Annalisa Dieci
La prima volta che l’abbiamo ascoltata, Dieci ci ha ricordato il pop sanremese sempre uguale a se stesso. Stasera Annalisa canta da seconda in classifica e un po’ si sente la differenza, ma le manca sempre qualcosa.
Aiello Ora
La prima sera ha esagerato. Lui evidentemente non la pensa così: è sempre carico, teatrale, anche se urla un po’ meno. Per un attimo abbiamo sperato che dicesse: “sesso ibuprofene, se ne prendi due diventa 400″. Per noi non Ora, non oggi. Mai.
Måneskin Zitti e buoni
«Se vestimo, se truccamo, annamo e spaccamo tutto», ci hanno detto. Sul palco danno tutto, più nervosi e spigolosi della prima sera. E il ritornello funziona di più anche perché dopo la storia del presunto plagio l’abbiamo ascoltato e riascoltato tutti. In un universo parallelo non-pandemico, Damiano scende in platea e ruba una borsetta a una signora.
Noemi Glicine
È anche il Sanremo di chi non esagera, di chi canta melodie senza scossoni, senza trovate, con una loro classicità un po’ blanda, ma efficace. Come Noemi, che però stranamente per ora ha raccolto meno di Annalisa. E però con quella voce merita pezzi migliori.
Orietta Berti Quando ti sei innamorato
La canzone viene da un altro tempo, ma è scritta bene, orchestrata bene, cantata bene. Da qualche ora gira un video in cui Orietta dice di sognare un duetto con “Ermal Metal e i Naziskin”. Anche noi.
Colapesce e Dimartino Musica leggerissima
È la Salirò di Colapesce e Dimartino nel senso che è pressoché impossibile non cantare il ritornello dopo averla ascoltata una volta, e attualmente è la canzone più suonata dalle radio italiane. Ma ha un’altra cosa: è assieme triste e allegra, Crying at the Discoteque nel 1977. Polemichetta: a proposito della somiglianza di Musica leggerissima con We Are the People degli Empire of the Sun, l’amministratore delegato della Warner Marco Alboni twitta: «Questi almeno erano originali e bravi. Chi ha orecchie per intendere intenda».
Max Gazzè Il farmacista
Gazzè mette da parte i cartonati di Baronciani (un po’ snobbati dalla regia), arriva col bastone vestito come Dalí (anche se un po’ somiglia a Frassica) e canta buona parte del pezzo seduto in poltrona, manco fossimo andati noi a disturbarlo nel salotto di casa sua. Non era soddisfatto della prima esibizione, problemi con l’in-ear monitor. È andata meglio.
Willie Peyote Mai dire mai (La locura)
Bravo è bravo e a sorpresa dopo le prime quattro serate è secondo in classifica. Al secondo ascolto all’Ariston della canzone viene fuori tutto il divertimento, tutto il pop. L’avevamo lasciato a fare l’ospite in una bella performance di Samuele Bersani: domani lo ritroveremo sul podio?
Malika Ayane Ti piaci così
La guardi e pensi: sarà mica Malika la nostra Lady Gaga? E il testo di Ti piaci così non fa un po’ Born This Way? Battute a parte, lei non sbaglia un’esibizione, porta sul palco uno stile swag “fumato” e la flessibilità da atleta, ma ammettiamolo: ha fatto canzoni migliori.
La Rappresentante di Lista Amare
Noi li preferiamo in versione Eurovision, come nella serata delle cover, ma Amare è un buon pezzo, forse soffre un po’ per via di un arrangiamento freddo, automatico. Loro sono bravi (e con un gran look) e stanno facendo un bel Festival.
Madame Voce
Il suo Sanremo l’ha già vinto. Perché la canzone e l’arrangiamento ci sono, eccome. Perché è partita benissimo da subito, ma stasera ha spaccato, pure con il look. Perché senza strafare ha trovato la sua Voce.
Arisa Potevi fare di più
Una cantante deve credere in quel che canta. E quando stasera Arisa ha rappresentato la desolazione di una vita sentimentale squallida è stata credibile. Immaginate Potevi fare di più cantata da un’altra interprete del Festival: ecco. Non pensate però a Gigi D’Alessio (l’autore) e alla sua gang rap.
Coma_Cose Fiamme negli occhi
Fiamme negli occhi è un bel pezzo, c’è poco da fare. Forse non spaccherà davvero in radio come si dice in giro – al momento è a metà classifica fra le canzoni sanremesi – ma prima o poi si finisce per canticchiarla tutti. Stasera abbiamo visto anche una bella performance, pulita. E se fossero loro la sorpresa del Festival?
