Gli U2 non erano grandi autori di canzoni quando, da studenti del liceo nel 1976, hanno fondato il gruppo. Ci sono voluti un paio d’anni da cover band di seconda fascia a Dublino per arrivare alle prime composizioni giovanili come Cartoon World e Life on a Distant Planet. Qualcosa è cambiato quando gli anni ’70 hanno fatto spazio agli ’80 e un’ispirazione improvvisa ha dato vita a grandi brani come Out of Control e I Will Follow.
Il meglio di quel periodo è confluito nel debutto del 1980, Boy. Poi, nel giro di tre anni, gli U2 hanno svoluppato una coscienza politica e hanno scritto Sunday Bloody Sunday e New Year’s Day. All’epoca di The Joshua Tree, appena sette anni dopo l’inizio della loro carriera professionale, gli U2 erano considerati fra gli autori migliori del decennio, e le sperimentazioni degli anni ’90 ne hanno solo aumentato il valore. Nel nuovo millennio sono tornati a un suono più essenziale, con classici come Beautiful Day e Moment of Surrender, e nel 2014 hanno raccontato le loro radici in Songs of Innocence. Qui sotto, le 20 canzoni più belle della loro carriera.
20Bullet the Blue Sky
Nel 1986, Bono e sua moglie Ali sono andati a El Salvador, che all’epoca era nel mezzo di un’orribile guerra civile. Lì hanno visto in prima persona la brutalità della dittatura supportata degli Stati Uniti, osservando direttamente gli F-16 che attaccavano i villaggi dei civili. Quando Bono è tornato in Irlanda per le session di The Joshua Tree, ha detto a the Edge di “mettere El Salvador nell’amplificatore”. Il risultato era incisivo ed esplosivo, un suono heavy che ricordava i Led Zeppelin e scavava negli aspetti più oscuri dell’imperialismo e razzismo americano. “Amo e odio l’America”, ha detto Bono. “Sono combattuto tra questi due sentimenti”.
19Out of Control
Gli U2 erano ancora adolescenti quando si sono presentati al pubblico con Out of Control, scritta il giorno del 18esimo compleanno di Bono. Ma erano già giovani uomini onesti, e rimuginavano sulla rabbia della loro infanzia con frasi come “Monday morning / Eighteen years of dawning”. Il brano era contenuto nella loro primissima pubblicazione datata settembre 1979, un 12 pollici con tre canzoni che è entrata nella Top 20 irlandese. Come molti brani di Boy, si sente l’influenza di band goth punk come Joy Division e Siouxsie and the Banshees. “Vorrei registrare di nuovo quell’album, anche solo per smettere di cantare come Siouxsie Sioux”, ha detto una volta Bono.
18Running to Stand Still
In un articolo scritto per Rolling Stone nel 2013 in occasione della scomparsa di Lou Reed, Bono ha citato Running to Stand Still come prova del debito del suo gruppo nei confronti di un musicista incredibilmente influente. Dal punto di vista del testo, è una delle tante canzoni degli U2 che affrontano il tema della dipendenza. Il brano si apre con una slide guitar in stile Delta blues, poi diventa una fragile benedizione con una melodia simile a quella di Heroin dei Velvet Underground. Running to Stand Still è stata quasi interamente improvvisata dal vivo in studio di registrazione; il produttore Daniel Landis dirà che in quella stanza osservò “uno splendido esempio di comunicazione”. “È incredibile pensare che abbiamo scritto una canzone del genere in una volta sola”, ha detto The Edge.
17Gloria
Qual è il più grande inno rock cantato in latino? Ecce Bono! Nei primi giorni di MTV, Gloria è il video che ha messo gli U2 sui radar dei ragazzini americani; nella clip, uscita nel 1981, i musicisti suonano su una barca nel Grand Canal di Dublino per una folla di ragazzi trasandati. In Gloria, Bono parla del fervore religioso giovanile, con un accenno alla cover di Patti Smith del 1975 del classico degli anni ’60 di Van Morrison, mentre The Edge suona una slide guitar psichedelica. L’idea di cantare in latino venne dopo aver ascoltato un album di canti gregoriani del manager Paul McGuinness. “Il finale è quasi oltraggioso, con tutte quelle assurdità in latino”, ha detto Bono. “Meravigliosamente folle, epico e melodrammatico”.
