Genesis
Raye
Sono sette minuti divisi in tre sezioni, un’operetta social(e) su autoisolamento, pene d’amore, depressione e varie altre belle cose di quest’epoca e non solo — sì, Amy Winehouse ne ha cantate un bel po’, senza mettere nello stesso testo fattanza, bugie del governo e sistema sanitario nazionale. A suo modo audace, con Raye che ci mette un dettaglio musicale o vocale che tiene assieme il tutto. «È una preghiera, una supplica, un grido di aiuto», dice lei. È un musical tascabile, diciamo noi. (CT)
Happy Mistake
Lady Gaga
Ci s’imbatte in Happy Mistake verso la fine d’un disco, Harlequin, in cui Lady Gaga interpreta un ruolo, ma si capisce subito che in questi quattro minuti non canta di Lee Quinzel, ma di sé stessa. È in buona sostanza il riassunto di un bel pezzo di carriera, il ritratto di Gaga come ragazza interrotta, strung-out girl con qualcosa di rotto dentro che diventa famosa proprio perché tale e che perciò finisce per vivere all’interno di una grande illusione. Consigliata anche nella versione dal vivo da Jimmy Kimmel. (CT)
Friend of a Friend
The Smile
C’è anche un po’ d’Italia dentro Friend of a Friend, dal primo dei due album che gli Smile hanno pubblicato quest’anno. Pare infatti ispirata almeno in parte al lockdown vissuto dai noi italiani, in particolare ai canti sui balconi. Fra echi di Pyramid Song e di A Day in the Life, con un break da musical off Broadway, è una delle canzoni che hanno fatto capire che gli Smile non sono un side project passeggero. Impagabili nel video di Paul Thomas Anderson le facce dei bambini delle elementari che ascoltano Thom Yorke. (CT)
Balloon
Tyler, The Creator feat. Doechii
Da un lato c’è Tyler, al pieno della sua maturità, dall’altro Doechii, la rapper più (giustamente) in hype di questo 2024 che si lancia alla conquista del 2025. La produzione, sempre firmata Mr. The Creator, è appiccicosamente divertente e ritmata da ricordare i migliori Gorillaz di inizio carriera (cose alla 19-2000, per intenderci), un tappeto perfetto per i flow dei due che giocano con una serie di cliché sessuali tipici del rap. Non sarà la più densa di Chromakopia, né la più innovativa, ma sicuramente è quella più difficile da staccarti dalla testa. Can I get an amen? (MB)
Birds of a Feather
Billie Eilish
Billie Eilish incapsula brillantemente il modo in cui il tempo può sembrare fragile e fugace in Birds of a Feather. «Non posso cambiare il tempo, potrebbe non essere per sempre/Ma se è per sempre, è ancora meglio». Non c’è una singola nota sprecata o un testo che non sia pronunciato senza catarsi. Un reminder per tutti: perché se è vero che il tempo passa allo stesso modo sia quando si guarda la sabbia defluire in una clessidra che quando si affondano i piedi nella sabbia della spiaggia, allora tanto vale fare la seconda cosa. Utilizzarlo vivendo. Parola di Billie. (FF)
360
Charli XCX
Difficile scegliere un brano che possa rappresentare il successo planetario di Brat. 360, però, può fare a caso nostro. Non solo perché apre e chiude il disco (il synth su cui è costruita è alla base anche della conclusiva 365), o per la sua divertente versione remix con Robyn e Yung Lean e il video che – oltremanica – definirebbero iconic, ma soprattutto perché nella sua semplicità è la canzone che racconta la perfetta congiunzione tra il vocabolario brat e le melodie di Charli con il suono minimale, pop e futuristico pensato da A. G. Cook. “You gon’ jump if A. G. made it / If you love it, if you hate it / I don’t fucking care what you think” (“Se A. G. Cook è alla produzione devi saltare, non mi fotte un cazzo cosa pensi, se la ami o la odi”), canta Charli con il suo sincero menefreghismo da anti-popstar. E ha ragione lei, ci ha creduto così tanto in lei che alla fine ce l’ha fatta. Bumpin that. (MB)
We Can’t Be Friends
Ariana Grande
Un po’ figlia di Dancin’ On My Own di Robyn, questo brano di Ariana Grande è il classico inno di chi, quando finisce una storia, piange ma lo fa in discoteca. Prodotto da Max Martin, segna un cambiamento importante nel percorso di Ariana, prima giovane popstar seducente e ora giovane donna che racconta come si diventa grandi. Un singolo che è un altra delle milestone ottenute da Ariana quest’anno. Cantante, attrice, comica. L’ex bambina prodigio ci ha dimostrato di saper fare tutto. (FF)
Sadness as a Gift
Adrianne Lenker
Un pezzone folk di quelli che si facevano mezzo secolo fa, anzi di più. Nel caso non la conosciate, lei è la cantante dei Big Thief e la canzone è tratta dall’album Bright Future (ce ne ha parlato qui). Con una voce, una chitarra, un violino e poco altro ti fa struggere al pensiero dei rimasugli d’amore di cui canta Lenker. È una canzone sulla necessità di lasciarsi una relazione alle spalle, storia vecchia e sentita, ma raccontata benissimo. (CT)
