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Aaron Lee Tasjan è un Elliott Smith androgino venuto dallo spazio




Suonava folk diretto e senza fronzoli, poi ha trovato una via spaziale al glam e si è liberato di ogni insicurezza. Il risultato è ‘Tasjan! Tasjan! Tasjan!’, un gran disco che ci ha raccontato in un’intervista

Foto: Curtis Wayne Millard

In aprile, Aaron Lee Tasjan ha partecipato a Come and Toke It, l’evento virtuale di Willie Nelson, una festa di quattro ore e mezza infusa con la giusta quantità di THC. Il cantautore di East Nashville ha potuto incontrare e chiacchierare con il suo eroe e ha suonato con lui un paio di brani. C’erano tutte le premesse affinché l’esperienza fosse trionfale, ma una spettatrice ha rischiato di rovinare tutto.

«A quanto pare, non appena ho iniziato a suonare la chitarra il gatto di una signora è andato fuori di testa, correva nella stanza e gridava per il fastidio», racconta in videoconferenza su Zoom. «Ha pubblicato il video e taggato su Twitter tutte le persone coinvolte nello show. Ero così arrabbiato che sono uscito in giardino e ho buttato la chitarra nell’immondizia».

All’inizio della pandemia, Tasjan non riusciva ad accettare che le performance sarebbero state così per un bel po’ di tempo. Dopo essersi calmato, ha recuperato lo strumento dal cassonetto. «Sono sicuro che tutti hanno vissuto almeno un momento del genere, di questi tempi».

L’ultimo album Tasjan! Tasjan! Tasjan!, uscito il 5 febbraio, riflette la fatica fatta dal cantautore nel seguire il proprio istinto e farsi notare nel caos di questi tempi. Mentre lo scriveva, Tasjan ha fatto i conti con le aspettative della sua etichetta, la New West, e con i dubbi sulle sue capacità. Tutte sensazioni finite nei pezzi del disco, tra cui la rumorosa Don’t Overthink It, con una melodia un po’ alla Kinks, e Computer Love, che sembra suonata da un Elliott Smith appassionato di sintetizzatori. In Not That Bad, un arpeggio di chitarra acustica guida Tasjan mentre racconta di come ha cancellato le sue vecchie registrazioni e ricominciato a scrivere senza ricevere il feedback che desiderava. “Ho mandato tutto all’etichetta / Ma non mi hanno fatto sapere nulla”, canta.

«Mi sono dovuto fare un bell’esame di coscienza, ho dovuto ricostruire la percezione che ho di me stesso in quanto artista e autore», dice. «Per un certo periodo ho dubitato di ogni cosa. Onestamente, mi sento fortunato ad aver lavorato a un disco mentre affrontavo tutto questo. Poter dire e cantare certe cose nelle canzoni mi ha aiutato a capire che avevo ancora qualcosa da dire, e che potevo farlo in un modo che mi rendesse orgoglioso».

Oltre a questa nuova sicurezza in se stesso, nelle sue nuove canzoni Tasjan parla anche di sessualità (soprattutto la sua) e di genere non conforme. Il singolo Up All Night, per esempio, prende le atmosfere melodiche lussuose che i Traveling Wilburys costruivano a meraviglia e le mischia con un ritmo disco. Nel testo, Tasjan racconta com’era la sua vita sentimentale a Nashville tra un tour e l’altro. “Ho rotto con il mio fidanzato, per uscire con la mia ragazza”, canta. “Perché è così che funziona l’amore”.

«Ho conosciuto un uomo fantastico su Tinder», dice. «Per il nostro primo appuntamento siamo andati al Lipstick Lounge, un karaoke molto figo di East Nashville, e abbiamo cantato I Got You Babe di Sonny and Cher. Poi sono tornato alla vita reale: essendo sempre in tour, era difficile tenere in piedi una relazione, che difatti è svanita nel nulla. Poi ho incontrato la mia compagna Erica, con cui sono da due anni e mezzo. Viviamo insieme».

La fluidità di Tasjan è anche al centro di Feminine Walk, che tratta l’androginia come fonte del potere del rock’n’roll. Cita David Bowie, Marc Bolan, Mick Jagger, Grace Jones, Joan Jett, il film To Wong Foo, Thanks For Everything! Julie Newmar (Tasjan è appassionato dell’androginia glam e una volta ha suonato in tour con i New York Dolls, parteciperà anche al tributo in streaming per il chitarrista Sylvain Sylvain, scomparso di recente).

«Da giovane ne ero attratto fisicamente e mi domandavo perché», dice di Bowie, Bolan e tutti gli altri. «Approcciavano il loro genere e la loro esistenza con la giusta dose di curiosità. E anche io mi sono sentito così. Mi chiedevo: perché penso certe cose, perché provo quei sentimenti? Mi faccio continuamente queste domande. So che non c’è una risposta, ma devo comunque esplorare».

Rispetto ai suoi dischi più folk e diretti come Silver Tears e Karma for Cheap, Tasjan! Tasjan! Tasjan! ci mostra un cantautore sempre più vicino al brit pop sognante, al glam rock spaziale e all’approccio DIY di Beck. Sunday Women ha il suono stonato e caleidoscopico dei Big Star, mentre Up All Night e Got What I Wanted mettono in mostra l’approccio creativo con cui Tasjan suona la chitarra, che con gli effetti si trasforma in uno strumento sintetico e alieno.

«Suona quasi come qualcosa che non esiste», dice. «Volevo creare un suono che facesse chiedere al pubblico: “chissà da che strumento è venuto fuori”». È un modo di approcciare lo strumento che ricorda quello di Annie Clarke o dei Radiohead. Tasjan l’ha scelto perché, dice, il mondo è pieno di grandi musicisti con le radici ben piantate nel rock.

«Ascolti Jason Isbell e la 400 Unit e pensi: Wow, suonano alla perfezione la chitarra classic rock. Non ho molto da aggiungere a quel mondo, perché loro vanno alla grande», dice.

Nel frattempo, la conversazione online continua e tutti si sentono liberi di scrivere su Twitter del sound di Tasjan o delle sue idee politiche. Lui cerca di rispondere con gentilezza e positività, ma sta imparando a capire quand’è il momento di fare un passio indietro per preservare la sua autostima.

«Ho cercato con tutte le mie forze di essere positivo in un modo non ipocrita», dice. «Ma devo essere onesto: non mi sento sempre così. A volte, faccio di tutto per non pensare a quello che provo davvero».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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