Non c’è stato lo scontro finale che molti s’aspettavano e forse desideravano tra Fedez e Tony Effe, e nemmeno il dramma della gelosia tra Fedez (sempre lui, Problemi con tutti) e Achille Lauro. Nessuno ha detto la parola “genocidio” in diretta e non ci sono state strusciate fluide. Ma persino in questo Sanremo normalizzato da Carlo Conti non sono mancate le polemichette. Un riassunto parziale e semiserio.
Giorgia fuori dalla Top 5
Giorgia era data per vincente al pari di Olly o giusto dietro di lui. Non è entrata nemmeno fra i primi cinque che si sono giocati la finale. Elodie goes bananas a Domenica In: «È stato irrispettoso per la sua carriera». Sospiro di sollievo tra i giornalisti: la colpa per una volta non è dei manipolatori della sala stampa che hanno sempre messo La cura per me al primo posto, ma dell’effetto congiunto del televoto e, in modo meno marcato, della giuria delle radio. Giorgia ha minimizzato. Sabato all’Ariston si sono sentite proteste sonore anche per l’esclusione dai primi cinque di Achille Lauro, ma c’è stata meno polemica forse poiché non è donna. Sì, perché i primi cinque erano…
#TuttiMaschi
Lo avrete notato, lo hanno notato tutti, non c’era neanche una cantante cantautrice interprete popstar tra i primi cinque, ovvero Olly, Lucio Corsi, Brunori Sas, Fedez e Simone Cristicchi. Nella conferenza stampa dedicata ai primi tre classificati Brunori ha detto che se non altro rappresentano un mondo maschile non patriarcale. Perché è successo? Per il gusto della gente? Per chi lo plasma? È perché c’erano meno concorrenti di sesso femminile? È colpa dell’industria musicale o della società? Di Carlo Conti? Del deep state? Di tutti noi? Ma in fondo a vincere è stata anche una donna…
La manager che vince sempre
È diventato una specie di meme. Sanremo 2021 Måneskin: manager Marta Donà. Sanremo 2023 Marco Mengoni: manager Marta Donà. Sanremo 2024 Angelina Mango: manager Marta Donà. Sanremo 2025 Olly: manager Marta Donà. La lettura largamente minoritaria: bello che su cinque Sanremo, quattro siano stati vinti da artisti gestiti da una manager donna, che è evidentemente capace di fare il suo mestiere e per di più aveva uno dei suoi, Alessandro Cattelan, al DopoFestival e alla co-conduzione della finale. La lettura maggioritaria: qui c’è qualcosa di strano. Essendo Sanremo la capitale italiana del retropensiero applicato alle canzonette, ora tutti parlano delle manovre per piazzare i cantanti nelle posizioni giuste della scaletta, come se Olly e Mengoni non fossero stati tra i favoriti fin dal principio, come se il televoto non fosse stato vinto nel 2024 in modo schiacciante da Geolier. A tale proposito…
Le giurie sbagliano sempre
L’anno scorso tutti arrabbiati perché il sistema di voto ha fatto sì che vincesse Angelina Mango e non Geolier, preferito da Televoto. Quest’anno tutti arrabbiati perché col nuovo sistema di voto non ha vinto Lucio Corsi, ma Olly, preferito da Televoto. L’arbitro è sempre cornuto.
Il vestitogate
Se il litigio di Lucio Corsi con Carlo Conti e Topo Gigio (ripetiamo: con Topo Gigio, vedi Il Fatto Quotidiano) per quanto surreale non ha acceso la polemica, e non l’ha fatto neppure la maglietta che si dice Johnson Righeira abbia dovuto rivoltare per non far vedere una scritta, lo ha fatto il vestitogate. Non piangete, non ridete, Sanremo è Sanremo. Qualcuno, forse Tony Effe, avrebbe inavvertitamente strappato il vestito di scena che Elodie indossava alla finale e sarebbe questo il motivo per il quale è salita sul palco non proprio serena. A Domenica In Elodie mette tutti a tacere con tono imperioso e gestualità colorita: «Ma ti pare che io mi posso arrabbiare perché mi strappano un vestito? Ma che, me so’ rincoglionita?».
Cos’è la destra, cos’è la sinistra
Non ci sono solo i cantanti che si esprimono sulla politica, anche la politica si esprime sulla canzone. Quella di Cristicchi pare sia piaciuta sia a Giorgia Meloni che a Elly Schlein. Boccia (PD) fa sapere che anni fa ha dedicato La cosa più bella del mondo, sempre di Cristicchi, alla moglie Nunzia De Girolamo (ex FI). Vannacci scrive che «un mio camerata, in senso letterale, non politico, ne ha scritto benissimo su Facebook». Gasparri non ha dubbi: «Finalmente sul palco dell’Ariston qualcuno che parla di valori». Pillon gode quando Cristicchi dice che nei Festival di Amadeus si sarebbe sentito a disagio. Parlando del tema di Quando sarai piccola qualcuno obietta: è il tipico ricatto del contenuto. Non si registra un’impennata di vendite di Edmondo Berselli.
Confusi in un playback
Tradizionale passerella a Domenica In dei cantanti che rispondono alle domande di giornalisti e ospiti e si esibiscono in playback. La prendono apparentemente in modo scanzonato: Rose Villain tiene il microfono al contrario, altri lontano dalla bocca, qualcuno non lo prende in mano proprio, Bresh canta con una rosa. Peccato che a nessuno sia venuto in mente di mangiare una banana, citando Michelle Phillips all’Ed Sullivan Show. Stavano cazzeggiando o polemizzando? Qualcuno, come Lucio Corsi e Francesca Michielin, si è invece seduto al piano e ha cantato dal vivo. Chissà che cosa li distingue dagli altri… Aspettate, ce l’abbiamo qui sulla punta della lingua…
Senza collana canti tu
Si parla di polemiche e non avete ancora letto la parola Codacons? Eccola qua: il Codacons ha denunciato Tony Effe e la Rai per pubblicità occulta. Il rapper ha indossato al DopoFestival e nella cosiddetta green room la finissima collana vietata all’Ariston poiché, essendo riconoscibile, sarebbe stata pubblicità a un brand. Prima della finale Tony Effe scrive nelle storie di Instagram taggando Conti: «Se stasera mi levano i gioielli, sali tu a cantare». Qualcuno ironizza: non si sentirebbe la differenza. Il dibattito: Tony si è arrabbiato perché un rapper senza collana è come Jimi Hendrix senza chitarra o perché ha perso i soldi di una sponsorizzazione? Ha avuto una reazione eccessiva, da viziatello, o è perseguitato giacché la regola non sarebbe stata applicata ad altri? Morale: anche chi non distingue un pezzo di bigiotteria da un Bulgari ora conosce il brand del collanone in oro giallo 18k da 71.000 euro (per non farvi googlare: è Tiffany). Bravi tutti.