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Ecco com’è una crociera metal

Tampone e via, ci siamo imbarcati su Shiprocked e abbiamo visto metallari che affrontano le spiagge di Cozumel in assetto di guerra, ma anche concerti on the beach e un’atmosfera festaiola: la fotostoria

Foto: Enzo Mazzeo

Fino a non troppo tempo fa le crociere evocavano un immaginario da Love Boat: coppie in crisi che cercano un rimedio ai loro problemi tra cene romantiche, letture a bordo piscina, serate danzanti ed escursioni guidate in luoghi esotici. Fast forward di qualche anno ed ecco che la situazione appare notevolmente diversa: negli Stati Uniti, soprattutto, si è assistito a un proliferare di navi trasformate in festival musicali, con palchi tematici e tutto (o quasi) quello che solitamente ruota intorno ai concerti sulla terraferma.

La varietà di questo tipo di manifestazioni è impressionante: ci sono crociere dedicate alla dance, al jazz, al folk e a qualunque altro genere vi venga in mente. Ci sono anche quelle legate a singoli artisti o band, dalla crociera dei Kiss a quelle delle star mariachi che non avete mai nemmeno sentito nominare. In Europa qualche esperimento in tal senso è stato fatto, soprattutto nei mari del Nord. Ma diciamo che farsi sballottare dalle onde del Baltico non è proprio come approdare su una paradisiaca spiaggia caraibica. C’è il Mediterraneo, vero, e in effetti i Bon Jovi nel 2019 salparono insieme a qualche centinaio di fan da Barcellona in direzione Palma di Maiorca. E gli Slipknot ci avevano provato nel 2020, con una tappa prevista anche a Napoli. Poi si è messa di mezzo la pandemia e la crociera è stata prima spostata al 2021, poi annullata del tutto. Restando in Italia, lo stesso Salmo nel 2019 ha portato in mare il meglio del rap di casa nostra, e con grande successo. Si partiva da Genova e si arrivava ad Olbia, 36 ore di navigazione soltanto e su una nave ben più piccola delle corrispettive americane.

L’irrefrenabile allegria dell’imbarco della Carnival Breeze. Foto: Enzo Mazzeo

 

Metalheads in crociera. Foto: Enzo Mazzeo


Shiprocked è una delle tante crociere musicali che salpano dai porti statunitensi e ospita principalmente rock e metal moderni e alternativi. Quando arriviamo a Galveston, Texas, per la partenza, ci facciamo scaricare dal nostro Uber nei pressi del porto e individuiamo subito la nostra nave: ovviamente quella dove sta convergendo un fiume di individui tatuati e nerovestiti in assetto da guerra. Sbrighiamo le pratiche di rito, inclusa l’esibizione di green pass e test negativi (in fin dei conti questa è una delle prime crociere a tema salpate in seguito alla rimozione delle restrizioni pandemiche) e saliamo a bordo. Lo scenario, non appena messo piede sulla nave, è confortante: musica ad alto volume ovunque, gente con drink in mano, un’atmosfera festaiola che ci fa subito dimenticare che noi saremmo lì per lavorare.

Qui per lavorare: Nita Strauss e Butcher Babies. Foto: Enzo Mazzeo


La musica è in effetti protagonista assoluta. Ognuna delle band presenti a bordo (una trentina) si esibisce due volte, solitamente una volta all’aperto, sul ponte, e l’altra in uno dei teatri interni. Ma aggirandosi per la nave è praticamente impossibile non sentire chitarre distorte e batterie martellanti, dai ristoranti alla palestra, dal casinò alla sauna. Per trovare rifugio bisogna chiudersi nella propria cabina. Ed ecco il primo, grande punto a favore della crociera rock: quando si vogliono mettere le orecchie a riposo o ci si rende conto di aver alzato un po’ troppo il gomito, basta prendere un ascensore e in pochi minuti ci si ritrova sdraiati su un comodo letto, nel silenzio assoluto. Vi sfidiamo a trovare un tale conforto a Glastonbury o al Coachella, soprattutto se il vostro alloggio è una tenda.

Osteria numero mille: Cherry Bombs. Foto: Enzo Mazzeo


Assistiamo curiosi allo show degli Steel Panther, una delle band più politicamente scorrette in circolazione, e alle gag che mettono in scena con brani come Asian Hooker, Gloryhole e Girl from Oklahoma. E notiamo che il tasso alcolemico generale sale senza soluzione di continuità, complice una presenza di bar talmente capillare che rimanere a secco è praticamente impossibile a qualunque ora del giorno e della notte. Fare i due passi che servono a raggiungere il primo bancone a portata di mano non è nemmeno necessario, visto che il personale di bordo cerca continuamente di piazzarti un cocktail in mano. Su queste navi il cibo (in quantità illimitate) è compreso nel prezzo, l’alcol si paga. E non è a buon mercato.

Inossidabili Steel Panther. Foto: Enzo Mazzeo

 

Stanco della musica? Scendi sulla terraferama e… P.O.D. Foto: Enzo Mazzeo


Nei cinque giorni di navigazione, inframezzati da due tappe sulla terraferma, in questo caso Costa Maya e Cozumel, Messico, dove il party proseguiva in spiaggia (incluse le esibizioni degli ex paladini del crossover P.O.D. e degli scatenati Oxymorrons, interessante progetto alternative hip hop del Queens), l’alternanza concerto-drink-pasto-concerto è talmente serrata che ben presto perdiamo completamente la cognizione spazio-temporale. A un certo punto, per non farci mancare niente, ci troviamo nel bel mezzo di una tempesta tropicale, proprio mentre si esibiscono i Lamb of God, headliner di Shiprocked 2022. La furia heavy metal della band di Richmond motherfuckin’ Virginia, come non manca mai di annunciare il frontman Randy Blythe, si scontra con la furia degli elementi, e vince la partita, senza troppa fatica. L’atmosfera, osservando il palco colpito da scariche torrenziali di acqua e vento mentre i musicisti si dimenano incessantemente, è surreale.

Odino non ama i Lamb of God. Foto: Enzo Mazzeo

 

Cozumel, dove sbarca la truppa metallara. Foto: Enzo Mazzeo


Le cabine più scarse costano un migliaio di dollari a testa e gli extra sono tanti. Difatti non sono molti i giovanissimi che si vedono in giro, quasi nessuno a dir la verità. Non ci sono soltanto i concerti. Qualche matto ha addirittura il coraggio di andare in palestra o praticare qualsivoglia attività sportiva, altri preferiscono (comprensibilmente) i videogiochi o il casinò ma, soprattutto, quelle attività tipiche di una crociera rock come questa: i meet and greet con gli artisti (in verità quest’anno cancellati a causa del Covid), i Q&A (tipo quello in cui Corey Taylor, aizzato da un fan, ha rivangato il noto diss con Machine Gun Kelly), i documentari (imperdibile Finding Joseph I, sulla vita e la carriera del leggendario Paul ‘H.R.’ Hudson dei Bad Brains, anch’egli presente a bordo) o le aste benefiche in cui folli benefattori offrono migliaia e migliaia di dollari per un CD autografato o per le Converse indossate da uno a caso.

L’inevitabile finale: Bumblefoot (The Stowaways). Foto: Enzo Mazzeo

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