Casa mia
Ghali
È stata una delle poche note fuori dal coro di Sanremo 2024 decidendo di portare all’Ariston la questione palestinese. Lo ha fatto in modo elegante, ma con rabbia, arrivando a parlare di genocidio in diretta su Rai 1 nello stupore della classe dirigente del Paese. A differenza di Tony Effe, però, non ha trovato solidarietà dai colleghi, ritrovandosi solo a nuotare contro le onde della censura. Sta di fatto che Casa mia è un brano leggero che nasconde con intelligenza ed eleganza un tema (molto) pesante. Quelli che nei mesi successivi lo hanno cantato come un tormentone, però, lo hanno davvero capito? (MB)
La noia
Angelina Mango
Chissà, forse ci voleva anche la firma di Madame, con quel suo modo d’essere pop e viscerale allo stesso tempo, per far fare ad Angelina Mango un passo verso la maturazione d’artista. Un bel pezzo di Italia se n’è accorto la sera del 6 febbraio, quando per la prima volta l’abbiamo sentita intonare quel “muoio senza morire”. Oggi ci siamo abituati a La noia, ma anche riascoltandola per l’ennesima volta non si è del tutto immuni all’intensità popolaresca di questa specie di folk immaginario dotato della giusta sfrontatezza post adolescenziale e di un filo d’esistenzialismo pop. (CT)
Innamorarsi perdutamente non è mai un affare
Colapesce, Dimartino
Utilizzare l’ironia per dire le cose difficili da dire. Innamorarsi perdutamente non è mai un affare, oltre a essere un’affermazione verissima, è un brano in cui pop e cantautorato si fondono insieme a un’interpretazione vocale soffice come una piuma. Una canzone che racconta la vita degli adulti: sai come va a finire ma ci caschi ogni volta. (FF)
Tu sei il mattino
Lucio Corsi
Chi lo conosce sarà felice di vederlo a Sanremo, chi ancora non lo conosce invece scoprirà presto il mondo fatato di questo cantautore capace di trasportare l’ascoltatore in un universo onirico e luminoso. Lo fa anche in questo brano, perfetta dedica per chi si ama. “Tu sei il mattino, una porta su Marte. Sei il mio cuscino dalla giusta parte”. Perché tutti meritiamo qualcuno che ce lo dica. (FF)
Illumina tutto
Vasco Brondi
È un credo, tipo quelli che si recitano a messa, solo che al posto d’esserci la chiesa e lo spirito santo ci sono i cattivi maestri e quelli che gridano nei dischi. È la storia di Sara che cresce confrontandosi con amori e altri disastri. Il tono composto e allo stesso tempo accorato dell’interpretazione ti spinge a prendere le sue parti e augurarti il meglio per lei e per chiunque abbia sete di vita e di chitarre distorte. Scritta con Pacifico e Federico Nardelli. (CT)
BBE
Anna feat. Lazza
“Lui si fa una chain con il mio name / sono la best bitch ever”. La musica trap, per natura, è musica di intrattenimento dove lo swag e lo stile contano sempre più del contenuto. Anna questo l’ha capito benissimo e in BBE racchiude perfettamente il suono del genere più amato in Italia e, al contempo, ne diventa interprete e portabandiera. Se ci fosse un Duolingo per imparare il lingo Gen Z, la voce guida sarebbe quella di Anna Pepe. (MB)
Crash
Marracash
“Non serve una bolla per vedere che è tutto piatto” rappa Marracash nell’intro di Crash, il brano manifesto de La pace è finita. Con il solito stile, e la solita penna affilata, qui Marra si allonta dal conformismo del pop italiano per lanciarsi in una critica sociale e politica, citando il “governo di fasci che dice frasi preistoriche”, i “casi umani fanno passaggi da Cruciani”, perché “è una questione di potere e non di gender”. Ancora una volta, quando c’è da mettere un peso (citando un suo brano precedente e la sua vecchia linea di abbigliamento), Marracash risponde presente. (MB)
San Luca
Cesare Cremonini e Luca Carboni
C’è un’immagine che dice più di tante parole. Nascosto da una colonna come un bambino curioso, le mani dietro la schiena, Cesare Cremonini spia senza farsi notare Luca Carboni che torna a cantare. San Luca, però, non è qui solo per la gioia di rivedere in giro il cantautore di Ci stiamo sbagliando e nemmeno solo per il gusto d’ascoltarlo duettare con Cremonini (autore con Davide Petrella). È qui perché una preghiera pop, una canzone buona nel senso che fa del bene, una di quelle che nessuno scrive più e che è essa stessa rifugio accogliente dove ritrovarsi, come San Luca a Bologna. (CT)
Tuta Gold
Mahmood
Non solo il brano che ha vinto Sanremo (si fa per dire, ci siamo capiti), ma anche la prima vera hit italiana dell’anno. Mahmood torna al Festival e spiazza tutti con questo brano baile funk che ha tutto: melodia, un testo pieno di immagini fortissime e pure una coreografia pronta per essere imparata. Il ragazzo di Gratosoglio è diventato grande e punta alle stelle. Non paragonatelo a una bitch così. (FF)
Talponia
Cosmo
Talponia è il nome con cui i localz chiamano l’Unità Residenziale Ovest di Ivrea, un’architettura olivettiana – funzionale e aliena – scavata sotto una collina nei lati della piccola cittadina. Non è un caso che Cosmo, che a Ivrea è nato e vive, abbia proprio usato il termine “da alieni” per definire la sua musica, un pop che è al contempo futurista e, come l’architettura olivettiana, funzionale. “E mi hanno detto di una ragazza trans / Sì, che vive lì, che vi ha portato dei regali / A tutti i bambini / Ve li ha portati soltanto lei”, è l’immagine geniale che Marco canta su di una produzione che suona come un brano italiano d’autore anni ’70, con influenze MPB e della tradizione mediterranea; a volte il modo migliore per essere nel futuro è mettendosi a contatto con il passato. (MB)