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«Patty Pravo è un’opera d’arte», scrive Pino Strabioli nella prefazione di Minaccia bionda, il libro fotografico dedicato una delle icone della musica italiana. In circa duecento scatti, tra provini, foto d’autore, istantanee e immagini d’archivio, il libro racconta la vita e la carriera di un’artista libera, «a modo mio sempre controtempo», come recita il sottotitolo. A cura di Pino Strabioli e Simone Folco, il volume – in uscita oggi per Rizzoli – racconta tutta la storia di Patty Pravo, dagli anni ’60 a oggi, e la sua unica interpretazione della moda, della bellezza e dello stile.
«Ero piccolissima quando presi un paio di forbici: tagliai vestiti e capelli, pretendevo una tuta. Durante gli anni del Conservatorio a volte andavo alla Punta della Salute, mi appoggiavo al lampione e mi mettevo a disegnare; altre volte in un baretto a pochi passi da lì giocavo a biglie».
Foto: Patty Pravo
«Los Angeles. Una sera affittai una macchina per andare nella zona spagnola della città. Avevo voglia di un burrito. Mi fermai per fare benzina e mi trovai di fronte John Travolta, scalzo e con i pantaloni corti, che faceva il pieno».
Foto: Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale - Museo Nazionale del Cinema
«Ho vissuto tre anni a Los Angeles e quasi due a San Francisco assieme ai miei musicisti. Non dimentico i pomeriggi trascorsi a Jack London Square, leggendo proprio London. La lettura mi accompagna da sempre, a volte mi fermo, parcheggio e prendo un libro».
Foto: Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale - Museo Nazionale del Cinema
«Sono finita nella bocca dello squalo. Una citazione del celebre film di Steven Spielberg. Ne ho lasciate di feste notturne e ho passeggiato a lungo sulle spiagge: nessuno squalo è riuscito a ingoiarmi. Io non ho paura. La mia vitalità, l’ottimismo vengono dalla mia tranquillità. Dentro di me sono molto serena».
Foto: Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale - Museo Nazionale del Cinema
«Piazza Tienanmen. Penso di essere stata la prima occidentale ad arrivare lì. Pedalavo in bicicletta, mi sono girata e avevo tutta la folla che mi guardava!»
Foto: Claudio Porcarelli
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