Il mondo dello spettacolo è tra i più colpiti dall’emergenza coronavirus con numeri in negativo che fanno presagire un collasso e che, forse, sono ancora in larga parte ottimistici: circa 3000 eventi musicali annullati tra club, palazzetti e arene di cui il 17% in via definitiva, il 60% riprogrammato e il restante in via di riprogrammazione. Sono dati che Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, ha reso noti all’Agi lo scorso 12 marzo. Ad aprile – e benché si parli in via generica della “fase 2” di convivenza con il virus – per il comparto dell’intrattenimento live non sembra intravedersi una luce in fondo al tunnel. Eppure, come in altri ambiti, la tecnologia potrebbe aiutare. In particolare, l’olografia. Una scoperta degli anni ’60 e applicata in maniera efficace negli ultimi venti, che consiste nella registrazione di informazioni in 3D tramite telecamere digitali, in grado di creare un rendering reale a tre dimensioni di persone, oggetti e situazioni, per la visione del quale non servono occhiali speciali o un particolare posizionamento dello spettatore. E tra l’altro potrebbe salvarci da Mark Zuckerberg e i suoi inquietanti visori di realtà virtuale Oculus.
Il caso emblematico di questi giorni, riguarda il Concerto del Primo Maggio. Che non si potesse immaginare la solita folla assiepata in Piazza San Giovanni a Roma era scontato ma, secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, gli organizzatori erano in fase avanzata per non fermare la storica kermesse e portarla su un terreno in parte olografico e in parte streaming. In questo modo, non solo il pubblico avrebbe potuto seguire l’evento in tv, radio o su piattaforme – che poi è la stragrande maggioranza del suo abituale share – ma persino gli artisti non sarebbero stati costretti a ritrovarsi tutti insieme in un luogo fisico per esibirsi. Il massimo della sicurezza, insomma. E invece, nonostante l’interessamento verso questa tecnologia, l’organizzazione ha congelato tutto, facendo tramontare anche l’unico flebile spiraglio, la classica diretta dagli studi della Rai.
L’occasione, però, sembra ghiotta. Non solo per il Concertone, ma un intero settore. E come spesso accade con le innovazioni, è solo questione di tempo. Per questo, abbiamo contattato Naumachia, una delle realtà più avanzate nella creazione di olografie in vari settori, e abbiamo scoperto che, sì, il Primo Maggio avrebbe rappresentato una perfetta case history, ma nonostante tutto, gli artisti stufi di attendere sul divano il ritorno alla normalità e che non si accontentano più delle dirette social (che portano follower, ma pochissimi introiti) o dell’elemosina di 600 euro del decreto Cura Italia, possono ora guardare in questa direzione e pensare a strade alternative, anche di business. Roberto Manfredi, produttore di lungo corso e recentemente entrato in Naumachia come responsabile dei contenuti, ha lanciato un appello: «Perdura l’immobilismo nell’ambiente musicale. Parlo di organizzatori, produttori, manager e non da ultimi gli artisti, assenti perché non si muovono spontaneamente, ma aspettano che sia il loro agente o discografico a sollecitarli. A nessuno viene in mente che si possa comunque organizzare eventi seguendo norme di sicurezza e autorizzazioni, unendo la piazza virtuale a quella fisica? Basterebbe mettere insieme una decina di location a norma, artisti e musicisti disponibili e collegarli tra loro grazie alle nuove tecnologie a distanza. Parlo non solo di concerti e musica live ma anche di formazione, insegnamento, incontri, dove la musica potrebbe tornare a girare».
In realtà, in alcuni casi c’è già chi lo sta facendo, come conferma Francesco Sicolo, direttore marketing della società milanese: «I riferimenti sono top secret, ma in tanti personaggi si sono rivolti a noi nell’ultimo mese, mentre c’è un grande artista dello spettacolo italiano che in autunno partirà con un evento che comprenderà l’olografia». A parte i nomi vale la pena approfondire il come, perché probabilmente questa modalità potrà essere utile ai big, ma anche a tutti coloro che avranno la prontezza di anticipare i consumi nella società post coronavirus.
