. Il testo ritrae una donna sofferente, eppure il canto sembra suggerire che Tina ha il controllo della situazione. Punteggia la performance con urla da brivido, mescola blues e gospel, lotta col dolore con una forza che ben presto ne farà una delle voci più distintive del rock’n’roll. È un bel biglietto da visita e il mondo se ne accorge, eccome: A Fool In Love è la hit che decreta il successo di Ike e Tina Turner. (J.D.)

It’s Gonna Work Out Fine

1961

Il matrimonio con Ike è un incubo di abusi, ma in questo gioiellino R&B l’artista dipinge uno dei ritratti della monogamia più irresistibili che si possano immaginare. Eppure non è difficile percepire un dubbio sottile (o addirittura una dolce minaccia) nel modo in cui canta “se il tuo amore è sincero la metà del mio, andrà bene”. (B.H.)

River Deep, Mountain High

1966

Phil Spector vede l’Ike and Tina Turner Revue in un club di Hollywood in un periodo in cui la loro carriera discografica è in stallo, dopo una manciata di successi R&B sfornati nei primi anni ’60. Spector ha un pezzo titolato River Deep, Mountain High, è sicuro che si tratti di una hit e vuole che a cantarlo sia Tina, proibendo a Ike di presenziare alle session. «L’avrò rifatta 500 mila volte», ha detto Tina. «Ero fradicia di sudore, per cantarla ho dovuto togliermi la camicia e restare in reggiseno». Alla fine River Deep entra a malapena nella Top 100, ma resta una delle sue performance più notevoli.

Funkier Than a Mosquita’s Tweeter

1970

Scritta dalla sorella maggiore di Tina, Alline Bullock, Mosquita è nota soprattutto nell’interpretazione di Nina Simone. La sua, che ha Mosquito con la “o” nel titolo, ha avuto un tale successo che nelle stampe successive della versione di Tina è stato adottato lo spelling di Nina. Ma non lasciate che una cover emblematica metta in ombra l’originale. Mosquita è stata pubblicata nell’album Workin’ Together di Ike & Tina del 1970, accanto alla cover di Proud Mary e a un paio di canzoni dei Beatles (Get Back, Let It Be). Turner demolisce il ritmo funk incalzante con la sua voce e non c’è niente di più calzante di lei che canta “sei solo un vecchio sporcaccione” col marito che all’epoca le sta rendendo la vita un inferno. (A.M.)

Proud Mary

1970

“Non facciamo mai qualcosa di bello e semplice”, dice Turner all’inizio della sua rivisitazione epocale di questa hit dei Creedence Clearwater Revival. Inizia a tempo dimezzato prima di esplodere in un frenetico pezaccio R&B. La sua interpretazione è pazzesca tanto da far temere all’autore della canzone, John Fogerty, che il mondo dimenticasse che il pezzo l’aveva scritto lui. (B.H.)

Nutbush City Limits

1973

All’inizio degli anni ’70, la partnership creativa e sentimentale con Ike Turner dava a Tina un sacco di problemi. «Volevo fare qualcosa che ci aiutasse a uscire dalla crisi e così ho deciso di provare a scrivere canzoni», ha raccontato anni dopo. «Ho iniziato dall’argomento che conoscevo meglio: la mia vita». Il risultato è Nutbush City Limits, un gran brano in cui il R&B incontra il country-rock, «un connubio perfetto tra rurale e urbano, campagna e città, Tina e Ike», come scrive Francesca Royster in Black Country Music. Questo trionfo creativo per la cantante ha fatto capire che i giorni di Ike & Tina erano contati. Oltre a essere il primo brano scritto da Tina, ha dato anche un assaggio delle radici del Tennessee che esplorerà un anno dopo, nel suo primo album solista. (J.A.B.)

Acid Queen

1975

Negli anni che precedono l’abbandono definitivo di Ike, Tina inizia a farsi valere come solista. Nel 1974 pubblica l’album di debutto Tina Turns the Country On! per poi andarsene a Londra a girare l’adattamento per il grande schermo dell’ambiziosa opera rock degli Who Tommy. Interpreta la Acid Queen e riceve il plauso della critica per la performance energica e sanguigna. Nell’esecuzione della canzone legata al suo personaggio, Turner è selvaggia ed elettrizzante, e rende al meglio l’atmosfera tesa (e un po’ spaventosa) dell’incontro col giovane fenomeno del flipper protagonista della storia. Nello stesso anno in cui è uscito Tommy, Turner ha pubblicato un altro album solista ispirato al suo ruolo nel film. (B.S.)

Let’s Stay Together

1983

La carriera di Tina Turner non andava granché bene quando gli inglesi Heaven 17 l’hanno invitata a cantare nella loro hit del 1982 Ball of Confusion. È stata la sua prima incursione nel mondo del synth pop ed è stata una hit in Europa attirando l’attenzione dell’etichetta Capitol. Turner è stata messa sotto contratto ed è tornata in studio con Martyn Ware degli Heaven 17 per incidere una rilettura del classico di Al Green Let’s Stay Together. Il pezzo è entrato nelle classifiche di mezzo pianeta, spianando il terreno per l’arrivo di Private Dancer. Si può perciò dire che Let’s Stay Together è stata la canzone che ne ha rilanciato la carriera. (A.G.)