16Walk On
Ispirata al dramma della prigioniera politica birmana Aung San Suu Kyi, Walk On parla della forza necessaria per fare un grande sacrificio per una giusta causa. L’introduzione spoken word ha donato agli U2 il titolo di uno dei loro dischi più ispirati: “And love is not the easy thing / The only baggage you can bring / Is all that you can’t leave behind”. “È un mantra, in realtà, un rogo delle vanità”, ha detto Bono. “Devi lasciare andare tutto quello che vuoi che non sia amore”. Sostenuta da una splendida melodia di chitarra (una delle migliori scritte da the Edge nei primi anni del nuovo millennio), Walk On scalò le classifiche di tutto il mondo e vinse un Grammy. Dal vivo diventerà un tributo a Aung San Suu Kyi, che è stata rilasciata nel 2010.
15Zooropa
“L’apertura è l’equivalente sonoro delle immagini di Blade Runner”, ha detto Bono delle voci all’inizio della futuristica Zooropa. “Se chiudi gli occhi, puoi vedere il neon, i giganteschi schermi al led che pubblicizzano ogni tipo di cosa effimera”. Per quanto riguarda la base musicale, il fonico Joe O’Herlihy ha registrato jam suonate nei soundcheck dello Zoo TV Tour, The Edge le ha combinate insieme, il produttore Flood ha inserito nel mix sezioni di altre jam in studio, e Brian Eno i sintetizzatori. “All’epoca tutti erano indie, grigi e noiosi”, ha detto Bono. “È straordinario camminare in città moderne come Houston o Tokyo, e accettarle”.
14Mysterious Ways
Nel 1991 sarebbe stato davvero difficile immaginare gli U2 come qualcosa di lontanamente simile a una dance band, ma Mysterious Ways, una hit da Top 10 inserita in Achtung Baby, dimostrò che era più che possibile. Brian Eno, una figura fondamentale per la trasformazione del gruppo, l’ha descritta come “una canzone dal culo pesante e la testa leggera”. Il brano è stato scritto a partire da una linea di basso di Adam Clayton registrata per il pezzo mai pubblicato Sick Puppy, e le ritmiche della versione finale, arricchite dalle congas del co-produttore Daniel Lanois, danno al pezzo un incedere ondeggiante. Il testo di Bono – un’ode al potere del fascino femminile – è tra i più gioiosi della sua carriera.
13Please
Quattordici anni dopo Sunday Bloody Sunday, gli U2 hanno scritto il secondo singolo dedicato al conflitto nell’Irlanda del Nord (persino la batteria di Larry Mullen nel bridge sembra alludere alla hit del 1983). Il produttore Howie B, che Mullen ha definito “il guru disco degli U2”, aveva portato il gruppo in alcuni club per aiutarli a scrivere l’elettronica sperimentale di Pop. Per Please, ha messo in loop un beat registrato da Mullen per un’altra canzone, If God Will Send His Angels. Bono ha costruito la melodia, e tutto è andato al suo posto. “Quando il gruppo ha capito… boom”, ha detto Howie B. Bono l’ha definita “una preghiera folle”.
12Pride (In the Name of Love)
Questo inno alla resistenza e all’amore è ispirato a una biografia di Martin Luther King Jr. (Let the Trumpet Sound) regalata a Bono dal giornalista di Rolling Stone Jim Henke. La melodia e gli accordi sono stati scritti durante un soundcheck alle Hawaii; Bono ha descritto il testo come “un semplice bozzetto”. Un bozzetto che ha preso vita durante una delle prime session del gruppo con Brian Eno e Daniel Lanois. Durante le registrazioni, poi, Chrissie Hynde dei Pretenders ha aggiunto un coro commovente. Alla fine degli anni ’80, prima di un concerto in Arizona, qualcuno minacciò Bono dicendo che se l’avesse cantata sarebbe morto. L’ha cantata comunque.