Fasma Parlami
A Fasma tocca salire sul palco dopo la performance muscolare di Mahmood. Brutta storia, e i problemi ai monitor non lo aiutano. Per fortuna, fra Auto-Tune e doppie voci se la cava. A giudicare dalla classifica, per qualcuno il pezzo funziona. Parlategli.
“Ma che senso ha vestirsi da rockstar?”. Uno con la pelliccia che canta sempre più come Bennato, l’altro con indosso un maglione alla Kurt Cobain e la regia che fatica a seguire quel che avviene sul palco (compreso il trasformista e meno male). Abbiamo occupato il liceo, si può far cagnara. Un po’ come la prima esibizione, ma con Lodo fuori dalla scatola.
Francesca Michielin e Fedez Chiamami per nome
Sarà per l’investitura di Al Bano e dei Jalisse, ma stasera niente lacrime (anzi, qualche balletto). Fedez e Francesca Michielin sono il simbolo del Sanremo dei distanti ma vicini, e stasera recuperano le indecisioni della prima esibizione cantando “con il nastro rosa”. «La nostra canzone dice non ho paura, vivere un sogno porta fortuna», ci hanno detto. Riusciranno a recuperare il vantaggio cumulato da Ermal Meta?
Irama La genesi del tuo colore
L’esibizione di Jim “Irama” Morrison è per i noti motivi quella della seconda serata, cioè la prova del lunedì. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: è un privilegio vedersi dal divano mentre ci si esibisce a Sanremo.
Extraliscio feat. Davide Toffolo Bianca luce nera
Poche differenze con la performance della seconda serata. Gli Extraliscio restano l’eccezione migliore di questo Festival, bravi musicisti che fanno (benissimo) una cosa diversa per davvero. E finalmente ci si muove un po’.
Ghemon Momento perfetto
Ci sono pezzi leggeri e melodiosi che però non arrivano subito. Momento perfetto è uno di quelli. Più lo ascolti, più ti piace. Ah, dice Ghemon che abbiamo ancora un paio di giorni per parlare dei suoi capelli: «Facciamo un patto: potete parlare dei miei capelli fino a domenica. Poi da lunedì parliamo dei vostri. Promettete».
Francesco Renga Quando trovo te
Quando trovo te è Sanremo 101, ma un Sanremo vecchio, superato, fuori dalla contemporaneità, ma non ancora classico. In più, Renga manca l’attacco (un problema al microfono, dirà poi Amadeus), infila un paio di stecche e recupera sul finale. Visti i problemi tecnici il pezzo si ripete, e viene cantato bene. «Potevamo risentircela su YouTube ma vabbè okay», scrive Valerio Lundini su Twitter.
Gio Evan Arnica
Togliere i vecchietti di The Voice Senior a Gio Evan è come togliere il martello a Thor. Solo che Thor non ha i pantaloncini. E non ha certo bisogno dell’arnica.
Ermal Meta Un milione di cose da dirti
Sale sul palco dell’Ariston da favorito. Se punti 10 euro su di lui e vince te ne restituiscono 25. Se ne punti 10 su Random e vince ti danno il reddito di cittadinanza.
Bugo E invece sì
Il poster citato nel testo sarà di Celentano, ma più lo ascoltiamo e più il ritornello del pezzo di Bugo lo immaginiamo cantato da Vasco. Bugo è qui, ha scritto piccato sui social, stufo di essere tirato in ballo per i fatti di Sanremo 2020. E questa è la sua performance migliore dall’inizio del Festival.
Fulminacci Santa Marinella
Fulminacci si presenta vestito da Avincola e sembra molto più sicuro, forse merito dei balletti al fianco del gemello Lundini. Santa Marinella resta un buon pezzo, tra l’it-pop e i vecchi cantautori, e l’esibizione è dolcissima. Qualcuno su Twitter inventa problemi tecnici per chiedere il bis.
Gaia Cuore amaro
Nel pomeriggio era a letto con la flebo, afona. Ha recuperato: bene. Interpreta la sua «canzone d’amore rivolta a me stessa», ma anche un po’ a Rosalía e al global pop, con un filo di sofferenza nella voce e con convinzione intatta. Felici per lei, ma il pezzo continua a sembrarci un po’ vuoto.
Random Torno a te
Random è il più punk di tutti, mica Achille Lauro. Il punk diceva: non è necessario saper suonare da virtuosi per far musica. Random ti dice: non è necessario sapere cantare da virtuosi per andare a Sanremo.