II Most Wanted
Beyoncé & Miley Cyrus
Dei tanti, tantissimi, troppi duetti usciti quest’anno (o feat. nella lingua spotifycata), forse II Most Wanted non ha ricevuto l’attenzione che meritava. Beyoncé incontra Miley Cyrus, figlia d’un grande del country, nel disco in cui rivendica le radici nere del genere musicale, e lei le dà da finire assieme questa sorta di Thelma & Louise senza lo schianto finale. È un duettone sulla complicità femminile, su un’amicizia tanto scandalosa da rendere le due protagoniste delle fuorilegge, da cui il meme col poster di Brokeback Mountain con le due popstar al posto di Heath Ledger e Jake Gyllenhall. (CT)
I Guess Time Just Makes Fools of Us All
Father John Misty
Pubblicata per la prima volta a chiusura di Greatish Hits: I Followed My Dreams and My Dreams Said to Crawl in estate e riapparsa qualche mese dopo nel fortunato Mahashmahana, I Guess Time Just Makes Fools of Us All è formata da sette versi e due bridge per otto minuti abbondanti di cavalcata in cui il country e la disco music si incontrano in un territorio inesplorato in cui Father John Misty canta come un impolverato cowboy. E poi c’è anche una piccola gag con Rolling Stone US: “Sei sicuramente la persona meno famosa ad aver rifiutato una cover di Rolling Stone”, canta Josh Tillman citando una frase pronunciata dal suo stesso manager in passato. «Ho atteso anni prima di infilare queste parole immortali in qualcosa», racconterà divertito sui social. Premio autoironia. (MB)
Espresso
Sabrina Carpenter
Chi ha detto che la canzone dell’estate deve avere un senso? Il ronzio synth-pop del singolo di Sabrina Carpenter è abbastanza forte da farti pensare che anche tu in fondo sei quell’espresso, anche se non lavori fino a tardi e non fai il cantante. Attitudine da pin up e allusioni, la popstar ha dato al 2024 una spruzzata di divertimento necessaria. Versatecene un altro. (FF)
Favourite
Fontaines D.C.
Che bel modo di chiudere un album, Romance, non con una ballata, ma con un uptempo molto anni ’80, diciamo tra Cure e Psychedelic Furs, una frase musicale che potrebbe andare avanti all’infinito, un tono dolceamaro. «Se mi capita di scrivere una progressione di accordi che sembra troppo allegra», ci ha detto Grian Chatten, «scrivo un testo che va nella direzione opposta, e viceversa. Ma non è solo una questione di bilanciare musiche e testi. In certi punti di questo disco siamo riusciti ad andare in entrambe le direzioni e in profondità, 100% di tristezza e 100% di positività, come in Favourite». (CT)
Carnival
Kanye West & Ty Dolla $ign feat. Rich The Kid & Playboi Carti
È stato un altro confuso e agognante anno per Kanye West. Tra accuse di ogni genere, una serie di uscite non entusiasmanti (i due episodi di Vulture con Ty Dolla $ign) e un tour di listening party che ha coinvolto anche l’Italia, sembra che il genio musicale di Ye si stia spegnendo offuscato dall’insensatezza della sua vita pubblica e privata. Ma, come dicevamo, un briciolo di genio musicale c’è ancora e Carnival è qui a ricordarcelo. Quale altro folle avrebbe potuto costruire un pezzo su un coro cantato dagli ultras dell’Inter? Il risultato è il brano più di successo di Ye dai tempi di The Life of Pablo. Magari l’uomo sarà perso per sempre, ma il genio musicale ha ancora qualcosa da dire. (MB)
Good Luck, Babe!
Chappell Roan
Un mix di new wave anni ottanta e soft rock anni novanta che diventano perfezione pop: Roan dedica la canzone a un amante che ha paura di ammettere al suo mondo e a sé stessa che le piacciono le ragazze. Un pezzo destinato a diventare must dei prossimi decenni di karaoke. Orecchiabile ma allo stesso tempo crudo, è il brano che ha catapultato Chappell Roan nell’Olimpo delle megastar. Una favola pop che non finirà presto. (FF)
Not Like Us
Kendrick Lamar
Era da parecchio tempo che non si assisteva a un feud così denso e cruento come quello tra Kendrick Lamar e Drake. Una bomba scoppiata in un attimo, tutta colpa di un brano di J Cole che posiziona lui e Drake al pari del rapper di Compton; apriti cielo. Kendrick risponde ai due nella sua strofa su Like That di Future e Metro Boomin, Drake si lancia incosciente in un pezzo di risposta e dopo tre diss track a testa Kendrick piazza Not Like Us, quella che per i prossimi anni diventerà il blueprint a cui far riferimento prima di pensare ad attaccare un rivale. Not Like Us non è solo una serie di punchline stratosferiche a tema pedofilia (“Certified Lover Boy? Certified pedophiles”), ma – come ben racconta la sua brevissima storia – è un instant anthem che traccia con potenza una linea di demarcazione tra un noi e un voi, un noi (quello nero e fiero, rappresentato da Kendrick) e un voi (che si finge nero, che è disonesto, di cui Drake è portavoce), diventando così voce di un popolo. Ben oltre una diss track. (MB)