Mariah Carey ha raggiunto lo status di intoccabile, chiaro, ma nella sua carriera c’è stato spazio anche per qualche momento traballante. Il più importante quello dell’epoca Glitter, disco + film che solo da poco la nostra ha ricominciato a pronunciare ad alta voce.
Era il 2001, Mariah era incredibilmente famosa e si preparava, come molte popstar fanno, a debuttare da attrice. Perché? Eh, non si sa, ma a un certo punto viene voglia a tutti/e. Metteteci però che lei non è proprio Anna Magnani, e che soprattutto il film non era un granché. Rifacimento di A Star Is Born (prima di Gaga, sì), il risultato è una storia po’ autobiografica e un po’ camp. Il trailer:
Neanche a dirlo, il film non ebbe grande fortuna. Bassi punteggi nei siti di critica, Razzie Awards, robe così. Per la prima volta in undici anni, Mariah stava approcciando la parola tonfo, dando occasione agli hater accumulati negli anni di darle contro. La prima crisi della sua carriera non fu solo cinematografica, perché le cose, se si fanno, si fanno bene. Il film aveva chiaramente una colonna sonora, a tutti gli effetti il nuovo disco di Mariah.
L’uscita del film e del disco facevano parte di un nuovo contratto discografico, di quelli che ora non esistono più e che non esistevano manco allora: un accordo da 100 milioni con Virgin Records, il più alto deal mai raggiunto da un artista con una label. Immaginate le aspettative: era inoltre il primo disco dopo la fine dell’egemonia dell’ex marito Tommy Mottola (che all’epoca del debutto di Mariah era presidente Sony, e con cui aveva pubblicato tutti i suoi dischi fino ad allora). Cosa poteva andare storto? Tutto.
Il film, che appunto non era questo capolavoro, fu distrutto dalla critica portandosi dietro anche la colonna sonora, che invece è un disco di tutto rispetto. Prima della pubblicazione, a condire il periodo, pure un’apparizione a TRL in cui sembrava un po’ sopra le righe. Un anno che Mariah descriverà come molto stressante: «Ero esausta, avevo bisogno di riposo e che le persone mi lasciassero in pace e smettessero di bussare alla mia dannata porta per chiedermi di fare un video», disse in un’intervista del 2002.
Risultato? Film e disco che dovevano uscire in estate, vennero posticipati. La pellicola al 21 settembre, il disco all’11. Sì, quell’11 settembre.
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Un tempismo niente male. Nel 2005, durante la promozione di The Emancipation of Mimi, disco con cui è tornata al top delle classifiche, ha dichiarato al New York Times: «Quel disco poteva essere anche il migliore della mia vita, ma qualsiasi cosa pubblicata la settimana dell’11 settembre 2001 non avrebbe funzionato». Sicuramente la situazione non era ottimale, ma altri album usciti in quel giorno raggiunsero risultati diversi. Due esempi? The Blueprint di Jay-Z e Silver Side Up dei Nickelback, certificati multiplatino. Il primo singolo da Glitter, Loverboy, aveva pure raggiunto la seconda posizione della classifica americana, diventando la canzone più venduta del 2001 negli Stati Uniti. Ma non fu numero uno: l’aria era cambiata.
Intanto, l’ex marito cercava di far diventare J.Lo la nuova Mariah (non commentiamo neanche): originariamente, Loverboy doveva contenere un campionamento da Firecracker della Yellow Magic Orchestra, ma Mottola e Lopez la anticiparono pubblicando il brano di Jennifer I’m Real. Mossa che fece cambiare i piani a Mariah, che fu costretta a ripiegare su Candy dei Cameo, ma soprattutto mossa che ha generato la risposta più iconica di sempre di Mariah: «What do you think about Jennifer Lopez?»; «I don’t know her».
Insomma, Glitter è uscito tra un insieme di sfighe e circostanze sbagliate ed è diventato il punto di rottura nella carriera di Mariah, che ha dimostrato però che risorgere dalle proprie ceneri è possibile. E anche perdonare quell’album sfortunato: nel 2018, i fan di Mariah hanno avviato una campagna social chiamata #JusticeForGlitter, riportando il disco alla numero una della classifica iTunes USA e tramutando il film in un cult. Come direbbe lei: after every storm a rainbow appears.
Senza dimenticare che quel disco ha salvato anche una vita: quella della donna che lavorava alle Torri Gemelle e che, quella mattina, si è recata al lavoro in ritardo perché si era fermata in un negozio per comprare il nuovo CD di Mariah. «Penso di essere stata molto fortunata», ha spiegato. Santa Mariah, prega per noi.
People say that Mariah Carey’s “Glitter” album was cursed cause it was released on 9/11.
But what people don’t know is, that album saved a woman’s life.
So we could say that Mariah Carey helped save a life of this one person.It’s interesting. Imagine if it went diffrent way… pic.twitter.com/UsO5WKUkIr
— Kacperᴰᴸ 🦋✨️ (@KacperCroft) September 12, 2021