I fan dei rocker italiani over 40 dibattono animatamente circa la bontà dei Måneskin. Loro, i rocker italiani over 40 (e pure quelli over 50 o 60), non hanno dubbi: la band di Zitti e buoni ha qualcosa. Lo scrivono sui social, lo dicono nelle interviste. Non è scontato date le differenze generazionali, stilistiche, culturali con la band di Damiano David. E insomma, i rocker italiani sono più aperti o solo più clementi del loro pubblico?
L’ultimo in ordine di tempo a tessere le lodi dei Måneskin è Vasco Rossi, che dopo avere postato i complimenti su Instagram, racconta a Repubblica che ha saputo dell’esistenza del gruppo grazie alla moglie Laura: «La canzone era molto bella: il riff di chitarra iniziale fenomenale. Per me è davvero quello di un grande pezzo rock. Quando ho sentito il testo che diceva: “Sono fuori di testa, ma diverso da loro” mi è sembrato che fosse un po’ la loro Siamo solo noi. (…) Ho sentito quel senso di ribellione, la voglia di andare contro la società omologata che provavo io».
«Gli voglio fare i complimenti anche perché finalmente in Europa non è andato in onda il solito stereotipo dell’italiano con la fisarmonica, il mandolino o il carretto tirato dal somaro ma si è visto un gruppo italiano che dice cose come: “Parla, la gente purtroppo parla / Non sa di che cosa parla”», dice ancora Vasco. «È la reazione sacrosanta di ragazzi ventenni a quello che vedono in giro. Poi si muovono nel modo giusto, Damiano canta molto bene, ha una voce splendida, e c’è finalmente una donna! Credo sia lei una delle menti del gruppo. Ma ognuno di loro ha la sua forza. E poi la cosa bella è che hanno iniziato dalla strada. Qualcuno ha scritto che sono “costruiti”. Ma che costruiti! Questi sono proprio veri, puri».
Ieri sera si è espresso anche Morgan che pur avendo una formazione musicale e culturale diversa dai Måneskin li ha lodati, dicendo che la vittoria all’Eurovision fa uscire il nostro rock dal complesso di inferiorità. «Una volta ogni morte di papa avviene che qualcosa dell’Italia si fa notare nel mondo e il mondo si leva il cappello, è successo poche volte, ma quando è successo è stata la cosa che ha dato la spinta e la forza all’Italia di essere qualcosa agli occhi del mondo, e l’Italia si è rafforzata di questo. È successo con Federico Fellini, con Volare di Modugno, con Ennio Morricone, con Arturo Toscanini, con Roberto Benigni».
«Ora è successo ai Måneskin, che il mondo abbia tributato e riconosciuto la loro eccellenza. Dunque, anziché fare polemiche e metterci a tirarci la zappa sui piedi, cogliamo l’occasione e tiriamocela e diciamo: visto? La nostra band non ha più nulla da invidiare a nessuno, il rock italiano è uscito dal complesso di inferiorità».
Dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest si è espresso anche Gianni Maroccolo (Litfiba, CCCP, CSI) che ha scritto su Facebook: «E ora rosicate e tacete fighettini alternativi benpensanti finti rockers esperti critici puzzoni con puzzetta sotto al naso snob… che niente avviene a caso! Che vi piaccia o meno, questi hanno talento e sono bravi».
Il giorno della vittoria si era espresso anche Piero Pelù: «Il rock italiano cantato in italiano cambia pelle e continua a vincere e a stupire il mondo. Grandi Måneskin, il rock non morirà mai!». Anche Eugenio Finardi si è complimentato con la band romana su Facebook con un sintetico, ma esplicito: «Bravi Måneskin! Rock & Roll will never die!».
Su Rolling Stone si era espresso in modo più articolato Cristiano Godano dei Marlene Kuntz: «I Måneskin fanno rock, non fanno rock? E cosa vorreste che facessero se non rock? Certo che fanno rock. Anche se è pop. Tutto il loro linguaggio è pop. Il modo di comunicare che hanno è innestato nel linguaggio televisivo, da cui dipendono e che sanno sfruttare alla grande (sono dei vincenti nel modo che vi ho spiegato più volte qua coi miei precedenti articoli, mentre tutto il rock che non sa comunicare in un certo modo e resta ancorato ai suoi “antichi valori” è perdente… sto parlando dal punto di vista della remunerazione eh). Nulla di concettuale in quello che fanno: solo una cura estetica precisa, mirata, calibrata al meglio. Niente “presimalismi”, nessun disagio esistenziale realmente disturbante. Sono figli di questo tempo, e stanno sulla parte vincente della forbice».
«Il loro rock lo fanno bene, nel senso che lo suonano bene, hanno un loro sound, sono cazzuti sul palco, hanno stile, e non poco. Virano verso un’attitudine glam, stanno lontani anni luce dal nerdismo dell’indie rock (di cui non credo gli importi nulla e nemmeno conoscano, e non vedo perché dovrebbero) e sono attitudinalmente un po’ crossover, ma col retrogusto Led Zeppelin via Greta Van Fleet in sottofondo (una formula fra centinaia nel mondo da quando esistono i Led Zeppelin). Sono un prodotto di natura commerciale, macinano successi, ammiccano al mainstream, lo cercano, lo trovano, e probabilmente questa è la loro più grave “colpa”, che provoca diffusa rosicanza. Molti musicisti italiani si sono espressi a favore di loro dopo l’esibizione sanremese, perché, da musicisti, sentono, come sento io, che questi qua spaccano».
Si è ovviamente espresso a favore dei Måneskin il giorno dopo la vittoria anche Manuel Agnelli degli Afterhours, il loro coach a X Factor. «Oltre alla gioia e all’orgoglio, c’è anche la sensazione che siate finalmente arrivati a vendicarsi della “pizza e mandolino” alla quale ci hanno relegato per anni. Avete aperto un universo per la musica italiana. La cosa più importante è questa. Siete capaci di essere voi stessi e quindi eccezionali in qualsiasi contesto. Anche il più difficile, anche il più trash. È una qualità che hanno solo le superstar».