«Per me nel 2022 la musica si guarda, si ascolta, si percepisce, è un mondo che spazia ovunque». Sta tutto qui il senso del nuovo Sanremo di Achille Lauro – il quarto, probabilmente un record – che dopo Rolls Royce, la meme-hit Me ne frego e i quadri dell’anno scorso si presenta con un brano, Domenica, che è un po’ come un cavallo di Troia per il Lauroverso, ovvero la chiave d’accesso a una serie di progetti come il repack del disco Lauro, un tour con orchestra e band pensato come «un crossover con il musical», un concerto-evento nel mondo del gaming.
Lauro ha raccontato tutto nella sua conferenza stampa pre-festival. «Arriviamo a Sanremo con la stessa filosofia che avevamo all’epoca di Rolls Royce, è una vetrina in cui presentare il nostro progetto. Quello era un pezzo punk, una proposta diversa da quello che facevo io e da quello che proponeva tutta la new wave italiana. Con Domenica si chiude un cerchio, ha una forte connessione con quel pezzo ma mostra anche un’identità che è emersa in tutti questi anni, un’evoluzione, un cambio di sound e uno sperimentare, sempre con la stessa anima».
Come si è detto dopo i primi ascolti delle canzoni in gara quest’anno, il pezzo ha diversi ingredienti in comune con Rolls Royce – l’arrangiamento pop-rock, il ritornello che si apre – ma in realtà nasconde una «contrapposizione tra musica e testo» ed è stata scritta con l’obiettivo di recuperare «un sound estremamente popolare, ma non nel senso di pop. L’idea è ripescare quel sentimento popolare che si è perso, la musica di tutti. Un po’ come Rino Gaetano».
Domenica parla «del giorno della settimana in cui siamo liberi. È il giorno in cui si sceglie, ci si diverte, si esce, si scopa, si fa tutto quello che è bello fare». Nel testo c’è anche un riferimento a “Rolling Stone”. Non parla di noi, ma del pezzo di Muddy Waters Rollin’ Stone, con l’idea di raccontare un mondo, di dire «è rock’n’roll, non è finzione, non è un videoclip, è un modo di essere». E a chi ha criticato il pezzo risponde: «Ho letto tante cose, ma ricordo a tutti che agli ascolti dicevano che Me ne frego faceva cagare, poi è stato un evento, forse una delle cose più dirompenti degli ultimi dieci anni di musica italiana, nel bene o nel male». L’obiettivo quindi non è competere, ma raccontare cos’è ora il mondo Lauro, come se il festival fosse «un programma a parte, cinque serate in cui ho i miei quattro minuti», non importa cos’è successo ai Måneskin nell’ultimo anno. «Se volessi competere in quel panorama avrei portato una ballad, una 16 marzo, cercando di essere il meno divisivo possibile».
Su scenografia e costumi Lauro non si sbottona troppo, ma ribadisce quant’è importante per lui la componente estetica e tutti gli elementi che porta sul palco. «Parlare di costumi e travestimenti è riduttivo. La nostra è una messa in scena totale, una proiezione della canzone a livello visivo. Per me anche una canottiera è un costume, sono me stesso sia vestito da San Francesco che con la camicia azzurra, non cambia niente». Oltre a Domenica, nella serata delle cover Lauro canterà Sei bellissima insieme a Loredana Bertè. In conferenza il cantante ha spiegato che Bertè e la sorella Mia Martini «hanno messo al centro della loro musica le emozioni, mi sento molto vicino a loro», e che il pezzo è «assolutamente attuale» perché parla di «amore sofferto e dipendenze amorose».
Subito dopo il festival, l’11 febbraio, inizierà l’era di Lauro – Achille Idol Superstar, il repack del disco uscito un anno fa. Conterrà sette nuovi brani – la «ballad molto tenera» Fiori rosa, il blues Sexy Boy e «il glam rock» di Rolling Stone – ed è stato completato su un’isola in cui Lauro e il suo team si sono rifugiati e isolati da tutto. «Dovevamo stare via una settimana, ma siamo rimasti cinque mesi. Io ho sempre detto che per fare una session mi chiudevo in una villa, ma stavolta la session è diventata la nostra vita, le abbiamo scambiate. Sull’isola non c’era nessuno, solo io e altre cinque persone, è stata un’esperienza illuminante».
Dopo il disco arriverà un tour, l’Achille Lauro Superstar – Electric Orchestra, in cui Lauro sarà accompagnato dalla sua band e da altri 52 elementi. «Siamo vittime di due anni di chiusura e quindi non sarà un semplice tour, ma uno spettacolo stra-rock’n’roll, quasi un crossover con un musical». Infine il metaverso, l’ultimo tassello del progetto: Lauro presenterà un evento-concerto nel mondo del gaming – un po’ come hanno già fatto Travis Scott e Ariana Grande – un’esperienza che metterà insieme moda e musica e che permetterà agli utenti di “essere Lauro”. «Sarà come il One Night Show ma moltiplicato per 100. Stiamo preparando progetti innovativi, lavoriamo su metaverso, Roblox, NFT, ma mi fermo altrimenti finiamo dopodomani».
Domenica ricorderà anche Rolls Royce, ma il Lauro che salirà sul palco dell’Ariston è un artista completamente diverso, con ambizioni enormi. «Quando ho fatto Rolls Royce avevo uno spazio nell’urban e il mio pubblico, non avevo bisogno di cambiare strada. Ma non era più il mio: l’urban parla di certi argomenti che ora lascio ai ragazzi che sono ancora in periferia, ancora sulle panchine. Io cerco i palchi internazionali e voglio portare in scena qualcosa che non esiste, un grande show. Abbiamo il sogno di creare un musical e portarlo in tutto il mondo. Io sono stato semplicemente coerente con quello che sono».