Che Massimo Pericolo non fosse un rapper come gli altri era chiaro anche da prima di Solo tutto, ci mancherebbe. Poi, certo, il secondo disco ha senz’altro spiegato ancora meglio come viaggi proprio su un binario diverso rispetto a tanti colleghi: vero, intenso, sincero e spietato in primis con sé stesso, nonché coraggioso nel rifiutare il compromesso quanto nell’ammettere di essere cambiato. Tradotto: anche al tempo dei live in streaming che sembrano showcase preregistrati, o peggio spot con le luci giuste buone solo per far rimpiangere il palco, la presentazione del suo secondo disco non poteva essere una di quelle formalità. E no, ovviamente, non lo è stata affatto, per quanto si trattava lo stesso di attraversare un campo minato: ce lo vedete, uno come lui, che trasforma i concerti in ring di muscoli e sudore, a esibirsi davanti a uno schermo e senza pubblico?
E invece lo show di ieri sera, prodotto da Except e mandato in diretta sul canale Twitch di Amazon Music (tra l’altro partner dell’evento: per loro era la prima trasmissione di questo genere in Italia), ha colmato alla grande queste assenze strutturali, con un ibrido con dentro il “sangue” della diretta, l’unicità stessa del momento e, al contempo, le potenzialità “fredde” dello streaming. C’era tutto ciò che serviva: dure ore e mezza di diretta di cui la metà di canzoni, fra pezzi di Scialla semper, i nuovi e un paio di feat.; la location evocativa e simbolica, cioè quel Teatro LaCucina nato negli spazi enormi della mensa dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, con i finestroni e le luci a led a illuminare il buio; la regia ansiogena ed efficace di due smaliziati di settore come Pepsy Romanoff e Andrea Folino; e un cast clamoroso di ospiti, tra cui gente da 24 carati come Marracash, Emis Killa insieme a Jake la Furia e Speranza con Barracano, che oltretutto tornano per un po’ di cazzeggio in libertà nell’after-show del conduttore-spalla Carlo Pastore.
Prima però c’è il live vero e proprio, in cui Massimo Pericolo coperto da autotune si scioglie un po’ alla volta, divorandosi via via le telecamere con indosso le orecchie da coniglio e passando dal maglione alla canottiera, mentre la chat è un fiume da 20mila nickname su cui scorrono cuori, «ti amo», bestemmie. E da una parte, appunto, vince il concept: quattro set da venti minuti l’uno per altrettanti temi della sua geografia narrativa, dalla strada (con BANG BANG e una Fumo che è tutta mimica) all’amore, con MVP, l’auto-compassione di Stupido e la ferocia street di Airmax, per poi chiudere con la sezione dedicata ai «posti» (la provincia cronica, in cui trovano spazio Bugie e il manifesto di Appartengo con Marracash, uno dei momenti più intensi con l’epitaffio romantico L’ultima volta con Jake la Furia ed Emis Killa, dalla prima parte) e quella alla “notte”, l’unico passaggio in cui partono gli schiaffoni di 7 miliardi e Cazzo culo. Il resto, infatti, è giocoforza più chirurgico e cupo di quello a cui ci aveva abituati il personaggio, in linea con l’ambiente scuro di contorno, in un trip in cui ogni set viene introdotto da immagini sgranate e dalla voce di Vane che divaga in maniera lucida sugli argomenti, con intorno a lui ci sono scenografie ad hoc come l’iniziale poltrona con abat-jour e tv o il parchetto con scivolo in cui vengono cantati i pezzi sui “sentimenti umani”.
Eppure, nonostante sia un lavoro curato nei dettagli, quasi cinematografico, comunque “provato” tantissimo per stessa ammissione del suo protagonista e con un cast stellare per un appuntamento gratis, per fortuna non sono mancate le imperfezioni tangibili dello show dal vivo. Che siano le “doppie sporche”, gli interventi spontanei di Pastore, i problemi tecnici a cui Massimo Pericolo ovvia cantando a cappella la parte saltata o in generale il suo approccio naif, la sensazione è stata quella di essere partecipi di un qualcosa che stesse succedendo in quel momento. Magari non un concerto, ma uno spettacolo con in scena la sincerità – come quando il rapper si assenta per andare in bagno – e un’interazione col pubblico vera, che va da un leggero “state comodi a casa?” ai commenti letti in diretta. Perché gli applausi non c’erano, certo, ma la cura per idee, performance e ospitate hanno fatto sì che lo show fosse ibrido e valido a prescindere dal momento, approfondendo i temi di Solo tutto e creando una sorta di inedito per i live in streaming italiani, a sfruttare le potenzialità dell’online senza perdersi nell’effetto pre-registrato. Alternando analogico e digitale. E se il post-live regala perle come Ketama126, Speranza e Massimo Pericolo che spiegano cosa sia per loro l’amore (“Sincerità prima di tutto”, tutti d’accordo), be’ allora abbiamo la certezza di stare nel posto giusto.
A questo punto, spiace solo che, a leggere i post con cui era stato anticipato lo spettacolo sui social, lì si fosse parlato di “un preshow e un aftershow per vivere insieme tutte le emozioni di un concerto dall’inizio alla fine”, come a voler sembrare rassicuranti nei confronti del pubblico, a dire che si sarebbe fatto tutto il possibile per far assomigliare questa serata a un live vero. Ci sta, per carità. Ne sentiamo tutti la mancanza, e la gente va convinta. Ma peccato, non ce n’era bisogno: uno spettacolo così – per dettagli, vastità del repertorio e concept – rappresenta un esperimento di cui tenere conto; magari persino da replicare in parallelo ai live stessi, quando tutto questo sarà finito. Tutt’altro che un semplice ripiego.