11New Year’s Day
New Year’s Day ha fatto esplodere gli U2, anche grazie a un video in cui cavalcano nella neve (The Edge, più avanti, ammetterà che a cavallo c’erano quattro donne con il viso coperto da sciarpe). L’ispirazione musicale è sorprendente: Clayton stava cercando di capire come suonare la hit dei Visage Fade to Grey. New Year’s Day è un omaggio al sindacalista polacco Lech Walesa, incarcerato nel 1981 quando il governo mise fuorilegge il suo movimento Solidarnosc (nel 1990, Walesa diventerà il primo presidente della Polonia eletto democraticamente). “Allo stesso tempo, però, è una canzone d’amore”, ha detto Bono. “L’amore diventa più forte di fronte alle difficoltà”.
10Even Better Than the Real Thing
Inizialmente concepita nelle stesse session di Desire nel 1988 e basata su un riff che the Edge ha definito “la cosa più simile che potevamo e volevamo fare nello stile di Rolling Stones, questa canzone, inizialmente intitolata The Real Thing, si è trasformata durante le registrazioni di Achtung Baby. Dopo l’introduzione con le sirene, il brano si veste di un’energia ombrosa e lancinante, guidato dalla pedaliera di The Edge. Bono ha detto che il testo era “una riflessione dell’epoca in cui vivevamo, quando la gente non cercava più la verità, ma gratificazioni istantanee”.
9I Will Follow
“Viene da un luogo oscuro”, ha detto Bono della traccia d’apertura del debutto degli U2. Ispirata da “rabbia e desiderio”, la canzone racconta dell’amore tra un figlio e la madre (quella di Bono era morta quando lui era adolescente) e ha un’urgenza epica di solito assente dal post punk inglese. “Per mostrare agli altri il tipo di aggressività che volevo, ho preso la chitarra di Edge e ho suonato un accordo con due sole dita”, ricorda Bono. “Il suono percussivo che si sente nel drop è prodotto capovolgendo una bicicletta e suonando i raggi della ruota con un forchetta, come fosse un’arpa”. I Will Follow era l’asso nella manica del gruppo in concerto. The Edge ricorda di averla suonata tre volte in una sola serata, a Boston: in apertura, in chiusura e come bis. E ogni volta il pubblico era entusiasta. “Incredibile”.
8Moment of Surrender
È la traccia forte dell’album del 2009 No Line on the Horizon e pure quella che chiudeva quasi tutti i concerti del tour U2 360°. È una meditazione di sette minuti e mezzo sulla dipendenza (nel linguaggio degli alcolisti anonimi, il “momento della resa” evocato dal titolo è quello in cui l’alcolista ammette di avere bisogno di aiuto). “Il protagonista della canzone è un tossico”, ha spiegato Bono a Rolling Stone nel 2009. “Conosco un sacco di gente che affronta i propri demoni in modo coraggioso. Forse c’è una parte di me che pensa: wow, sono a tanto così”. È stato il produttore Daniel Lanois, che ha combattuto a sua volta con la dipendenza in passato, a uscirsene fuori con la melodia del ritornello. Il resto della canzone è stata scritta durante una jam durante la quale la band ha improvvisato in una sola take la versione poi finita sull’album. “Avvertiamo ogni tanto la presenza di qualcosa”, ha detto Bono. “È una sensazione strana. Siamo lì che aspettiamo che dio entri nella stanza, salvo poi scoprire che dio è inaffidabile”.
7With or Without You
“Non suona come le canzoni di quell’epoca”, ha detto The Edge del primo singolo tratto da The Joshua Tree. “Non è un pezzo figlio della mentalità anni ’80”. Con la sua crudezza sonora e il video di basso profilo, With or Without si è fatto strada nel rock enfatico e patinato del decennio (“Si è diffusa come un sussurro”, suggerisce Bono) e ha regalato agli U2 il loro primo numero uno negli Stati Uniti, trasformando i quattro in rock star riluttanti. “Non è un pezzo che t’immagini di sentire in radio. Magari in chiesa”, ha detto Adam Clayton. Il testo è ispirato agli eroi del movimento per i diritti civili e dal new journalism degli anni ’60, ma With or Without You, col suo groove di basso e la sua chitarra eterea, rimane una delle canzoni più universali degli U2, una meditazione sull’ambivalenza dolorosa di una storia d’amore. Bono insiste a dire che “parla di come mi sento ogni tanto in quanto membro degli U2: esposto, allo scoperto. So che gli altri del gruppo pensano che mi getto in pasto al pubblico. Se faccio del male agli U2 è perché sono troppo aperto”.
