Canta come mangi
Le canzoni nella lingua del Paese in gara sono quelle che meglio riescono a esprimere la diversità e la varietà che l’Eurovision Song Contest dovrebbe rappresentare. E regalano una panoramica che ci fa meglio comprendere il mondo che sta dietro all’artista e alla nazione. Sono fortemente identitarie e obiettivamente più interessanti. Basti pensare a Blanca Paloma con il flamenco Eaea, la portoghese Mimicat con Ai coração, le Due vite di Marco Mengoni (molto emozionato), My Sister’s Crown delle Vesna (anche se in ucraino solo nel ritornello). O i divertentissimi croati Let 3 e la loro Mama šč!. È vero, l’inglese rende tutto più “assimilabile” e internazionale, ma l’Eurovision è nato e ha lo scopo di mostrare la musica degli altri Paesi anche in un’ottica di curiosità verso il nuovo. L’aprirsi a qualcosa che apparentemente ci sembra ostica e meno comoda. E il coraggio di proporre quel qualcosa forse è un modo per sentirci (ancora di più) united by music.
I grandi assenti
La mancanza della professionalità di Carolina Di Domenico e della verve di Cristiano Malgioglio si sono fatti sentire. Eccome! Gabriele Corsi è, come sempre, bravissimo e preparatissimo, ma probabilmente doveva ancora rodare con l’altra commentatrice Mara Maionchi. Sono venuti a mancare quell’intimità e quell’affiatamento che hanno reso i commenti degli scorsi anni memorabili. Malgioglio non poteva partecipare perché impegnato con Amici e quindi impossibilitato a ricomporre la coppia di fatto con Corsi. Ma almeno Carolina Di Domenico sarebbe stata da chiamare.
Carolina Di Domenico multitasking queen appreciation tweet pic.twitter.com/y1lnsuoodl
— teo|🇫🇮🇸🇮🇷🇸 (@icar0libero) May 8, 2022
I tormentoni
Canzoni orecchiabili ne abbiamo? Molti interpreti hanno puntato sul brano catchy da sfornare per l’estate. Dalle austriache Teya & Selena con Who the Hell Is Edgar? agli australiani Voyager con Promise, dal finlandese Käärijä e la sua Cha Cha Cha alla Unicorn dell’israeliana Noa Kireluno. Quella che, però, ha sbaragliato tutti da questo punto di vista è la Belén Rodríguez polacca: Blanka. La ragazza e i suoi produttori devono aver ascoltato tantissima musica dance anni ’90 o essere cresciuti a pane e Venga Boys. Last but not least, deve aver studiato molto bene la spagnola Chanel che lo scorso anno ha fatto impazzire tutti con la sua SloMo.
Le canzoni inutili
Parafrasando una canzone di Paolo Vallesi non sono mancati i brani riempitivi, quelli che, anche se non fossero passati per l’ESC non ce ne saremmo accorti. E ci siamo, quindi, ampiamente dimenticati. Tipo il serbo Luke Black che ha copiato millemila canzoni anni ’90 e si esibisce come in un videogame. Anche il cipriota Andrew Lambrou, non fosse per la quota ormone, non è che avesse un pezzo che passerà agli annali, ecco. Pure l’Estonia con i Bridges di Alika non fanno strappare i capelli come la Watergun di Remo Forrer dalla Svizzera o il Future Lover di Brunette. Insomma, sarebbe stato meglio vedere i Piqued Jacks di San Marino in finale, se non altro per far terminare in gloria la presenza dei veri outsider dell’ESC 2023: la loro Like an Animal era molto meglio del pezzo degli sloveni Joker Out.
La delusione di Käärijä
Il finlandese ci ha creduto fino alla fine. Era convinto di avercela fatta, di aver trionfato. Il pubblico era dalla sua, intonava il pezzo Cha Cha Cha e quando ha capito che il suo beniamino avrebbe potuto non farcela, è partito pure qualche fischio. Per lui probabilmente, la vittoria era certa. Per questo si mette le mani tra i capelli, visibilmente deluso, quando a salire sul gradino più alto del podio è la svedese Loreen. Per lei è la seconda volta dopo essersi portata a casa il microfono di cristallo nel 2012 con Euphoria.