Le applicazioni dell’olografia, infatti, sono molteplici. Una delle più spettacolari, nonché redditizie, riguarda il “dono dell’ubiquità”. Senza scomodare la religione, basta avere a disposizione uno studio attrezzato – a Baranzate già esiste – e installare nelle varie location degli appositi “palchi olografici”, per riuscire a tenere in contemporanea una serie di esibizioni con una risoluzione ottimale, zero latenza e anche l’interazione con il pubblico. Un esempio lo si è avuto nel corso dell’ultima puntata di X Factor, con Gianna Nannini che è apparsa sul palco di Milano direttamente dal suo concerto a Berlino. Un effetto wow che ha fatto discutere per alcune ore ma, puntualmente, è caduto nel dimenticatoio.
In un momento del genere, però, non è difficile immaginarne i possibili utilizzi. Sia per chi ha dovuto annullare una serie di spettacoli difficilmente recuperabili, sia per pensare a eventi ad hoc in contemporanea: una esibizione, un biglietto (magari ridotto) e decine di piazze servite; così come la visione di uno spettacolo vero e proprio attraverso siti e social, quindi con scenografie e attrezzature professionali e non più con la chitarra in braccio seduti sul letto o la batteria installata nel tinello. Vari esempi pilota si sono già svolti all’estero, tra i quali il multiplo concerto natalizio di Mariah Carey in Germania, Croazia, Macedonia, Montenegro e Polonia.
E fin qui, si potrebbe obiettare: tutto affascinante, ma dispendioso per chi non può permettersi un investimento iniziale o contare su un seguito abbastanza vasto. La tecnologia, però, corre velocissima e infatti da Naumachia ci hanno segnalato alcune alternative meno laboriose. Come per esempio Holo Box 1:1. Si tratta di un hardware grazie al quale è possibile portare ovunque, e con costi ridotti, sia la registrazione che il live di una persona a grandezza naturale. In questo caso si definisce telepresenza e le sue proiezioni risultano le più disparate. Con questo box, più compatto e facilmente trasportabile, la creatività ha a disposizione un canale per certi versi inesplorato.
Per ora, la società ha stretto accordi che la porteranno a ricreare storiche esibizioni di artisti del passato negli Hard Rock Cafè in giro per il mondo, non bastando più i memorabilia, e ridarà vita a Freddie Mercury negli studi di Montreux, a Charlie Chaplin nel museo di Losanna e a Raffaello per le celebrazioni milanesi. In questo caso viene chiamata digital resurrection (cioè far rivivere personaggi defunti) come quando Celine Dion nel 2008 duettò con Elvis Preley, il redivivo Tupac Shakur nel 2014 si esibì sul palco del Coachella o di Michael Jackson che si vocifera possa tornare in tour nei prossimi mesi. Ma questa è un’altra storia.
Ciò che invece potrebbe risultare rivoluzionario, proprio perché alla portata di tutti, risiede in un cubo ancor più piccolo che prende il nome di Holo Mini. Sostanzialmente, una scatola di 25×15 centimetri (tipo Alexa) con la quale è possibile proiettare direttamente a casa propria l’artista preferito, oppure qualunque personaggio al quale siamo appassionati. Pensate di avere Alberto Angela in 3D che vi parla in soggiorno, così come un attore, uno scrittore, un pittore o un influencer, senza contare chiunque sia in grado di promuoversi attraverso tale modalità. Da Naumachia assicurano che è proprio questo prototipo, a causa della quarantena prolungata a cui siamo costretti, ad aver subìto l’accelerazione maggiore e a breve potrebbe sbarcare sul mercato. I costi? Solo legati all’abbonamento dell’esperienza che decideremo di acquistare. E così, se rimane sempre vero che alla fine la bellezza salverà il mondo, risulta ogni giorno più importante capire con quale mezzo verrà diffusa.