Il primo weekend del Coachella di quest’anno è stato caratterizzato da alcuni dei più grandi nomi del pop, dell’hip-hop e del rock, guidati dal trio di punta, molto 2019, formato da Ariana Grande, Childish Gambino e Tame Impala. Come sempre, però, molti dei più grandi momenti di questa festa nel deserto si sono visti sui palchi laterali, sotto i tendoni e durante i set del primo pomeriggio. È stato divertente, è stato bello, faceva molto caldo, ed è stato un altro Coachella da ricordare per sempre. Ecco le 16 cose migliori che abbiamo visto nel primo fine settimana.
Ariana Grande ha (quasi) riformato gli ‘NSync
Justin Timberlake, chi? Solo pochi mesi dopo che Ariana Grande ha omaggiato gli ‘NSync nella sua canzone Break Up With Your Girlfriend, I’m Bored, i quattro quinti del gruppo di ex-teen idol sono riemersi domenica sera per fare la loro prima comparsata di sempre al Coachella durante il set di Ariana. Accolti da migliaia di fan urlanti – una scena familiare per le icone pop degli anni Novanta – JC Chasez, Joey Fatone, Lance Bass e Chris Kirkpatrick hanno riproposto il loro successo del 1997, Tearin ‘Up My Heart, con tanto di movimenti di danza sincronizzati, a cui hanno lavorato per decenni. Ariana Grande è diventata uno dei ragazzi, per una sera, riproponendo i versi di Timberlake dal palco centrale. Altre reunion degne di nota, durante il suo set, hanno incluso un medley assieme a Nicki Minaj, seguito da un’apparizione straziante di P. Diddy e Mase, che hanno reso omaggio ai rapper defunti, tra cui Notorious BIG, Tupac, Mac Miller e, più recentemente, Nipsey Hussle, con una performance del loro Mo Money Mo Problems.
Kacey Musgraves e il suo momento “Yee-Haw”
La maga del country-pop Kacey Musgraves ha gestito con grande tranquillità il palco del Coachella venerdì pomeriggio, regalando ai presenti le canzoni del suo album (da Grammy) Golden Hour. Ma l’energia si è concentrata tutta nel momento in cui ha deciso di togliersi i tacchi alti e correre a piedi nudi sul palco. “Sono stata una ragazza yee-haw per tutta la vita (riproponendo l’urlo da cowgirl tipico dei film western, ndt) “, ha detto alla folla, prima di testare il loro coraggio con un call-and-response. “Quando dico ‘Yee’, rispondente ‘Haw!””, ha detto, puntando il microfono verso il pubblico, che ha subito risposto urlando. “Non ho detto nessun fuckin yee!”, ha detto, rendendosi protagonista immediata di un video che diventerà presto virale.
Donald Glover punta in alto
Donald Glover sa decisamente come mettere in piedi uno spettacolo. E il suo set come headliner al Coachella non ha deluso le aspettative, arrivando assieme a un film ben pubblicizzato, interpretato da Rihanna. Glover è stato super concentrato dal primo minuto, convincendo tutti che stesse dando il tutto per tutto in questa performance. Sa chiaramente come lavorare (forse grazie anche alle lezioni di canto prese per il Re Leone), ma il vero plus è dato dal suo occhio come storyteller. Tra il pubblico è sorta una domanda: come ha fatto Donald Glover ad aumentare, in qualche modo, la risoluzione dei maxi schermi? Ci sono stati dei momenti chiaramente studiati a tavolino, oltre a un sorprendente lavoro sui colori. Glover è stato a lungo descritto come un tipo eclettico, ma durante il suo set si sono scontrate tutte le sue mille abilità, con un grande risultato.
La positività dei Tame Impala
Il set del sabato sera dei Tame Impala si è aperto con gli otto meravigliosi minuti di Let It Happen. Con il loro consueto mix di vibrazioni sognanti ed energia da stadio, i musicisti australiani hanno conquistato ogni tipo di pubblico, dai ragazzi che cercavano di pogare, alle coppie affettuose in cerca di pace e amore. Il leader Kevin Parker è tornato alle origini con Elephant del 2012, ispirando una lunga serie di cori. “Indovina un po’?! Questa è la mia quarta volta qui al Coachella!”, ha detto con un ghigno, poco prima di suonare il funky brillante di The Less I Know The Better, accompagnato da tristi immagini di alieni tridimensionali.