Congratulations to Loreen! And a huge well done to runner up Käärijä 👏
WHAT A MOMENT for #Eurovision2023 pic.twitter.com/5FFq69Sqjd
— BBC Eurovision (@bbceurovision) May 13, 2023
Mesdames et messieurs, la France!
Chic e trash al tempo stesso. La canzone della Zarra funziona e l’esibizione punta sull’altezza. Una disco dance super catchy con una mise en scène che funziona davvero bene. Lei è davvero brava. Insomma la Francia se l’è giocata molto bene e ha servito. Peccato che il pubblico non l’abbia apprezzata a dovere. La Zarra credeva molto nel pezzo e probabilmente si sarebbe aspettata un piazzamento migliore de sedicesimo posto. Motivo per cui la delusione si è tradotta in quello che secondo i più attenti sembra essere un dito medio.
LA ZARRA HA VINTO TUTTO#eurovision#escita pic.twitter.com/QaFXPW3I8r
— FD (@efdiegi_) May 13, 2023
Le esibizioni di Sam Ryder e Mahmood
Il cantante che ha portato l’Inghilterra al secondo posto dopo 24 anni si esibisce sulle note di Mountain accompagnato da ballerini con e senza disabilità e dalla batteria di Roger Taylor dei Queen. Un brano molto sentito sul superamento dei propri limiti con la voce di Ryder che – ovviamente – spacca. Spacca anche Mahmood con la sua personalissima versione di Imagine. Le critiche sul web si sono sprecate, ma il nostro interprete ha fatto quello che un po’ tutti gli artisti dovrebbero fare: reinterpretare alla propria maniera un pezzo famoso. L’effetto talent show era dietro l’angolo. Un plauso, quindi, per il coraggio.
Perchè Mahmood è unico, è un artista vero, non sceglie la via facile, ci regala sempre magia ed emozioni incredibili, ci fa entrare nel suo meraviglioso mondo.
Questa esibizione è pura arte 🌟❤#mahmood pic.twitter.com/DjuSul8Nql— Clara (@MariaclaraPra) May 13, 2023
Quel sapore già sentito
Alcuni brani, ahimè, sono risultati un mix di suoni già sentiti e risentiti. A partire proprio dalla vincitrice Loreen: Tattoo è stata tacciata di assomigliare troppo a The Winner Takes It All degli Abba e a Flying Free di Pont Aeri. Gli albanesi Albina & Familja Kelmendi si presentano come un mix tra Al Bano e Romina Power e la famiglia Anania (quella che salì sul palco dell’Ariston con 16 figli). Il pezzo arabeggiante ha le sonorità di taaaaaaaanti altri pezzi arabeggianti e remixati. Lo stesso discorso vale per Because of you del belga Gustaph che riprende smaccatamente gli anni ’90 sia nell’estetica quanto nel sound. Con tanto di video in bianco e nero alla Calvin Klein. Anche la moldava Soarele și Luna di Pasha Parfeni sembra la cover di Stefania della Kalush Orchestra che trionfò lo scorso anno. Il già sentito la fa da padrone anche nel pezzo dell’italiana Alessandra che gareggia per la Norvegia con Queen of the Kings a metà strada tra una hit di Enya e il sound di Game of Thrones in chiave dance. E che dire dei look? I tedeschi Lord of Lost sembrano indossare vestiti di Lady Gaga dopo aver sbagliato il lavaggio in lavatrice.
Hannah Waddingham
Simpatica, ironica, sexy, divertente. È stata la vera rivelazione di questo Eurovision Song Contest. La sorridente valchiria bionda wagneriana oltre ai ruoli cult in Sex Education, Game of Thrones e Ted Lasso ha dimostrato di essere una conduttrice umana e comunicativa nonostante le briglie di uno show studiato e che lascia poco spazio all’improvvisazione. Brava!