C’è grande fermento nel mondo della musica per il ritorno dei live: dalle App che potrebbero sostituire il passaporto vaccinale ai concerti-test in varie location annunciati da Assomusica – sulla scia di quanto già avvenuto in Spagna – sembra ormai tutto pronto per avere almeno un percorso che porti a date certe per riorganizzare gli spettacoli in presenza.
Fra le tante iniziative, una delle più strutturate e che è stata in grado di coinvolgere numerose realtà del settore è quella che si è riunita sotto l’hashtag #ricominciamo. Il suo portavoce è Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, che da un lato si è detto scettico sulla reale efficacia nell’organizzare dei concerti-test con un pubblico tamponato e con mascherine, mentre dall’altro ci ha presentato il protocollo che ha elaborato e che ora si trova al vaglio del Ministero della Cultura, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Comitato Tecnico Scientifico e che prevede, sostanzialmente, un ritorno dei live da fine maggio sia indoor che outdoor.
Claudio, vi siete dichiarati critici verso i test che si sono svolti in Spagna. Per quale motivo?
Il concerto del Palau Saint Jordi di Barcellona, dove peraltro molti anni fa organizzai uno show di Eros Ramazzotti, ha indiscutibilmente avuto un forte impatto mediatico ed emotivo, ma non è un esempio sostenibile, né utile da perseguire. Il Saint Jordi ha una capienza per concerti di 22.000 posti fra in piedi e a sedere, più del doppio del Forum di Assago, il quadruplo del Palalottomatica per intenderci. Qualche giorno fa vi hanno tenuto un concerto con biglietti da 23 a 28 euro per 5000 persone con mascherine fornite dall’organizzatore e con obbligo di controllo con tampone antigenico rapido, il cui costo medio è di 38 euro per il privato cittadino.
Quindi i conti non tornano?
Con un incasso di 90.000 euro circa e, a quanto si sa, 200.000 euro di spese di produzione, la differenza evidentemente è stata pagata dallo Stato o dalle autorità locali. Ovviamente è insostenibile immaginare che questo possa succedere su larga scala con gli spettacoli di qualsiasi genere e con qualsiasi capienza e prezzo del biglietto. Inoltre, il test dice che, sostanzialmente, in un ambiente chiuso, dove ci sono persone non infette, il virus non si trasmette. Quindi a che serve?
Qual è allora il percorso che la musica italiana deve intraprendere per il ritorno dei concerti?
Credo sia necessario applicare un protocollo, come per ogni altra attività collettiva, come il lavoro in fabbrica, la televisione, i mezzi di trasporto cittadini, i treni o i centri commerciali. Dopo sei mesi di lavoro collettivo e condiviso, abbiamo elaborato un protocollo organizzativo e sanitario per la riapertura di tutti gli spazi dello spettacolo dal vivo e degli eventi con #ricominciamo a cui hanno già aderito oltre 80 sigle di varia e ampia rappresentatività.
Assomusica ha detto di non aver avuto contatti proficui con le istituzioni, invece mi sembra che voi li abbiate avuti anche di recente, o sbaglio?
Il protocollo è all’esame del Ministero della Cultura, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Comitato Tecnico Scientifico, è stato pubblicato nel sito della Siae, è all’esame della Croce Rossa Italiana e di alcune amministrazioni locali fra cui Milano, Ferrara e Firenze. Crediamo sarà adottato da molti a partire da fine maggio, quando credo e auspico si riapriranno tutti gli spazi indoor e outdoor in Italia. L’idea è applicare, sulla base della determinazione delle capienze degli spazi, fattori specifici e soggettivi delle strutture e modalità operative che consentiranno numeri sostenibili e non più predefiniti e uguali per tutti, che oggettivamente non consentono la riapertura. Lo Stato dovrà comunque continuare a sostenere maestranze, imprese e gli artisti meno fortunati e più bisognosi e allo stesso tempo promuovere una campagna che aiuti a ricostruire la fiducia del pubblico verso tutto il mondo dello spettacolo dal vivo.
Non sarà un altro modo per dividersi nel mondo della musica?
Come promotori di #ricominciamo stiamo svolgendo un ruolo di servizio e supporto mettendo a disposizione esperienza, passione e professionalità di un gruppo composito di persone che ben conoscono tutti gli aspetti e le tematiche organizzative e produttive. Il protocollo è uno strumento per riaprire tutti gli spazi in sicurezza indicando e spiegando tutto il processo dalla messa in vendita dei biglietti sino al ritorno a casa. Non vogliamo essere considerati una controparte ma uno strumento utile di conoscenza e approfondimento per le autorità competenti del Paese in un ambito che frequentiamo e viviamo da decine di anni.