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I Beatles e il trafficante di schiavi: la vera storia di Penny Lane

Davvero la strada che ha ispirato Paul McCartney a scrivere il pezzo pubblicato nel 1967 è dedicata a uno schiavista? Gli storici della città hanno indagato. Ecco il loro verdetto

A Penny Lane le targhe col nome della via sono spesso imbrattate con nomi di persone, date, dediche ai Beatles che hanno immortalato la strada. Di recente è comparsa una nuova scritta: qualcuno ha cancellato la scritta “Penny” con uno strato di vernice nera e ha aggiunto in cima la parola “Razzista”. Secondo una teoria riemersa durante le proteste seguite alla morte di George Floyd, la strada sarebbe infatti dedicata a un noto trafficante di schiavi. Un gruppo di storici locali studia la cosa da tempo.

«Lo facciamo come gruppo dal 2010 e anche prima individualmente», racconta la guida turistica e storico locale Richard MacDonald. «La faccenda è stata al centro di un dibattito accademico. Tutto questo interesse ci ha colti di sorpresa. Non siamo abituati al fatto che si discuta pubblicamente dei nomi di strade che hanno a che fare con la storia del 1700 o del 1800».

Dopo le proteste, il sindaco dell’area metropolitana di Liverpool Steve Rotheram ha annunciato che il nome della via potrebbe essere cambiato se fosse provato il legame con James Penny, noto schiavista del 1700. È una possibilità che va soppesata, ha detto.

Secondo MacDonald e altri storici non c’è però alcuna connessione tra Penny Lane e lo schiavista. Le prime tracce della strada risalgono agli anni ’40 dell’Ottocento, quand’era nota come Pennies Lane. Nelle mappe del Settecento era una strada di campagna senza nome. James Penny è morto nel 1799 e c’è già una strada a lui dedicata: è Arrad Street, che prende nome dal luogo in cui è nato a Ulverston, nella contea di Cumbria. «A una personalità si dedicano le vie del centro, non una stradina di campagna», afferma MacDonald.

È vero, però, che altre strade di Liverpool sono dedicate a trafficanti di schiavi ed è questo il motivo che ha portato a pensare che anche Penny Lane lo sia. Nel 2006, la consigliera Barbara Mace aveva proposto di cambiare nome a tutte le vie della città legate allo schiavismo, per dedicarle «a chi ha fatto qualcosa di buono», come ha detto alla BBC.

La tensione attorno a Penny Lane è salita quando Stephen Guy, ufficio stampa di National Museums Liverpool, ha citato la strada parlando dell’imminente apertura in città dell’International Slavery Museum. «Confesso di aver contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle origini sinistre della via più conosciuta di Liverpool», ha scritto in un comunicato (non ha risposto alla richiesta di Rolling Stone di commentare la vicenda). «Penny Lane – immortalata dalla canzone dei Beatles – prende probabilmente il nome dal famigerato trafficante di schiavi James Penny. Lui o la sua famiglia possedevano terreni nella zona o avevano forti legami con essa».

La reazione dei fan dei Beatles e degli storici è stata decisamente negativa sia per l’importanza che la zona riveste per John, Paul, Ringo e George, sia per la mancanza di prove circa l’associazione fra Penny Lane e la tratta degli schiavi. David Bedford, autore di Liddypool: Birthplace of the Beatles e residente a Liverpool, è in prima linea nel rigettare la tesi circa il collegamento. Avendo fatto ricerche approfondite sulla zona e sui suoi ex residenti, esalta anzi l’importanza di Penny Lane.

«Vivo in quella zona da una trentina d’anni», dice, «e ho capito che Penny Lane non è solo una canzone su un luogo che i Beatles ricordavano con affetto – quando dicono che ce l’hanno nelle orecchie e negli occhi si riferiscono all’infanzia. Penny Lane è importantissima. Per capirlo devi venire e vederlo coi tuoi occhi».

Alla fine, nessuna via ha cambiato nome. Sono state invece installate delle targhe che spiegano la storia di quei nomi. Nell’International Slavery Museum, Penny Lane è inclusa in una sezione dedicata alle strade che prendono nome dai trafficanti di schiavi. O meglio, era così fino alla scorsa settimana quando l’interesse per il nome della strada ha convinto il museo a fare ricerche più approfondite. I risultati hanno deliziato Bedford e i fan dei Beatles di tutto il mondo.

Il 19 giugno Janet Dugdale, Executive Director of Museums & Participation ha diffuso un comunicato in cui diceva che Penny Lane non era collegata alla tratta degli schiavi: «Dopo aver parlato con lo storico dello schiavismo di Liverpool Laurence Westgaph, con Tony Tibbles, il nostro Emeritus Keeper of Slavery History, e con lo storico e blogger Glen Huntley, abbiamo concluso che le fonti a nostra disposizione dimostrano che non c’è alcuna prova storica del collegamento tra Penny Lane e James Penny. Stiamo perciò studiando un modo per rinnovare la nostra mostra interattiva».

In breve, la targa di Penny Lane non sarà più inclusa nella mostra. «Mi fa piacere che l’International Slavery Museum abbia verificato le fonti storiche e confermato quello che abbiamo già detto, cioè che non ci sono prove che colleghino James Penny e Penny Lane», dice Bedford. «Questa notizia darà sollievo ai fan dei Beatles e all’industria turistica locale, ma significa anche che lo Slavery Museum può continuare il suo straordinario lavoro per educarci, informarci e aiutarci a imparare dalla storia».

La rinnovata attenzione verso Liverpool e la sua storia ha sortito un altro effetto. «È stato un bel dibattito», dice Mike Doran, responsabile della comunicazione del consiglio comunale di Liverpool. «Solo oggi, il 19 giugno, il sindaco Joe Anderson ha annunciato la nascita di una commissione sulle disuguaglianze razziali. Da gennaio una task force si sta occupando del tema dei collegamenti tra città e schiavismo. Penny Lane ha scatenato l’interesse nazionale e internazionale grazie ai Beatles, ma il dibattito ha convinto le persone a ripensare alle loro azioni, a studiare le cose che non conoscevano di Liverpool e i collegamenti con la tratta degli schiavi».

Dugdale ne ha parlato nel comunicato: «La discussione e il dibattito sono i benvenuti anche quando non sono confortevoli. Affrontare la storia della città ci motiva. Essere un posto sicuro per riflettere, rivisitare e studiare è fondamentale per i musei della nostra società».

Il motivo per cui Penny Lane si chiama così resta un mistero. «È uno dei problemi maggiori, è quasi impossibile sapere di preciso perché si chiama in quel modo», dice MacDonald. «La storia funziona così. Spesso, quando vai indietro di 200 o 300 anni, è difficile trovare risposte definitive a qualsiasi domanda, perché non ci sono fonti. E insomma, chi è che documenterebbe la storia del nome di una strada di campagna?».

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