What’s Love Got to Do With It

1984

Scritta dagli inglesi Terry Britten e Graham Lyle, What’s Love Got to Do With It è stata scartata da Cliff Richard e Donna Summer prima che Tina Turner ci mettesse le mani sopra. Aveva 46 anni e per l’industria aveva superato di una decina d’anni il momento di massimo splendore. Tina ha instillato in ogni parola della canzone lo strazio e il dolore della sua vita, e milioni di persone si sono immedesimate nel brano portandolo in vetta alle classifiche di tutto il mondo in uno dei più clamorosi ritorni della storia del rock. «Non è rock’n’roll e nemmeno R&B», ha detto Turner a Rolling Stone subito dopo il boom. «È un po’ di entrambi».

Private Dancer

1984

Mark Knopfler aveva scritto Private Dancer per l’album dei Dire Straits Love Over Gold, ma si sentiva a disagio a cantarne il testo, dato che era dal punto di vista di una spogliarellista che faceva ciò che doveva per essere pagata. Un paio d’anni dopo l’ha proposta a Tina Turner e il resto dei Dire Straits l’ha incisa con lei (anche se alla chitarra c’è Jeff Beck, non Knopfler). “Sono la tua ballerina privata, ballo per soldi”, canta lei addentrandosi nel proprio intimo più profondo per raggiungere le note più alte. “Farò ciò che vuoi”. Il dolore (e anche un po’ d’orgoglio) che ha riversato in quelle parole è ancora lacerante, visto che interpreta un personaggio che sta facendo i conti con la sua carriera: “Dimmi, vuoi vedermi fare di nuovo lo shimmy?”. Turner l’ha cantata con tale convinzione da renderla un successo in classifica. (K.G.)

Better Be Good to Me

1984

Incisa originariamente dai newyorkesi Spider, che l’hanno pubblicata nel 1981, è stata trasformata da Turner in una dichiarazione personale, una richiesta di rispetto avanzata con la spavalderia di una rockstar e con dentro la sua storia fatta di lotta e resilienza. Better Be Good to Me ha contributo a rendere più emozionante Private Dancer e si è aggiudicata un Grammy per la migliore performance rock femminile nel 1985. (J.D.)

We Don’t Need Another Hero

1985

Oltre la sfera del tuono del 1985 è considerato di solito il capitolo più debole della trilogia originale di Mad Max. Nessuno però discute l’interpretazione di Tina Turner nel ruolo della malvagia Aunty Entity. E ancora migliore è stato il suo contributo alla colonna sonora, ovvero We Don’t Need Another Hero (Thunderdome) che si sentiva nei titoli di coda. Era un altro pezzo da Top 5, un altro tassello del suo lascito in continua crescita, nonché un appuntamento fisso in concerto fino all’ultimo tour del 2009. (A.G.)

Typical Male

1986

Dopo Private Dancer è giunto l’enorme successo di Break Every Rule. L’album si apre con Typical Male, un pop-rock frizzantino in cui la protagonista s’innamora di un avvocato per poi rendersi conto che è uguale a tutti gli altri uomini che la desiderano. Alla batteria c’è Phil Collins, il suono pop anni ’80 ha qualcosa di kitsch, il fascino giocoso e sexy di Turner infiamma gli animi. È stata una hit istantanea, il suo secondo singolo a raggiungere la vetta della Hot 100 americana. (B.S.)

The Best

1989

Bonnie Tyler, quella di Total Eclipse of the Heart, ha inciso The Best un anno prima di Tina Turner. È un’interpretazione notevole, eppure non è entrata in classifica. Quando Turner l’ha rifatta per Foreign Affair ha riversato la sua passione nelle parole degli autori Mike Chapman e Holly Knight. Ha cambiato tonalità e ha piazzato un bridge e un assolo di sax suonato da Edgar Winter, trasformando la canzone nella megahit che avrebbe dovuto essere fin dal principio. Dopo tanti anni, il modo in cui canta “sei migliore di chiunque altro abbia incontrato” fa ancora venire i brividi. Quando Tina Turner faceva un complimento, lo faceva sul serio. (K.G.)

I Don’t Wanna Fight

1993

Per la colonna sonora del biopic del 1993 What’s Love Got to Do With It, con Angela Bassett e Laurence Fishburne, Turner ha preso una ballata scritta originariamente dalla popstar britannica anni ’60 Lulu e l’ha trasformata nella sua ultima hit in America. Lulu non aveva scritto il testo pensando a Turner, ovviamente, eppure ne ha catturato perfettamente lo spirito in una sorta di sequel di What’s Love Got to Do With It?. “Sto diventando più forte”, canta Turner, “dobbiamo smetterla di fingere, non posso vivere così”. (A.G.)

Da Rolling Stone US.

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