Mentre la pandemia assedia il mondo, i fan dell’hip hop sono l’unico gruppo a porsi domande davvero importanti: Jay-Z ha davvero oscurato Jay Electronica sul suo album di debutto?
Venerdì scorso, Jay Electronica ha finalmente pubblicato il suo primo album, uscito dopo un decennio in cui i blogger rap hanno identificato nel suo singolo Exhibit C il secondo avvento (di cosa non l’ha ancora capito bene nessuno). Tuttavia, il primo Jay che ascolterete sull’album di Electronica non è Electronica. In A Written Testimony Jay-Z colleziona abbastanza rime e strofe da rendere credibile chiunque sostenga che il nuovo progetto di Electronica assomiglia più al 14esimo album in studio di Jay-Z, oppure, come minimo, al suo sesto disco di collaborazioni. Per molti fan, però, il punto è un altro. Se fai parte per abbastanza tempo di un fandom affamato di novità, anche un pezzo di pane (per quanto bene possa suonare) sembrerà una manna dal cielo.
Prevedibilmente, Electronica ha passato gran parte del tempo a difendersi dalle critiche. Joe Budden – rapper in pensione diventato provocatore da podcast – si è buttato nella mischia spiegando quanto sia ingombrante la presenza di Jay-Z in A Written Testimony. “Da rapper, ti dico che le ha prese di brutto”, ha detto nell’ultimo episodio del suo podcast. “Il rap di questo disco non è al livello di quello di Exhibit C”. La rissa tra Jay e Joe si è poi spostata sui social media.
“Non sono mai stato trattato così nei miei progetti”, ha scritto Budden su Twitter dopo che il rapper ha attaccato un’altra voce del podcast, Rory. In risposta, Electronica ha pubblicato una frase che ha spezzato il cuore di tutti i giornalisti costretti a lavorare da casa per chissà quanto tempo: “Non ho mai sentito i tuoi album. Possa Allah benedire la tua carriera di giornalista”.
A essere onesti, se avete intenzione di considerare A Written Testimony come un disco di Jay-Z, è importante notare che non è un grande album di Jay-Z, in parte perché l’ha registrato con l’intenzione di difendersi da alcune accuse. Questa è una versione di Jay-Z che ha un po’ di cose da dire. Erano anni che non suonava altrettanto ribelle.
Da quando, ad agosto del 2019, è diventato il “live music entertainment strategist” dell’NFL, il rapper/capo di Roc Nation si è messo sempre più sulla difensiva. Quest’ultima avventura imprenditoriale di Jay è stata giustamente vista come una mossa ipocrita: il rapper che nel 2017 aveva dedicato gran parte di 4:44 a difendere Colin Kaepernick si era schierato con la stessa organizzazione che si rifiutava di assumerlo.
Jay-Z non è riuscito a trattenersi e ha trasformato A Written Testimony in un’occasione per puntare i piedi. Per molto tempo, Jay ha raccontato conflitti interiori, storie di un uomo in guerra con se stesso – con il suo ego, i problemi con il padre, la paura di impegnarsi –, ed è divertente vederlo mentre usa metà album di Jay Electronica per battagliare con detrattori infinitamente più poveri di lui. Nelle due strofe di The Ghost of Soulja Slim e Lux Capacitor, se la prende con chi lo accusa di essersi venduto.
“Non potrei mai vendere l’anima, loro hanno venduto la loro anima a me”, dice all’inizio dell’album, poi, cinque canzoni dopo, spiega cosa lo ha portato all’accordo tra Roc Nation e la NFL:
“Perché dovrei vendermi? Sono già ricco, non ha nessun senso
Ho più soldi di Goodell, di un’intera panchina della NFL
Li ho fatti con una mano sola come Odell ammanettato a una cella
Sarei rimasto a guardare se avessero affrontato quella roba da soli” (da Flux Capacitor)
Nonostante lo status da miliardario, Jay-Z rimprovera i suoi detrattori della comunità nera e, allo stesso tempo, spiega il suo modo di pensare. “Non mi sentirò in colpa, non scaricatemi i vostri pesi / Non avevate la stessa energia per i du Pont e i Carnegie”, dice in Universal Soldier, dimenticando il fatto che chi lo ascolta non era vivo durante l’Età dell’Oro.
Approfittiamo di queste giornate per imparare qualcosa da Jay, Jay e Joe. Che società sarebbe senza la critica musicale? Dovremmo scivolare nell’oblio o resistere tra le macerie? A tutte le mie sorelle e i miei fratelli in ascolto e in difficoltà, dico: “Possa Allah benedire le vostre carriere di giornalisti”. E ricordatevi di lavare le mani per almeno 20 secondi.