6Where the Streets Have No Name
Aperto da un’introduzione chitarristica di due minuti, Where the Streets Have No Name è un canto di libertà. The Edge ha steso la base nel suo studio casalingo. La canzone è poi cresciuta non senza grandi difficoltà, tanto da spingere il produttore Brian Eno a dire che metà del tempo passato a registrare l’album è stato speso su questa canzone. “Avevano una grande lavagna con su appuntato l’arrangiamento”, ha detto Daniel Lanois a Rolling Stone. “Mentre li dirigevo mi sentivo come una specie di scienziato”. Secondo Bono, la canzone “contiene un’idea potente. Chiamala anima o immaginazione. È il posto dove intravedi dio, il tuo potenziale, o come lo vuoi chiamare”. Nel celebre video, un omaggio all’ultima esibizione dei Beatles, il gruppo suona sul tetto di un negozio di alcolici di Los Angeles, provocando un ingorgo durato ore. “È un’idea che è stata rifatta centinaia di vuole”, spiega il regista Meiert Avis, “ma è quel gesto un po’ ribelle è sempre eccitante, è l’assaggio di libertà che eccita band e fan”.
5Bad
Una canzone potente su un argomento tosto. Bono affronta il tema della diffusione dell’eroina nella Dublino dei primi anni ’80 colpita dalla recessione e basa il testo sulle esperienze di alcuni conoscenti. “Rispetto sia le persone responsabili che quelle irresponsabili”, ha detto il cantante. “C’è una parte di me che vuole scappare dalle cose”. La canzone, che ha qualcosa di ipnotico e che è ispirata ai Velvet Underground, è stata registrata in tre sole take; Brian Eno ha poi aggiunto tastiere e minime sovraincisioni. Ma è dal vivo che Bad è diventata un inno. Per interi decenni i dj radiofonici hanno trasmesso non la versione registrata in studio, ma quella inclusa nel live del 1985 Wide Awake in America; l’esecuzione al Live Aid, con Bono che portava sul palco una ragazza e ci ballava assieme, è diventato uno dei momenti memorabili del concertone. Come dice Adam Clayton, “la vera natura delle canzoni emerge dopo sei mesi di tour e dopo averne parlato con un sacco di persone”.
4Sunday Bloody Sunday
“Si è molto parlato di questa canzone, forse troppo”, dice Bono introducendo al pubblico Sunday Bloody Sunday nel live Under a Blood Red Sky. Il pezzo ha portato gli U2 a un nuovo livello. “Cercavamo di suonare come un incrocio fra Who e Clash”, ha detto Bono che nello scrivere il pezzo ha preso ispirazione dal massacro del 1972, quando i soldati inglesi uccisero 14 manifestanti disarmati nella città di Derry, in Irlanda del Nord. “Siamo consci del potenziale divisivo della canzone”, ha spiegato The Edge. “L’intento è affrontare l’argomento, non nasconderlo sotto il tappeto”. Non è la prima canzone sul Bloody Sunday: sia John Lennon che Paul McCartney avevano pubblicato pezzi sulla strage già nel 1972. Quello degli U2 è un grande inno pacifista cristiano, con la batteria marziale di Larry Muller Jr, il violino di Steve Wickham (che Edge aveva conosciuto a una fermata del bus a Dublino) e Bono che sventolava la bandiera bianca sul palco. Come disse il cantante a Rolling Stone, “non m’interessa la politica in quanto conflitto, m’interessa la politica dell’amore”.
