“La mia voce è il dono più grande che ho ricevuto. Posso parlare liberamente della sua unicità perché è proprio questo. Un dono. Subito dopo c’è il desiderio di usarla come ho fatto da quando avevo 16 anni, quando sono diventata una studente e praticante della non violenza, sia nella mia vita privata che nelle mie battaglie per il cambiamento sociale. Questa voce ha dato significato alla mia vita, e averla dedicata a combattere l’ingiustizia mi dà ancora piacere infinito”, ha detto Joan Baez dopo essere entrata nella Rock and Roll Hall of Fame. Il premio, arrivato giusto in tempo per la fine dell’attività live della cantautrice, è il giusto premio per una carriera straordinaria, in grandissima parte dedicata al folk politico, a “camminare nelle scarpe di chi ha fame, sete e freddo”. In attesa del suo ultimo concerto – il 28 luglio al Teatro Real di Madrid – le abbiamo chiesto di scegliere le sue canzoni di protesta preferite.
“We Shall Overcome”
“Questa è probabilmente la canzone di protesta più bella di sempre, un inno davvero profondo. È uno splendido incontro tra politica, cambiamento sociale e musica. ”
Bob Dylan – “Blowin’ in the Wind”
“Il messaggio di Blowin’ in the Wind è universale. L’ho sentita cantare ovunque, anche da dei ragazzi tedeschi intorno a un fuoco. Anche questa canzone è un inno, e probabilmente è per questo che così tante persone ne sono rimaste colpite. ”
John Lennon – “Imagine”
“Canto questo brano ogni sera in tour. Ha una cadenza meravigliosa, ed è semplice da eseguire. Quando la canta con me, il pubblico si sente a casa, come se fossimo una cosa sola.”
Simon and Garfunkel – “The Boxer”
“The Boxer è una canzone di protesta anche se Paul non era un cantautore politico. La canto subito dopo Imagine, prende un significato del tutto nuovo.”
Violeta Parra – “Gracias a la vida”
“L’ho cantata in tutti i paesi latinoamericani con un dittatore. Gracias a la vida poteva essere una canzone sulla rabbia e l’indignazione, ma in realtà è un ringraziamento. ”