Rolling Stone Italia

I dischi da ascoltare a marzo 2022

In Italia sarà il mese di Fabri Fibra, Paky, Tommaso Paradiso. Si parlerà dei ritorni di Placebo e Stromae, del pop di Rosalía e Charli XCX, del revival punk-pop di Machine Gun Kelly. E, ci auguriamo, di una serie di dischi indie tutti da scoprire: eccoli

Foto: Mattia Guolo

“Multitude” Stromae (4 marzo)

«Per ritrovare l’ispirazione avevo bisogno di tornare a fare una vita normale», ha detto Stromae a proposito della lunga pausa intercorsa fra Racine carrée e Multitude. Quand’è tonato l’ha fatto con un colpo di scena. L’album viene presentato come un lavoro stilisticamente vario in cui il cantante abbina temi pesanti e musiche leggere, anzi leggerissime.

“How Is It That I Should Look at the Stars” The Weather Station (4 marzo)

L’anno scorso è uscito Ignorance, il quinto album dei Weather Station, il progetto della cantautrice Tamara Lindeman, col suo pop-rock pieno d’atmosfera e arrangiamenti eleganti. Il nuovo How Is It That I Should Look at the Stars è il disco gemello, una raccolta di canzoni più «semplici, pure, quasi ingenue, che rispondono alle stesse domande di Ignorance, ma in maniera più intima e riflessiva».

“Things Are Great” Band of Horses (4 marzo)

Chi l’ha già ascoltato dice un gran bene del nuovo album della band di Ben Bridwell: testi mai così personali e diretti, musiche che sembrano la versione cosmica e indie dell’Americana. Crutch è finita al numero uno della classifica Adult Alternative Airplay di Billboard.

“Ghost Song” Cécile McLorin Salvant (4 marzo)

«È diverso da tutto ciò che ho fatto in passato, riflette in modo più accurato la mia personalità eclettica. Sto abbracciando la mia stranezza», ha detto la cantante jazz & dintorni Cécile McLorin Salvant dell’album in cui interpreta sette pezzi originali «su fantasmi, nostalgia e desiderio» e cinque cover, tra cui Wuthering Heights di Kate Bush. E sì, ha la voce per farlo.

“Painless” Nilüfer Yanya (4 marzo)

Insieme a Snail Mail, Nilüfer Yanya è una delle giovani autrici rock più interessanti in circolazione. Merito del bell’esordio Miss Universe, di una scrittura affascinante e soprattutto di un timbro vocale splendido. Anche per lei è arrivato il momento di confermarsi: ci proverà con Painless. Abbiamo già ascoltato il singolo Stabilise, una canzone che parla «di una città grigia e piena di cemento» dove «nessuno viene a salvarti», e di come «l’ambiente che ci circonda influenza la nostra percezione delle cose».

“Oochya!” Stereophonics (4 marzo)

La band non voleva incidere un album nuovo, ma quando si è messa al lavoro su una raccolta per celebrare 25 anni di musica si è trovata fra le mani nuovi pezzi. Risultato: un disco inciso in una settimana con Jim Lowe e George Drakoulias per catturare l’energia d’un tempo. Gli ultimi estratti sono Forever e Right Place Right Time.

“An Hour Before It’s Dark” Marillion (4 marzo)

A sei anni da Fuck Everyone and Run, i Marillion tornano con un disco registrato nello studio di Peter Gabriel e con il Choir Noir. Parlerà di scienza, mortalità e anche di Leonard Cohen: «È pieno di riflessioni cupe, ma la musica è sorprendentemente allegra. Credo che la band non sia mai stata così in forma», ha detto il frontman Steve Hogarth. Sono già usciti due singoli: Be Hard on Yourself e Murder Machines.

“Crystal Nuns Cathedral” Guided by Voices (4 marzo)

Incurante delle mode, del passare del tempo, di tutto, la band di Robert Pollard torna col suo power pop poco più di quattro mesi dopo It’s Not Them. It Couldn’t Be Them. It Is Them!. Musica d’impatto, vecchio underground, garage rock, gusto per le melodie pop e zero pretese.