3Beautiful Day
Se negli anni ’90 gli U2 hanno smesso di produrre gli inni che li hanno resi celebri negli anni ’80, all’inizio dei 2000 la band ha recuperato le proprie radici. “Abbiamo molto discusso sul sono di chitarra di Beautiful Day”, ha detto Edge. “Era il suono degli U2, quello che abbiamo creato e poi abbandonato. Si è parlato a lungo dell’opportunità di utilizzarlo di nuovo”. Alla fine, la band ha combinato quel suono facilmente riconoscibile con le fioriture elettroniche del co-produttore Brian Eno, mentre Bono scriveva parole sull’importanza di accettare il dolore ispirate dal predicatore australiano John Smith. “Mi ha spiegato che la depressione non è che una terminazione nervosa. Il dolore è una prova della vita”. Beautiful Day ha fatto vincere agli U2 un Grammy per la migliore canzone dell’anno e ha contribuito a far vincere quello per il Record of the Year al disco del grande ritorno All That You Can’t Leave Behind. Nell’accettare uno dei premi, Bono disse che gli U2 si stavano “ricandidando alla posizione lavorativa di miglior band del pianeta”.
2I Still Haven’t Found What I’m Looking For
“La musica che mi piace va verso dio oppure fugge da esso”, ha detto Bono. Il secondo singolo degli U2 arrivato al numero uno in classifica in America riflette questa ambivalenza. “È un inno, ma ha a che fare col dubbio più che con la fede”. La canzone è stata creata durante le difficili session di Joshua Tree. Si intitolava in origine Under the Weather ed era, come la maggior parte delle canzoni del gruppo, una jam. “A me sembrava Eye of the Tiger suonata da un gruppo reggae”, ha detto Edge. Secondo Daniel Lanois, “aveva un grande beat. Sussurrai una melodia tradizionale nell’orecchio di Bono. E lui: eccola! Non cantare più! Se ne andò e scrisse la melodia che conosciamo”. Il testo è pieno di allusioni religiose, immagini radicate nella musica gospel americana a cui il gruppo dà un nuovo senso. “Ero in cerca di qualcosa di tradizionale, ma con un tocco diverso”, ha detto Bono. “È questa l’idea dietro a I Still Haven’t Found What I’m Looking For”.
1One
Il catalogo degli U2 è pieno di pezzi dedicati all’esplorazione dell’amore romantico, della fede spirituale e della giustizia sociale. Solo una canzone, però, unisce tutti questi temi in modo potente ed è questa grande ballata soul. “Parla di riconciliarsi, ma non è una cosa hippie”, ha spiegato Bono. “Anzi, è l’opposto. Dice: ‘Siamo una cosa sola, ma non siamo uguali’, e dobbiamo andare d’accordo se vogliamo sopravvivere”.
Il testo, nato anche dalle tensioni interne agli U2, “è come caduto dal cielo, è stato un dono. One riguarda la band, ovviamente”. La musica, nata dai riff di Edge, è stata accuratamente scolpita dai produttori Brian Eno e Daniel Lanois, che hanno aggiunto tensione all’atmosfera di dolce bellezza. Il risultato è in equilibrio tra la canzone intima e l’inno. La sezione ritmica sobria e i colori dell’arcobaleno evocati dalla chitarra di Edge tracciano il percorso per la voce di Bono dall’apertura quasi sussurrata (“Va meglio?”), al bridge dove dichiara “amore” in un urlo quasi strozzato, fino all’outro in falsetto, tutto dolore e speranza. One riflette molte fratture geopolitiche: è stata registrata in Germania, mentre la Guerra fredda stava finendo, e mixata in Irlanda. Bono ha poi ricordato che gli U2 “giravano l’Europa mentre in Bosnia succedevano quelle cose, magari a meno di 500 chilometri da dove suonavamo”.
Pubblicato su singolo per raccogliere fondi a favore della ricerca sull’AIDS, One colpisce col suo messaggio tanto le famiglie colpite dalla malattia quanto agli amanti nel pieno di un conflitto. Vari cantanti da Johnny Cash a Mary J. Blige l’hanno rifatta, Michael Stipe l’ha cantata in modo memorabile a un evento di MTV per l’inaugurazione della presidenza Clinton, Axl Rose l’ha definita “una delle più grandi canzoni mai scritte”. Quando l’ha sentita la prima volta, ha aggiunto, “sono scoppiato a piangere”.