Hollywood. Caldo pomeriggio invernale (idiosincrasie californiane), il traffico scorre lento lungo Sunset Boulevard, diretti a quello che viene considerato, insieme a The Roxy, The Raibow Club e Viper Room, uno dei club storici del rock & roll americano: il Whisky A Go Go.
Da dove comincio? Let me introduce myself: Roberto Croci aka La Bestia, vivo a L.A. da quasi 30 anni e, no, non mi manca l’Italia, specialmente se parliamo di musica & concerti, e non essendo più un fanciullo ho avuto l’occasione di assistere ad eventi musicali che segnano una vita. A miei tempi, in Italia, non c’erano grossi concerti stranieri, tutt’al più si frequentava il mitico Rolling Stone – Echo & The Bunnymen, Nick Cave, l’incazzoso Iggy Pop – con i quali andar fuori di testa e fare pogo come degli scalmanati, visto che la mia generazione aveva perso Woodstock.
Altro concerto importante per me è stato Vasco a San Siro, i fucking Clash a Reggio Emilia, la calata di Bob Marley a Milano, il battesimo internazionale musicale capitando per caso in terra yankee andando al concerto di Bruce fucking Springsteen per il tour The River in Nebraska nel 1982. Idem per Neil Young e Pearl Jam di Eddie Vedder e sopratutto Up in Smoke Tour di Dr. Dre, Snoop & Eminem.
Tornando a noi, di bars, clubs and venues ne ho frequentati parecchi, ma pochi possono risvegliare in me istinti primordiali (beats e ambiance) come il WHISKY A GO GO, vuoi per storia (Doors & Hendrix), fama (The Who, Ramones) o iconoclasticità (Blondie e Talking Heads), o semplicemente perché c’ero anch’io, negli anni, quando hanno suonato Guns & Roses, Nirvana, RHCP e… Caparezza!
PS: c’era anche il Liga(bue) non più tardi di diverse settimane fa, ma fuck me, galeotta la pennichella che me l’ha fatto perdere. Più rincoglioniti di così! Arrivo, parcheggio ed entro. Capa è seduto ad uno dei tavolini, mentre gli scattano delle foto. Vedo il resto del gruppo sul palco, intenti a preparare lo show della serata. Poi saliamo al piano bar, soppalco e zona artisti ed eccoci di fronte, nel salottino, Capa nel fulgido splendore della sua pazzia e della sua Caparezza aka testa riccia in dialetto molfettano.
Capa, seconda data – dopo NY – del tour americano?
No, cazzo, no, non è un tour americano, sono solo due date. Lo considero un esperimento, una carovana di italiani in sopralluogo al mitico Whisky, dopo l’esperienza del El Rey Theather di qualche anno fa, dove c’eravamo anche incontrati. Devo dire che non avevo nemmeno mai fatto un tour europeo e quest’anno sono stato per la prima volta allo Sziget festival a Budapest dove ho proposto un set con tutti i miei testi in italiano, proprio perchè volevo vedere, capire, sapere come vengono recepiti. Mi segui? So che a tutti piacciono quegli interventi teatrali e le minchiate che faccio sul palco fra un pezzo e l’altro, quindi, quando finisco un concerto, sopratutto all’estero, vado umilmente a chiedere a quelli “del luogo” – con il mio inglese inesistente – se capiscono le mie canzoni, se hanno capito qualcosa dei testi. Tutti mi fanno i complimenti, ma devo onestamente ammettere che ho anche il sospetto che in realtà le mie canzoni non valgano un cazzo, che non siano in grado di superare i confini, non attraversare l’oceano. Quindi, diciamo che adesso voglio fare questa esperienza “esterofila” con meno incoscienza e più curiosità. Non ho un punto di arrivo… non è che arrivo in USA faccio due date e succede qualcosa… lo faccio serenamente. Non ho particolari ambizioni.
Il video di “Non me lo posso permettere”, primo singolo di Museica, album premiato oggi con la Targa Tenco:
Il Whisky A Go Go?
Suonare qui al Whisky è incredibile. Specialmente per me. Esperienza mostruosa, un posto da annusare, da respirare… non parlo di droga… ma anni ed anni di persone che hanno formato culturalmente e musicalmente anche me… tutte sullo stesso palchetto, una sacralità indotta che ci accomuna… non trovo che ci sia differenza fra i fedeli di Lourdes e i fans che vanno al Père Lachaise di Parigi a trovare la tomba di Jim Morrison. Si tratta sempre di un pellegrinaggio… è il mio Cammino di Santiago di Compostela… voglio semplicemente perdermi. Più bello che ritrovarsi.
Suonare al Whisky A Go Go è il mio Cammino di Santiago di Compostela. Voglio semplicemente perdermi.
Poco fa hai menzionati I tuoi idoli… cos’ascoltava il giovane Michele Salvemini?
