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Gaga non è mai stata così Gaga

'Mayhem' è un disco ricco, chiassoso, che sarà bellissimo ascoltare dal vivo. Un album in cui la popstar sembra essere tornata a divertirsi senza pensare troppo alle mode o ai tempi che cambiano. Perché con una carriera così puoi decisamente permetterti di farlo

Gaga non è mai stata così Gaga

Lady Gaga

Foto: Frank Lebon

«Se vuoi fare l’artista devi essere disposto ad accettare che a volte le cose che fai possano non piacere alla gente, devi andare avanti anche se qualcosa non ha funzionato nel modo in cui volevi». Sono queste le parole che Lady Gaga ha pronunciato ieri sera alla presentazione del suo nuovo disco, Mayhem, davanti a centinaia di fan adoranti. Si stava riferendo alle critiche ricevute per Joker 2, massacratissimo dalla critica e deludente pure al box office.

Se c’è una cosa che però insegna una carriera come la sua è che «gli errori fanno parte del gioco». Di Gaga infatti non sappiamo mai quale sarà la prossima mossa, il prossimo personaggio. Una volta canta alle Olimpiadi come Zizi Jeanmaire, quella dopo recita la parte di una paziente psichiatrica in un film, la volta dopo è una diva jazz, quella dopo una Dolly Parton tabagista insieme a Bruno Mars. Il fil rouge? La credibilità di tutte le versioni. Gaga c’è sempre, non si ferma, pensa, prova, cambia, sai che lo farà. Per questo ogni sua uscita è ancora tra le poche cose in questo mondo velocissimo per cui si crea ancora attesa. Chi sarà questa volta? Ci stupirà ancora?

La copertina di Mayhem, disco numero sette uscito stanotte, è cupa. Gaga è ritratta in bianco e nero, vicino a uno specchio rotto. Sembra suggerire malinconia, introspezione. Ma basta schiacciare play per rendersi conto che già qui ci ha fregato. Mai come prima, in questo disco Gaga sembra aver abbandonato le sue incarnazioni per tornare alle origini. Quelle in cui faceva musica solo per divertirsi, partendo dai club di NYC nei quali è cresciuta. Le 14 tracce di Mayhem suonano infatti come uno statement: «Questa sono io, ricordatevelo. Non ho sempre bisogno di essere qualcun altro». Come se The Fame Monster e Born This Way avessero bussato nuovamente alla sua porta per dire: «Hey, ti ricordi di noi?».

L’avevamo intuito da Abracadabra, secondo anticipo dell’album, che in Gaga c’era voglia di divertirsi di nuovo. E questo disco suona proprio così: è volutamente chiassoso, ricco, suonato. Potremmo grossolanamente dividerlo in due parti. La prima, diciamo soft rock, e la seconda più disco, a tratti funk. Il tutto spolverato da suoni elettronici, cori tipici dei suoi brani e ritornelli da cui ti fai volentieri prendere a sberle. Un disco che sembra essere scritto per essere cantato e soprattutto suonato dal vivo, in tour.

Mayhem è un lavoro in cui si sentono anche gli omaggi agli artisti e ai generi che hanno fatto diventare Gaga quella che è. Da Prince (Killah feat. Gesaffelstain, che potremmo definire industrial funky), a Michael Jackson, fino a How Bad U Want Me, in cui qualcuno potrebbe sentire qualcosa di Only You degli Yazoo. Per arrivare a Zombieboy, che con quell’intro potremmo dire sia la sua Hollaback Girl. C’è qualcosa della “vecchia lei” anche nelle tematiche. Pensiamo a Paparazzi in Perfect Celebrity, brano in cui racconta nuovamente il lato più oscuro della fama.

Ma Gaga, in questo disco, sembra voler omaggiare più di tutti anche sé stessa. In una recente intervista ha detto di non essersi mai sentita così tanto in linea con la sua personalità come quando lavorava a queste canzoni. Ascoltando Mayhem si capisce perché. Come se avesse finalmente (ri)abbracciato da dove viene, senza troppa paura di dover sempre stupire o cambiare per forza. Una cosa che puoi fare solo se hai segnato il pop degli ultimi quindici anni.

Mayhem è un disco che piacerà tantissimo ai suoi fan. È divertente, rumoroso, ben suonato e cantato (forte). Mayhem significa disordine, caos. C’è pure spazio per i sentimenti, ma verso la fine. Il pianoforte è il protagonista di Blade of Grass, dedicata al fidanzato che le ha chiesto di sposarla facendole un anello con un filo d’erba (ma poi le ha regalato anche quello vero, tranquilli), e si chiude con Die with a Smile. Un brano che, se vogliamo, c’entra poco col resto del disco e che invece, messo proprio lì alla fine, sembra suggerire un messaggio finale serafico, del tipo: «Tranquilli che alla fine si sistema tutto». Anche il caos. O che volendo si può leggere anche così: «Sbaglio anche io, ma in un attimo torno a farti vedere come si fa». Mother Monster is back.

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