“Space Cowboy” Tommaso Paradiso (4 marzo)

“Sono solo un vaccaro che ama guardare il cielo”, canta Tommaso Paradiso nella canzone che dà il titolo al suo primo album solista. Ci troverete i pezzi che ha già pubblicato, Magari no, La stagione del Cancro e del Leone, Lupin, Tutte le notti. Altro verso autobiografico che dice molto di quest’album: “Tu vuo’ fa’ l’americano, ma nel cuore c’hai Vasco”.

“Oro blu” Bresh (4 marzo)

È il secondo album del rapper di Angelina Jolie. Il singolo Andrea dà un’idea del suo stile, «è il manifesto della mia musica e di quello che la vita mi ha insegnato fino ad oggi». I feat sono di Rkomi, Izi, Psicologi, Francesca Michielin, Massimo Pericolo, Tony Effe.

“Nei sogni nessuno è monogamo” Dargen D’Amico (4 marzo)

Dimenticate Bir Tawil, il nuovo album di Dargen ricorda piuttosto D’io. Dentro ci sono la sanremese Dove si balla, la cover di La bambola e un’idea di canzone decisamente più facile. Se non fosse andato a Sanremo forse si sarebbe ritirato, ci ha raccontato in questa intervista.

“Salvatore” Paky (11 marzo)

Paky (Vincenzo Mattera, classe ’99, cresciuto a Rozzano, alle porte di Milano) è uno dei talenti rap a cui guardano tutti e Salvatore è, con quello di Fibra, uno degli album più attesi del mese. Per ora si sono sentite Mama I’m a Criminal e Blauer. Passaggio chiave di quest’ultima: “Chiedo scusa se non uso Internet, un vero ghetto boy non sta su Internet, faccio le storie in strada, non su Insta”.

“Adesso torni a casa” Marco Fracasia (11 marzo)

È il primo EP di Marco Fracasia, l’ultima scoperta di casa 42 Records. Per ora si sono ascoltate Black Midi (sì, c’entra la band) e Ipersoap, tra pop e lo-fi, canzoni sempre sul punto di esplodere o di implodere. Un ottimo inizio. Produce Marco Giudici (Generic Animal).

“Classic Objects” Jenny Hval (11 marzo)

L’album più diretto e pop della norvegese Jenny Hval. Quando ha aggiunto la musica ai testi s’è «accorta che le canzoni finivano nei territori dell’assurdo. In fondo una canzone non è solo parole, ha una melodia, e la ragione per cui abbiamo delle melodie è quella di fare un passo nel buio e saltare giù dalle scogliere». Sono già uscite Jupiter e Year of Love.

“Motomami” Rosalía (18 marzo)

Il nuovo album di Rosalía ci mostrerà com’è cambiata dopo il successo di El mal querer. Sarà la sua consacrazione pop? Non proprio: non aspettatevi ritornelli da cantare e ritmi ripetitivi. Come abbiamo detto nella nostra intervista alla cantante, «Motomami è un lavoro innovativo, sperimentale che mostra le radici e le capacità tecniche di Rosalía. Sfida la musica commerciale così come la conosciamo». Potete leggerla qui.

“Crash” Charli XCX (18 marzo)

Negli ultimi anni si è parlato di Charli XCX come di una grande innovatrice del giocattolo pop, un’artista avventurosa e pronta a mettere in discussione se stessa e le convenzioni del genere. Crash arriva due anni dopo How I’m Feeling Now, il suo disco del lockdown, e sarà spudoratamente pop, un concept su una popstar malvagia che fa un patto col diavolo. «La gente che mi conosce sa che per metà del tempo sono serissima e per l’altra metà sono una specie di troll», ci ha detto in un’intervista.

“A Study of the Human Experience Volume One” Gayle (18 marzo)

È l’EP di Abcdefu, il vaffanculo a un ex da mezzo miliardo di stream solo su Spotify. Qui la diciassettenne Gayle racconta la sua storia e il disco come riflesso del suo processo di crescita.

“The Fantasy Life of Poetry & Crime” Peter Doherty & Frédéric Lo (18 marzo)

È un Peter Doherty sempre più elegante, nostalgico e un po’ français quello si sente in The Fantasy Life of Poetry & Crime, title track dell’album con Frédéric Lo. Il titolo è lo stesso della mostra parigina di cui abbiamo scritto qui. È uscita anche You Can’t Keep It from Me Forever.

