Febbre
Clara
6,5
Non sappiamo se Febbre, scritta tra gli altri anche con Madame, avrà il successo radiofonico di Diamanti grezzi, ma sul palco dell’Ariston Clara fa il suo. Forse martedì era più carica, le diamo 6,5 con voglia di crescita.
L’albero delle noci
Brunori Sas
7,5
C’è del Rimmel in questa canzone, e del resto nel repertorio di Brunori ci sono sempre state pennellate di De Gregori. Anche al secondo ascolto s’apprezza il gusto per la parola e il tono tenero ma non sdolcinato. Avercene.
Amarcord
Sarah Toscano
6
Amarcord è un electro pop generico, ma lei lo “porta” con convinzione. E poi ha appena computo 19 anni, di tempo per costruire un suo percorso e mettere a fuoco la sua personalità di cantante ne ha. La riascolteremo, come direbbe lei, in un club il sabato.
Tra le mani un cuore
Massimo Ranieri
6
A 73 anni ha una voce forte, credibile, imperiosa che certi cantanti con un terzo dei suoi anni si sognano. La canzone scritta anche da Tiziano Ferro e Nek è un melodramma pop per over 60. Massimo rispetto per Massimo Ranieri.
Eco
Joan Thiele
9
Altra stilosissima prova in bilico tra italianità d’altri tempi, quella delle colonne sonore di Umiliani, Piccioni, Morricone, e retromania Y2K alla Goodnight Moon per chi la ricorda, con cadenze contemporanee e un ritornello senza tempo. Potrebbe scandire meglio il testo dedicato al fratello e alla loro famiglia complicata (come se ne esistessero di normali), ma resta tra le nostre favorite.
La mia parola
Shablo feat Guè, Joshua, Tormento
8,5
Chissà che cosa avrà pensato la casalinga di Voghera (sarà ancora viva?) ascoltando e vedendo un concorrente che non canta, ma sta dietro alla consolle, un coro gospel, tre rapper di varie generazioni che interpretano una “street song”. I quattro sono qui per ricordarci da chi e da dove viene il rap italiano, quello classico. Metti mai che funzioni anche come promemoria per chi s’improvvisa stornellatore.
Se t’innamori muori
Noemi
7
Da qualche anno ormai Noemi è una presenza costante e rassicurante del Festival. L’Ariston è una seconda casa per le sue ballate più tradizionali come questa scritta da Mahmood, Blanco e Michelangelo a cui aggiunge la sua spinta vocale che le dà corpo e credibilità.
Balorda nostalgia
Olly
6,5
Balorda nostalgia è tra le canzoni di Sanremo 2025 più ascoltate in streaming. Il tono colloquiale e casual, come del resto lo stile canoro ben poco addomesticato di Olly, la rende accessibile e senza pretese, una vignetta post adolescenziale senza trucchi, né effetti speciali, a parte la camminata in platea furbetta. Ma 23 anni non sono pochi per provare nostalgia, foss’anche d’un amore?
Cuoricini
Coma_Cose
5,5
Felicità non è più un bicchiere di vino con un panino, ma vivere una relazione senza gli emoji. Un po’ Al Bano e Romina e un po’ Ricchi e Poveri, e in un passaggio alla Tananai, la canzonetta non viene riscattata dall’idea sottostante (“Cuoricini persino sotto alla notizia ‘Crolla il mondo’”), con cui gioca in modo sfacciatamente ammiccante e furbissimo. I due però sul palco all’Ariston hanno sempre una bella presenza e quindi… cuoricini per loro.
Non ti dimentico
Modà
4
C’è una canzone sanremese enfatica e conservatrice che resiste. I Modà rappresentano bene questo vecchio (loro forse direbbero senza tempo) romanticismo che declinano in chiave pop-rock. Qui il cultural divide è insormontabile.
Damme ’na mano
Tony Effe
3
Un po’ come certi (ehm) imprenditori che vanno all’estero per ripulire il denaro, Tony Effe è andato a Sanremo per ripulirsi l’immagine. Organizzando il suo concerto di Capodanno aveva già vinto. È voluto andare oltre per piacere anche alle mamme con una canzone pasticciata in cui il rapper si trova inevitabilmente fuori ruolo. “Non so fare l’attore”, canta, e forse è vero, perché qui recita maluccio, in tutti i sensi.
Lentamente
Irama
6,5
Irama iramizza una canzone scritta tra gli altri con Blanco e Michelangelo (un po’ si sente). Al primo ascolto questo drammone sentimentale, con Irama che invita il pubblico dell’Ariston a cantare, ha colpito per le potenzialità di vittoria. Al secondo ascolto mostra di non avere null’altro da offrire se non la sua spudoratezza.
Viva la vita
Francesco Gabbani
4
Ribadiamo: a una canzone che esprime un senso di gratitudine verso l’esistenza bisogna metterci del “fuoco dentro” (cit.), della vita, qualcosa che lasci il segno. Che è il motivo per cui a questo “tu lo sai quello che sento, è vivere davvero ogni momento” preferiamo il “vivere davvero ogni momento, con ogni suo turbamento, e come se fosse l’ultimo”. Al pubblico dell’Ariston però piace da matti.
Chiamo io chiami tu
Gaia
6,5
Sia martedì sera, quand’ha aperto il Festival, sia stasera è apparsa un po’ statica anche vocalmente, forse tesa. E invece questa canzone, che ha la leggerezza di un sabato sera ma anche il filo di malinconia di un lunedì mattina, per decollare ha bisogno di una bella “spinta”.