Tutti i dischi di Giuni Russo, dal peggiore al migliore | Rolling Stone Italia
La Norma di Bellini con dei fonemi sardi

Tutti i dischi di Giuni Russo, dal peggiore al migliore

Il 14 settembre 2004 moriva una grande cantante italiana. Tutti hanno sentito ‘Un’estate al mare’ o ‘Alghero’, pochi conoscono davvero i suoi album. Eccoli

Tutti i dischi di Giuni Russo, dal peggiore al migliore

Giuni Russo, circa 1989

Foto: Luciano Viti/Getty Images

In Italia abbiamo assistito a un miracolo e forse non ce ne siamo accorti. Il miracolo si chiama Giuni Russo, artista completa, sperimentatrice che ha messo i suoi studi al servizio del pop, creando una miscela unica di leggerezza e complessità. Complessità soprattuto vocale, Russo era un vero fenomeno della natura, con un’impressionante range di cinque ottave e una indomita voglia di misurarsi con diverse culture musicali, dalla lirica ai canti tibetani. Il tutto al servizio di canzoni piene di influenze new wave, pop, world, soul, blues, jazz, classicheggianti. Un vero mappamondo musicale.

Nel corso della sua carriera Giuni Russo – che all’anagrafe si chiama Giuseppa Romeo e che si fa conoscere con gli pseudonimi di Giusy Romeo e Junie Russo – ha mostrato il suo carattere inquieto e tutt’altro che domabile. Da enfant prodige segnalata da più parti per le straordinarie doti canore a cantante leggera, soul, r&b, fino al suo lavoro come autrice (ha scritto per Rita Pavone e Iva Zanicchi, tra gli altri). Poi, poco prima di una grave crisi che la porta a meditare di abbandonare la musica, l’incontro decisivo della sua carriera: quello con Franco Battiato, anima inquieta quanto la sua che le fa capire che sì, è ancora possibile mescolare influenze disparate e metterle al servizio di canzoni pop. Così Franco, Giuni e Maria Antonietta Sisini (da sempre compagna della Russo e co-autrice delle sue canzoni) si mettono di buzzo buono per fare in modo che la carriera possa decollare. In quegli anni (1980-82) tutto quello che Battiato tocca diventa oro, e oro sarà Energie, il primo album realizzato con la consulenza del siciliano.

Da lì a poco Giuni spicca il volo: Battiato e Giusto Pio scrivono per lei Un’estate al mare, hit estiva per eccellenza. Il brano è però croce e delizia della cantante che si vedrà catapultata dai monti tibetani alle spiagge italiane, un cruccio per lei che sognava di farsi conoscere per la sua ampia cultura musicale. Seguiranno album sempre interessanti per le aperture sonore, ma la discografia le chiederà altre hit simili a Un’estate al mare. Giuni Russo lotta coi discografici raggiungendo infine lo status di artista completa, oltre ogni etichetta. La malattia l’ha portata via nel momento in cui questo status si stava consolidando.

Ecco la classifica degli album in studio che ha realizzato in vita Giuni Russo, il miracolo al quale possiamo dire di avere assistito senza essercene resi conto.

11

Demo de midi

2003

Negli anni ’80 e ’90, Giuni Russo registra una serie di brani rimasti inediti per il mancato supporto dei discografici. Demo de midi gioca sull’espressione francese démon de midi (il demone della mezza età) e si riferisce ai provini di questi pezzi. Il disco contiene brani assai eterogenei come Amore speciale, escluso da Mediterranea, L’abisso del sesso scritta da Juri Camisasca e Diva divina, già sigla della trasmissione tv Effetto cinema nel 1987.

10

Love Is a Woman

1975

Dopo una lunga serie di singoli leggeri a nome Giusy Romeo, finalmente nel 1975 la cantante incide il primo album. Per l’occasione lo pseudonimo muta nel più internazionale Junie Russo, con il nome Junie scelto come tributo a una giovane amica americana scomparsa a causa di un’overdose. Russo rappresenterebbe invece un cognome tipico della Sicilia. Cantato interamente in inglese e realizzato con la decisiva collaborazione di Maria Antonietta Sisini, Love Is a Woman appare lontano dai fasti e dagli stili futuri, ma sa muoversi con gusto tra rock, soul e r&b, con musicisti d’eccezione come Enrico Rava e Mike Logan.

9

Napoli che canta

2004

Nel 2002, Giuni collabora con Paolo Cherchi Usai per musicare il film muto Napoli che canta (1926), restaurato dopo anni di oblio. Ispirata da una scena che le ricordava la madre, Giuni esegue dal vivo una suite di 22 brani napoletani durante una proiezione speciale per le Giornate del Cinema Muto del 2003. L’evento viene registrato e incluso nel DVD dell’album, arricchito da pezzi come Torna a Surriento e l’inedita A cchiù bella, con Russo perfettamente a suo agio alle prese con il repertorio partenopeo.

8

Album

1987

Gli ultimi fuochi della Giuni Russo pop. Album si farà ricordare soprattutto per lo scatenato duetto con un’altra grande ribelle del pop italiano, Donatella Rettore. Il brano, intitolato Adrenalina, ottiene una discreta attenzione, ma Giuni ne ha abbastanza, è tempo di voltare pagina.