Four Tet sa come ridimensionarsi
Il Coachella – e in generale tutti i grandi festival – spesso sembrano una gara a chi la spara più grossa. Gli artisti competono tra loro per lo spettacolo più imponente, per chi riesce a portare in scena qualcosa che il pubblico non ha mai visto prima. A questa gara Four Tet non è interessato. Durante il suo set le luci sono rimaste praticamente sempre spente e l’impatto sul pubblico è stato molto più coinvolgente di qualsiasi laser show o effetto speciale. La vera star dello spettacolo è stato il sample preso da Nelly Furtado, su cui il producer ha costruito la sua ultima uscita Only Human, tenuta per quasi dieci minuti e mixata come solo un dj veterano sa fare – quel tipo di dj che preferisci ascoltare a occhi chiusi, con o senza luci.
Il rave J-Pop delle Parfume
Come se non fosse già abbastanza essere il primo gruppo J-Pop nella storia a suonare al Coachella, il trio di Hiroshima ha dato vita al miglior party di domenica sera. Come api con il miele, il pubblico del festival è stato attratto alla tenda Gobi dal mix di bubblegum house e pop hardcore marchio di fabbrica della band – capace di tenere tutti dentro a ballare fino alla fine. Avvistato nell’area VIP nientemeno che la superstar portoricana Bad Bunny, rapito dalle ritmiche techno delle giapponesi. «Ti amiamo, Coachella» ha detto Ayano Omoto, «Torneremo presto!».
La visione di Tierra Whack
L’album di 15 minuti con cui Tierra Whack ha firmato il suo debutto è stato uno dei lavori più impressionanti usciti negli ultimi mesi, sia musicalmente che visivamente. Infatti, il cortometraggio che accompagnava il disco è stato un’ottima dimostrazione di un talento puro, a suo agio tanto in una major quanto in una casa di produzione hollywoodiana. Per cui, con la performance portata in scena questo weekend, Whack ha ribadito cosa ha intenzione di fare con l’hype che si è guadagnata: spingersi ancora una volta oltre i propri limiti. Completamente vestita verde neon, Tierra si è divorata il palco dimostrando definitivamente di essere la nuova stella della musica, partita dalla porta accanto.
Reggaeton ruled the desert
È ufficiale: il Coachella 2019 ha siglato l’anno del reggaeton. Il dj cileno Tomasa Del Real ha dato il via al twerking venerdì pomeriggio al Sonora, seguito dal crooner portoricano Ozuna, sul palco durante il set di DJ Snake, dove ha duettato con la regina del latin rap Cardi B su Taki Taki, hit del 2018 firmata insieme a Selena Gomez. Sabato sera, sul palco principale, la superstar colombiana J Balvin ha tenuto un corso intensivo di reggaeton cui a partecipato anche Bad Bunny, con la loro I Like It che è diventata una lezione di spagnolo per il pubblico, proveniente da tutte le parti del mondo ma convertito dai due cantanti alle sonorità latine, a ritmo di reggaeton.
Billie Eilish è elegantemente in ritardo
La folla ha cominciato ad andare via alla stessa velocità con cui è arrivata. Il set di Billie è stato riprogrammato più tardi, e in manco mezzora il suo pubblico stava cominciando ad andare via. I tecnici hanno cominciato a gironzolare per il palco, aggiustando presumibilmente i giganteschi schermi che si estendono sul palco. È valsa la pena aspettare. Risolto il problema, Billie è arrivata e la folla ha fatto testa coda tornando indietro. Ciò che è seguito è stata la incoronazione di una star per teenager, con un’esibizione ovviamente incentrata sull’album When We All Fall Asleep, Where Do We Go?. Altrettanto stupefacente è stata la risposta del pubblico: la maggior parte dei pezzi in scaletta sono usciti qualche settimana fa, ma la folla sapeva ogni singola parola, impaziente di impersonare la parte del pubblico rapito davanti alla superstar.
Una “No Scrubs” speciale
A vent’anni dall’uscita, l’inno delle TLC No Scrubs è rimasto un classico per le donne di tutte le età, per non menzionare i Weezer, formazione tutta maschile che ha reso omaggio alla hit nel cover album di quest’anno, The Teal Album. «L’ho amata dal primo momento che l’ho sentita!» ha detto Chilli delle TLC a Rolling Stone qualche mese fa. «Voglio parlare coi Weezer e far succedere questa performance!» Sabato sera non solo è stato esaudito il desiderio di Chilli, ma anche quello di molti fan delle TLC al concerto dei Weezer nel main stage. Insieme, la band di Rivers Cuomo e Chilli ci hanno ricordato qual è il potere unificante di una buona traccia anni Novanta. Abbiamo anche sentito di fianco a noi un ragazzino dire: «Oh, i Weezer stanno suonando un botto di roba anni Ottanta!»