“For the Sake of Bethel Woods” Midlake (18 marzo)

È il primo album dal 2013 della band che fece sensazione col secondo disco The Trials of Van Occupanther. Prodotto da John Congleton, For the Sake of Bethel Woods è annunciato come un disco incentrato sui temi di perdita e speranza, isolamento e comunione. Sono già note Bethel Woods, Meanwhile e Noble.

“Back in Black” Cypress Hill (18 marzo)

«Un ritorno alle radici». Così Sen Dog ha definito il decimo album dei Cypress Hill, quello del trentennale. «All’epoca eravamo membri orgogliosi della comunità hip hop, ora facciamo orgogliosamente parte dell’industria hip hop. Un disco hip hop diretto era l’unica cosa da fare».

“Caos” Fabri Fibra (18 marzo)

Non si sa granché dell’album che Fabri Fibra ha annunciato ieri con un post su Instagram, dopo avere azzerato il suo profilo. Arriva a 20 anni dall’esordio Turbe giovanili. In tour in estate.

“Benevolent” Generic Animal (18 marzo)

«Per scrivere le demo» racconta Generic Animal «ho usato inizialmente solo suoni di una vecchia pedaliera e beat di batteria isolate di canzoni pop». Il disco è stato registrato dalle parti di Lecco, sul lago. «Non avevamo mai registrato in uno studio che non fosse casalingo o incastrato in un palazzo di Milano e alla fine ci siamo appassionati al verde, al lago e alla stufa a legna, quindi abbiamo deciso di finire il lavoro lì. Abbiamo fatto urlare un po’ di chitarre, registrato delle batterie dentro a un bagno». Qui si ascolta Piccolo.

“La rivoluzione” Enrico Ruggeri (18 marzo)

È annunciato come «un concept album autobiografico su una generazione che ha affrontato anni di grandi cambiamenti sociali e culturali, gonfia di ricchezze e di grandi delusioni» e lo si capisce fin dalla copertina, con foto di classe del Liceo Berchet di Milano (non è difficile individuare Ruggeri). La title track è già uscita: «Il tema è l’assenza delle persone che abbiamo amato, che diventa costante presenza nel ricordo e nel cuore». In un pezzo c’è anche Francesco Bianconi.

“Never Let Me Go” Placebo (25 marzo)

Il nuovo album dei Placebo arriva dopo cinque anni di silenzio assoluto e otto dall’ultimo Loud Like Love. Non è un progetto pandemico: è stato scritto e completato prima di febbraio 2020, ma il coronavirus ha costretto la band a «un’attesa frustrante e interminabile». Oltre ai tre singoli già pubblicati – Beautiful James, Surrounded By Spies, Try Better Next Time – è lecito aspettarsi un suono parzialmente rinnovato: la band ha detto di aver composto le nuove canzoni «cercando di non renderci la vita facile».

“Warm Chris” Aldous Harding (25 marzo)

Il ritorno di una grande autrice, una voce stramba e sgangherata ma allo stesso tempo intensa, straziante. Di Warm Chris in realtà non si sa quasi nulla, se non che è prodotto da John Parish (al fianco di Harding sia in Party che nello splendido Designer) e che conterrà collaborazioni con Jason Williamson degli Sleaford Mods, Seb Rochford, Gavin Fitzjohn, Hopey Parish. C’è però un primo singolo: Lawn.

“Mainstream Sellout” Machine Gun Kelly (25 marzo)

Negli ultimi mesi s’è detto molto del revival del punk-pop, che Machine Gun Kelly sta riportando nel mainstream. Il titolo dell’album è stato cambiato in corso in “venduto al mainstream”, appunto, la produzione è di un gigante del genere come Travis Barker e c’è una collaborazione con Willow che ha già raccolto diversi milioni di stream e prodotto un video che riscrive l’immaginario dell’era dei Blink per la generazione Alpha.

“Magnificent Bird” Gabriel Kahane (25 marzo)

Troppo raffinato per essere popolare, Gabriel Kahane s’è fatto amare soprattutto per le canzoni di Book of Travelers. Il nuovo Magnificent Bird nasce dall’idea di passare un anno intero senza Internet e di usare l’ultimo mese di questo periodo per comporre una canzone al giorno. «L’idea era creare una sorta di scansione cerebrale auditiva di questo esperimento e darmi il permesso di scrivere di piccole cose».

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