7

Morirò d’amore

2003

Morirò d’amore esce in concomitanza con la partecipazione di Giuni Russo a Sanremo, dove presenta il brano che titola l’album. Il realtà il disco è una riedizione di un precedente lavoro dal vivo, con quattro tracce in meno e altrettanti inediti in più. Questi spaziano dalla spiritualità di Moro perché non moro e Vieni alla leggerezza raffinata di Una rosa è una rosa, con il tocco inconfondibile di Franco Battiato. Tra cover d’autore, come Ciao amore ciao e il duetto con Battiato di J’entends siffler le train, Russo si muove tra sacro e profano con una versatilità che incanta.

6

A casa di Ida Rubinstein

1988

La grande svolta: basta col pop e via a una serie di rivisitazioni moderne di arie di Bellini, Donizetti e Verdi in un inedito tessuto sonoro tra lirica, jazz, blues e musica da camera. A tenderle la mano è il caro amico Battiato che pubblica il disco con la sua etichetta L’Ottava. L’album andrà presto fuori catalogo e verrà ripubblicato nel 2005 all’interno del cofanetto Giuni Russo Mediterranea Tour. Qualche anno dopo uscirà A casa di Ida Rubinstein 2011, rivisitazione jazz dell’intero lavoro con Brian Auger, Uri Caine, Paolo Fresu e Battiato.

5

Se fossi più simpatica sarei meno antipatica

1994

Giuni Russo tornaa ad accasarsi con la EMI. L’album, che si sofferma spesso su ricordi personali, vede un duetto con Franco Battiato (Strade parallele) e la presenza di La sua figura, canto d’amore tratto dai testi di San Giovanni della Croce. Il disco è anche la testimonianza della conversione religiosa della cantante, da questo momento devota di Santa Teresa d’Avila e frequentatrice, da laica, del Monastero delle Carmelitane di Milano.

4

Mediterranea

1984

Troppo irrequieta per rimanere confinata a un unico genere, nel 1984 Giuni torna alle atmosfere di Energie muovendosi tra pop e sperimentazione. A Mediterranea non manca l’ennesimo tentativo di centrare una hit estiva (Limonata cha cha cha), ma trova anche una nuova ispirazione da un brano di Yma Sumac (Keiko), altra grande fuoriclasse vocale. Sta in questa dualità il grande valore del disco.

3

Giuni

1986

Dopo essere stata ostacolata dalla CGD e da altre etichette per la sua intransigenza nel volere proporre unicamente la sua musica, Russo trova accoglienza alla Bubble, piccola etichetta romana distribuita da Ricordi, e pubblica Giuni, che si avvale delle voci delle Pumitrozzole, pioniere del teatro omosessuale in Italia. Illusione trae ancora spunto da Yma Sumac, mentre con il singolo Alghero la cantante torna in classifica, finalmente in maniera totalmente personale.

2

Vox

1983

Vox è l’album che arriva dopo il botto di Un’estate al mare, realizzato con la collaborazione di Battiato e dei suoi collaboratori (Pio, Radius, Messina, ecc). È un po’ la summa della Giuni Russo più pop, con brani come Oltre il muro, Post-moderno, L’oracolo di Delfi (con testo di Mario Luzzatto Fegiz sotto lo pseudonimo Faffner) e Le grandi colpe, firmata con Roberto Cacciapaglia. Il singolo Good Good-Bye cerca di rinverdire il successo estivo riuscendovi solo in parte, altri brani, tra cui Sere d’agosto, presentato al Festivalbar 1983, contribuiscono a mantenere alta l’attenzione.

1

Energie

1981

Frutto di un grande lavoro d’equipe tra Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini e il clan Battiato, Energie mostra una grande maturità a livello di scrittura e produzione sin dall’avvio di Lettera al governatore della Libia (poi ripresa da Franco in Giubbe rosse) che mette in scena una vocalità scevra di virtuosismi fini a se stessi e sempre al servizio della melodia. Da lì è tutto un saliscendi emozionale: Crisi metropolitana si rifà alla new wave più nervosa, Atmosfera ha una dimensione più intima con un canto che scuote le viscere nel suo incedere sacrale, mentre in L’addio una nota tenuta per lunghi secondi passa con disinvoltura dalla tradizione della lirica a quella del folklore etnico. Una vipera sarò, scelta come singolo, è un po’ la summa di questo straordinario album, un mix unico con un testo ironico ma assolutamente veritiero a riguardo delle capacità della cantante (“Ti potrei cantare / La Norma di Bellini / Con dei fonemi sardi / Oppure giapponesi”) e una musica che pesca a mani basse nella wave degli Ultravox, fondendolo con vocalizzi tra Callas e Sumac. L’attesa è raccolta e mistica mentre Tappeto volante chiude in bellezza citando nel testo anche la futura Oceano di silenzio. Energie è uno dei picchi assoluti della musica italiana, nonché la migliore tra tutte le produzioni che hanno visto impegnato Franco Battiato.

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