Rosalía canta Janet Jackson
Il fenomeno latino del momento, Rosalia, non ha sbagliato un singolo colpo venerdì. Con addosso un due pezzi di lattice rosso, la cantante spagnola ha raso al suolo il Mojave Stage. A corredo di tutto ciò, ha reciso l’aria con mosse di flamenco incantevoli, con un tocco urban. Immaginate la coreografia del capolavoro militante di Janet Jackson, Rhythm Nation, che incontra però la vibrante estetica di Romeo + Juliet di Baz Luhrmann. Spalleggiata da una crew di ballerini mozzafiato, insieme al beatmaker El Guincho, Rosalía ha ipnotizzato la folla mentre attraversava tutti gli stati d’animo racchiusi in El Mal Querer . Amore, disgrazia, rabbia e rivalsa. Giusto per ricordare a tutti che l’amore è un campo di battaglia. E noi siamo in adorazione.
Los Tucanes hanno portato Tijuana al Coachella
Los Tucanes de Tijuana sono saliti sul palco del Coachella venerdì pomeriggio, decretando il più grande show di danza quedrabita che il festival abbia mai visto. Le leggende coi baffi hanno consegnato le loro nortenas fiammeggianti a migliaia di giovani ragazzi di ogni forma e sottocultura («Che figata» ha detto dietro di noi un tizio con delle assless chaps). Nel frattempo, un fan messicano ha tirato fuori un cartonato a grandezza naturale di Yalitza Aparicio, l’incredibile attrice di Roma di Cuarón. La band ha pure suonato la sua hit La Chona, tornata virale di recente. Quando dal pubblico si è alzata a gran voce la richiesta di un bis, Los Tucanes giustamente hanno provveduto.
JPEGMafia porta il noise
“Prima di iniziare questo freestyle, ho bisogno del sostegno di un forte uomo bianco”. JPEGMafia è stato abbastanza polemico da essere linea con il suo personaggio, nel suo debutto al Coachella.; e infatti, dopo il suo annuncio, ha subito trovato un uomo bianco a cui appoggiarsi. Il rapper sperimentale è stato intenso, ma spesso si è rivolto al pubblico scherzando sul fatto di essere vecchio, sul calore eccessivo e sull’essere troppo fatto. La produzione muscolare e frenetica che caratterizza il suo lavoro non è fatta per i festival, ma è stata incredibilmente efficace per quanti si sono spinti ad ascoltare il suo set.
Il party tropicale folk-pop di Mon Laferte
Nel giro di appena qualche anno, la cantante indie-pop cilena Mon Laferte ha collezionato un bel po’ di hit radiofoniche in giro per il mondo – una ventata d’aria fresca rispetto ai ritmi dominanti del reggaeton. Venerdì pomeriggio, sul palco principale, ha regalato al pubblico un party tropicale folk-pop che brillava d’oro. Indossando un abito da cabaret rosso monospalla, la civettuola cantante ha esibito con sfacciataggine il suo melodrammatico approccio alla salsa, al mambo e alla cumbia. Ha marciato lungo le hit di Norma e altri pezzi amati dai fan, di quando in quando evocando stravaganze alla Carmen Miranda con il suo stile da pin up d’altri tempi. “Credo sia importante cantare canzoni in spagnolo sul palco principale, riflette il cambiamento in atto nel mondo”, ha raccontato a Rolling Stone nel backstage. “La lingua non è più un problema, e questo mi rende molto felice”.
La celebrazione cumbia degli Ocho Ojos
Immerso nel ritmo di quella danza folkloristica che è la cumbia, il pubblico del festival si è lasciato andare ai ritmi latini del Sonora stage, la sera di domenica. Gli Ocho Ojos, un ensamble di macchine da guerra messicano-americane, hanno messo in mostra il loro esaltante mix di cumbia sonidera, villera, con un pizzico di chicha, a una folla in vena di ancheggiare. “Questo è il suono del vero Coachella”, ha detto il frontman Danny Torres, omaggiando le proprie origini. Gli Ocho Ojos, forse l’unica vera band nativa di Coachella nella lineup, sono riusciti a trasformare la propria performance in una riunione familiare di puro bailo, insieme a tutti i tuoi primos e ai parenti tra li pubblico (che li abbiate incontrati o no).
Sophie ha costruito una distopia dentro una tenda dance
Sophie non si muove molto durante i suoi set. Piuttosto, preferisce ondeggiare da lato a lato, come se stesse ascoltando qualcosa di luminoso e leggero. È in conflitto con quello che suona: come artista da studio è abituata a creare canzoni che oscillano tra lo sperimentale e il semplicemente bello, mentre durante i suoi set live sono i suoni più abrasivi a conquistare la scena. A piatti dietro una sorta di xenomorfo fatto di scarti di metallo, il set di Sophie è stato poco meno di punitivo – i mix sembravano quelli di un computer che tenta di riprodurre il suono dell’acqua che scorre – ma quando i bassi davano un po’ di tregua è stato facile capire che ciò che stava costruendo era più importante di tutto il disagio.