Il primo disco me lo regalò papà, il famoso singolo The Robots dei Kraftwerk, e da lì ho cominciato ad amare questo tipo di musica, da piccolo era solo space music per me, non che abbia avuto troppa fortuna nella fine degli anni ’70, ma ha fomentato in me le immagini di fantascienza, il sogno di andare via, tutte le sperimentazioni elettroniche tedesche… adoravo i ROCKETS, che nel mio immaginario sono fondamentali, si travestivano come me, come faccio io. Questo sicuramente è il mio imprinting. Nel mio disordine musicale non potevo diventare ortodosso della musica….sono un BASTARDO, mischio tutto incurante di tutto il resto. Faccio quello che voglio e non mi pongo dei paletti. Questo ha fatto diventare di me un AGGETTIVO, tantomeno che quando qualcuno mischia troppo, gli dicono che è caparezziano.
LA cinema. Hollywood è a due passi veri. Cosa ti interessa del cinema americano e come ha influenzato la tua musica?
Kubrick regista preferito, e non lo dico per dire qualcosa di scontato, c’e un motivo vero: musicalmente parlando, Kubrick era un rivoluzionario, specialmente nelle sue colonne sonore ha messo pezzi che mai mi sarei aspettato di trovare in determinati film… era uno che creava dei corto circuiti, genialata mettere un waltzer di Vienna in un film spaziale, di fantascienza, come 2001 Odissea nello Spazio… e cantare Viva Viv Topolin, dopo il disastro-napalm del conflitto in Vietnam… e perchè massacrare di botte qualcuno cantando Singing in the Rain? G-E-N-I-O, che amo moltissimo. Dei contemporanei Michel Gondry, onirico, molto figlio di Fellini secondo me.
Il primo disco me lo regalò papà, il famoso singolo The Robots dei Kraftwerk. Da piccolo era solo space music per me.
Congratulazioni per la Targa Tenco 2014. Che significato ha per te?
La TARGA TENCO l’unico premio che ho sempre davvero voluto ricevere….la verità è che…la storia dei premi in Italia è un grande bluff, se ti vogliono come OSPITE, ti infilano un premio alla cazzo, e dopo, quando non puoi andarci, il premio scompare. C’è sempre molta strumentalizzazione, dfficile trovare un premio che abbia un senso reale. Per me la Targa Tenco ha un significato. Perche? Ho stima di Tenco da sempre, perché come lui rispetto e stimo l’arte dello songwriting… scrivere testi è una beatitudine, e anche se io faccio rap, la mia cultura rap veniva anche dalla buona scrittura dai cantautori degli anni ’70 di cui sono figlio anche io. Sono superfan di De Gregori, della liricità di Paolo Conte, che non trovo distanti da certe soluzioni che si trovano nel rap. Poi perché salva Sanremo dalla sua Sanremosità.
Il video finale del tour estivo del 2012:
Contento del fatto che ti venga assegnata la Targa per Museica?
Non avevo mai mai ricevuto un premio, e la Targa Tenco come miglior album 2014 per MUSEICA mi rende ancora più felice. Ho sputato l’anima….un album molto complesso, basato sulla sfera dell’arte, dove ogni pezzo viene fuori perchè ispirato da un’opera d’arte. Fatto da me, prodotto da me, scritto da me in casa mia con coperte della nonna costosissime invece che i sonorizzatori…
E del fatto che te lo diano il 6 dicembre?
Sono contentissimo che sia arrivato adesso, Grazie S. Nicola. Io sono di Molfetta e il 6 dicembre si festeggia BABBO NATALE e San Nicol(aus). La storia narra che Il vescovo di Mira per salvare 3 fanciulle dalla prostituzione gettò 3 sacchetti pieni di soldi dalla finestra, e al loro risveglio trovarono i soldi per le rispettive doti… quindi non furono avviate alla prostituzione. Ecco perchè si danno i regali e si festeggia il Natale il 6 dicembre, sia a Molfetta che a Trieste.
La musica è la tua vita, il tuo lavoro, la tua passione. Perchè ancora oggi dopo tutti questi anni sei ancora un musicista?
Non c’è altra sensazione. Musica è passione… non è mai stata una missione, per me la musica è addiction, un vizio. Pensa che roba, posso pagarmi vizio, con il vizio stesso.. sono pusher e consumatore della mia stessa roba, nello stesso momento.Continuo vita natural durante con gioia a fare lo strimpellatore.
Musica è passione. Non è mai stata una missione, per me la musica è un vizio.
Due parole sui disgraziati che ti seguono sempre.
Devo dire che io mi sento un uomo del sud, ho in me una certa… SOUTH ATTITUDE… (coniata durante l’intervista) e come i Jersey Boys, i miei musicisti suonano con me da anni e sono sempre loro. Sono amici miei… turnisti si, ma AMICI MIEI prima di tutto. Una carovana del sud in perenne movimento. Siamo sempre gli stessi, cerchiamo di vivere questa esperienza sempre uniti… loro di riflesso ed io in prima persona, ma nonostante tutto ci divertiamo, facciamo la vita. Lo diceva anche DANTE: “Non siamo nati x vivere come bruti ma per seguire virtù e conoscenza”. E questo bisogna fare…
FUCKING-AAA CAPA. I LOVE U MAN. C U NEXT TIME