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‘Hunky Dory’, il primo classico di David Bowie

Il 17 dicembre del 1971 il Duca Bianco pubblicava uno dei suoi album più belli, ispirato da Warhol, Dylan, Lou Reed e Marc Bolan

Nel 1970, quando Bowie iniziò a scrivere i pezzi di Hunky Dory, aveva poco da vantare dei sei anni trascorsi cercando di fare di sé un cantante. I suoi primi tre album erano stati un flop e non aveva un contratto discografico. Poi, nel gennaio 1971, andò negli Stati Uniti per tre settimane per un tour promozionale, un viaggio che allargò il suo universo e ispirò il primo episodio della sua affermazione artistica. «Tutto Hunky Dory rifletteva il mio ritrovato entusiasmo per questo nuovo continente che mi era stato finalmente offerto», disse Bowie nel 1999. «Quella è stata la prima volta che una situazione esterna mi ha ispirato al 100%, tanto da modificare il mio modo di scrivere e di osservare le cose».

Viaggiando in bus da Washington D.C. alla California, Bowie si innamorò del Paese e scrisse un tributo ad alcune delle sue icone: Andy Warhol, Song for Bob Dylan e Queen Bitch, influenzata da Lou Reed. Ispirandosi a folker come James Taylor e Cat Stevens, che allora dominavano le classifiche americane, iniziò a comporre graziose melodie con testi surreali che dicevano cose tipo “Mickey Mouse has grown up a cow”.

«Quando stavamo provando i pezzi di Hunky Dory, Bowie suonava da solo nei folk club di Londra davanti a 50 persone», raccontò il bassista Trevor Bolder, che suonerà poi anche in Ziggy Stardust e Aladdin Sane. Bowie trascorse sei mesi a perfezionare i brani e, quando bussò ai Trident Studios di Londra nell’estate del 1971, aveva completato 10 demo. «Realizzò che il periodo del folk stava finendo e che aveva bisogno di progredire», disse Bolder. «Specialmente visti i passi avanti di gruppi glam come i T.Rex». Bowie riunì una band – con il chitarrista Mick Ronson e il futuro tastierista degli Yes Rick Wakeman – in grado di allargare le prospettive delle sue melodie folk, trasformandole in rock un poco glam.

«Andammo in studio ed ebbi la più totale libertà di fare ciò che mi piaceva», disse Wakeman, «la considero ancora la più pregiata raccolta di brani in un unico disco». Su Changes Bowie lancia una sfida alle popstar in carica cantando: “Attenzione a voi, rock & rollers”. «Più che una cosa arrogante, credo fosse un modo di attrarre il pubblico dicendo: “Guardate, ho intenzione di andare tanto in fretta che non riuscirete a tenere il mio passo”», disse nel 2002. Life on Mars (tratta da Comme d’habitude del compositore francese Claude Francois) racconta la storia di una ragazza con i “capelli da topo” che va al cinema per scappare dalla vita.

L’album fu registrato con il gruppo in sole due settimane, circa un brano al giorno. La band si organizzò nell’appartamento di Bowie a Londra, dormendo sul balcone dentro ai sacchi a pelo. All’inizio, Hunky Dory non fu un successo commerciale, ma aprì la strada a Ziggy Stardust e a tutto ciò che lo seguì. «Mi diede un pubblico per la prima volta», disse Bowie più tardi, «persone che venivano davvero da me a dirmi: “Bel disco, belle canzoni”. Prima non mi era mai successo».

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