Due giorni fa i Coldplay hanno postato un video curioso. C’è Chris Martin che abbraccia il padre Anthony di fronte al pubblico del concerto a Monterrey, in Messico. Dettaglio fondamentale: l’uomo sta pedalando per contribuire a creare energia elettrica per alimentare il palco, un’iniziativa riservata ai fan della band inglese. È un’immagine buffa e simbolica. I Coldplay sono fra gli artisti mainstream più attivi nella realizzazione di spettacoli a ridotto impatto ambientale. Hanno dichiarato che l’energia che alimenta il loro palco è totalmente “pulita” (grazie a una batteria sviluppata da BMW) e che lasceranno dietro di sé un’impronta ecologica positiva, assorbendo più anidride carbonica di quanta ne produrranno. La verità, però, è che oggi fare tour sostenibili al 100% è un’impresa colossale.
In Italia vuole cominciare a provarci Elisa, che ha presentato oggi il Back to the Future Tour all’insegna di parole come responsabilità sociale e sostenibilità. Il tour prevede per ora 34 date da giugno a settembre in luoghi tra i più disparati in 20 regioni, tra storia e natura: piazze, forti, arene, comunità montane, teatri antichi, castelli. Il 28, 30 e 31 maggio, in qualità di direttrice artistica di Heroes che quest’anno è a tema green, Elisa terrà tre concerti all’Arena di Verona con ospiti Marracash, Rkomi, Elodie, più altri che saranno annunciati. Il tutto all’interno di una cinque giorni veronese che prevede varie iniziative che animeranno la città e che saranno presentate a fine aprile. I tre concerti saranno aperti da Joan Thiele (il primo), Chiello e La Rua (il secondo), Venerus (il terzo). La cantante sarà accompagnata da una band di cinque elementi più cinque coriste. «Il suono sarà molto organico», promette. A Verona ci saranno anche un ensemble di archi di più di 20 elementi e una sezione fiati da big band (a questo link tutte le date, prevendite aperte domani alle ore 17).
Elisa è Advocate/Champion della campagna delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il suo tour non è totalmente sostenibile, né sarà possibile calcolare l’esatta impronta ecologica, ma ogni tappa riceverà comunque una valutazione ambientale. È un primo passo nella direzione di una maggiore consapevolezza attraverso l’uso di un protocollo per il basso impatto ambientale stilato da Music Innovation Hub col Politecnico di Milano. «Per la prima volta in Italia» spiega Andrea Rapacini di Music Innovation Hub «si individuano indicatori di sostenibilità e ci si lavora su. Sì, nel tour ci saranno cose non sostenibili, ma la transizione è proprio questo. L’importante, per evitare il greenwashing, è individuarle e lavorarci».
Il tour partecipa al progetto Music for the Planet realizzato da Music Innovation Hub ed AWorld a favore di Legambiente, un fondo che da qui a fine anno mira a mettere a dimora (ovvero piantumare e curare) alberi all’interno delle città. Andrà a contribuire al più ampio progetto Life Terra, che ha l’obiettivo di piantare 500 milioni di alberi in Europa, di cui 9 milioni in Italia. Se l’idea vi sembra ingenua, sappiate, come spiega l’accademico e saggista Stefano Mancuso, che «per ogni euro investito nella riduzione delle emissioni, gli alberi sono mille volte più efficienti per la fissazione del carbonio di ogni tecnologia». L’esperienza maturata negli ultimi quarant’anni, dice Mancuso, «ci ha insegnato che ogni politica sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica è fallita: ne produciamo ogni anno più del precedente. Ci vogliono decenni affinché queste politiche risultino efficaci». Nel frattempo, perciò, «più alberi piantiamo, soprattutto nei luoghi in cui produciamo CO2, meglio sarà per tutti noi».
Back to the Future segna una presa di coscienza per Elisa che in passato, ad esempio, non si è posta il problema di quanti tir girassero per la penisola con l’attrezzatura del suo tour. «Fino a sette», le dice Salzano. «Ecco, io facevo lo show e non pensavo a quanti tir servivano, ora invece lo tengo in considerazione. L’idea» spiega la cantante «è disegnare il palco in modo da trovare sul posto parte delle strutture e far viaggiare meno materiali. L’obiettivo è portare in giro un solo tir. La plastica è già bandita dai miei tour, stiamo lavorando a un protocollo per dare gli avanzi dei catering a mense, chiese e Caritas, usiamo auto ibride, per il merchandise utilizziamo da anni solo cotone organico made in Italy, vogliamo dare spazio a piccole realtà locali. Insomma, ci sono tanti valori che si parlano. Vogliamo mettere pressione alla politica affinché crei le infrastrutture. All’estero ad esempio si usano carburanti più ecologici per gli spostamenti e ci sono venue alimentate da pannelli solari che in Italia non esistono. Tocca a noi accelerare questo processo».
Non aspettatevi uno spettacolo a tema. Back to the Future sarà un tour in cui si comincia a fare i conti con la sostenibilità, ma non sarà un tour sulla sostenibilità anche se l’ambiente è uno dei temi centrali dell’ultimo doppio album della cantante. «Deve rimanere un concerto vero e le idee devono essere espresse in modo poetico», dice Elisa. «Non voglio che il tema sostenibilità tolga qualcosa al trasporto, alla magia, all’intrattenimento, alla sacrosanta leggerezza di un concerto». Le è stato ad esempio proposto di esibirsi solo con la luce del sole. «Non ho accettato pur sapendo che sarebbe una scelta più sostenibile. Dobbiamo essere realisti e cercare di restituire al pubblico anche la magia che è mancata in questi due anni. Sarebbe controproducente far sentire che manca qualcosa. Non è con una singola azione come questa che si risolve il problema, ma con tante azioni, piccole e continue. La mia speranza è ispirare un cambiamento nell’atteggiamento».
La sostenibilità non avrà un impatto sul prezzo dei biglietti. «Saranno in media sotto i 50 euro», spiega l’organizzatore Ferdinando Salzano di Friends and Partners. È un punto importante. Siamo abituati a pensare che esista quello che in economia viene chiamato trade-off tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, ovvero che l’aumento della prima determini una diminuzione dell’altra. «Non è così», assicura Rapacini. «Ci vuole un cambio di paradigma, dobbiamo smettere di pensare agli investimenti ambientali e sociali in alternativa alla dimensione economica. Anzi, spesso le aziende sostenibili sono anche quelle di maggiore successo e quelle che hanno performance borsistiche migliori». In altre parole: si può fare.