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Arisa: «Io e Gianluca, persone sensibili e sempre un po’ al limite»

Ieri ha duettato con Grignani nella serata delle cover. Oggi ci parla dell'esibizione, delle canzoni scartate da Amadeus, di quanto sia difficile essere diversi. La videointervista

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

Ieri sera ha spaccato interpretando Destinazione paradiso con Gianluca Grignani. Oggi Arisa, cantante e insegnante di Amici di Maria De Filippi, racconta a Rolling Stone del festival, ma anche di quanto sia difficile essere diversi.

Nella serata di ieri vi siete proprio divertiti tu e Gianluca…
Sì, la serata di ieri è stata veramente importante per me: ho vissuto il palco di Sanremo in una maniera in cui non l’avevo mai vissuta prima. C’è stata la celebrazione di un grande artista, che è Gianluca Grignani, e di un brano che fa parte della cultura popolare. Credo rimarrà eterno. Secondo me è un buon modo per farlo conoscere anche ai giovani. È un brano umano… miserabilmente umano.

Ma tutto quel caos che avete fatto sopra e sotto il palco era preventivato?
No, non era preventivato. È successo così, ma secondo me è stato un po’ calibrato dall’amore che io e Gianluca abbiamo per le persone: siamo consci della fortuna che abbiamo avuto, del fatto che siamo persone particolari, molto sensibili, ma un po’ al limite. Però la gente ci salva.

In che senso?
Per esempio a me capita, quando esco di casa e magari mi sento uno schifo, che passi una ragazzina o una signora che mi fa un complimento. E io mi apro come un fiore, sento che la gente mi dà molto amore. Sono veramente grata per l’amore delle persone. Non è una cosa scontata, la nostra condizione è una condizione di privilegio: non siamo su un piedistallo perché siamo superiori, ma perché la gente ci mette lì. Da parte nostra ci deve essere solo un grazie enorme.

Quali sono le tue fragilità, in questo momento?
Quella di non essere abbastanza, di fare la cosa sbagliata, di non essere uguale alle altre. Quando ero piccola ero sempre differente, mi è mancata questa roba di essere uguale agli altri. Mi piacerebbe essere un po’ uguale agli altri. Ieri sera avevo un vestito uguale a quello di Laura Marzadori e sono stata super contenta, mi sentivo come se avessimo scelto qualcosa che era piaciuto anche a qualcun altro.

Rosa Chemical ha dedicato la partecipazione al Festival a tutte le persone che si sono sentite sbagliate e invece erano solo diverse…
Purtroppo l’esclusione è una conseguenza della diversità. Perché tutti ti dicono «wow come sei top!», però poi alla fine nessuno pensa quanto è difficile integrarsi quando sei molto diverso. Soffro perché ho un modo di vedere le cose differente e questo da quando ero piccola. Però in questo periodo della mia vita, fortunatamente, ho trovato persone come me e stiamo imparando a unire le nostre diversità, a fare progetti comuni, anche di vita, di percorso.

Cioè?
Quando sei più grande impari. Mia sorella dice: «Ma tu quando sei nata sapevi camminare? No, hai imparato». E quindi si può imparare tutto. C’è tempo. Questo è quello che dobbiamo fare: tentare sempre di metterci nella condizione di imparare.

Chi sono queste persone con cui stai crescendo?
Dopo tanti anni, dopo tante incomprensioni, credo di aver trovato uno staff di persone che credono in quello che stiamo facendo, sono più comprensive nei miei confronti e viceversa. C’è un intendimento da parte di tutti verso tutti, c’è voglia di ascoltarsi, di capire il punto di vista dell’altro.

Gianluca Grignani è tra queste persone?
È stata una bella scoperta. Siamo all’inizio di un percorso, sicuramente questo cambiamento darà dei buoni frutti.

Quest’anno volevi essere in gara al festival?
Sì, ho presentato due canzoni secondo me molto belle, ma troppo in ritardo. Anche l’anno scorso avevo presentato un pezzo con un sound simile a Parole dette male, la canzone con cui Giorgia gareggia quest’anno. Però non è piaciuto e quindi stiamo lavorando per trovare un riscontro positivo: non è che puoi entrare a casa di qualcuno se quel qualcuno non ti vuole in casa. Devi bussare alla porta, far vedere che hai delle buone intenzioni, delle belle scarpe, fare in modo che questa persona ti accetti. Non è facile.

Le canzoni presentate le hai scritte tu?
No, perché ci metto un anno per scrivere una canzone. L’ultima canzone che ho scritto è stato un pezzo in napoletano dal titolo Ortica. Nei brani che scrivo ci sono tante cose. Per esempio, in Ortica c’è la condizione della donna del Sud e la figura dell’uomo narcisista. C’è questa donna che deve mantenere il pudore, una facciata nonostante il torto ricevuto da quest’uomo che è andato con un’altra.

Nell’ultima intervista con Rolling Stone hai detto che vorresti essere una Carrà 2.0. Cosa ti piacerebbe fare?
Un programma televisivo di contenuto dove canto, ballo, conosco la gente. A me piace stare vicino alle persone o in televisione o con una canzone che parla di me e che, parlando di me in maniera veritiera, parla anche degli altri. Cerco sempre un punto di contatto: faccio una vita molto solitaria. E sono affamata di gente, di condivisione.

Come sarà la top 5 di stasera, al festival?
Sicuramente vincerà Marco Mengoni, perché è molto forte. Il brano è sanremese, lui è veramente bravissimo, è una star internazionale, si può dire a tutti gli effetti. Mi immagino un buon piazzamento per Colapesce Dimartino, Lazza. E poi vorrei che Elodie vincesse perché è una ragazza che si impegna molto. Devo dire che rappresenta un modello inedito in Italia, anche molto coraggioso. Ci sta che uno sia anche un po’ più libero, spregiudicato, arrogante.

Quanto hai pagato per la tua libertà?
Nella canzone Sally Vasco dice che “è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza, per ogni candida carezza data per non sentire amarezza”. La libertà ti fa sentire meno in colpa quando non sei in grado di rendere la persona che hai vicino felice. Essere soli forse ti rende anche molto meno colpevole verso te stesso. La mia grande paura è limitare la libertà degli altri. Non voglio essere di intralcio alla vita di nessuno. E non voglio che gli altri siano d’intralcio alla mia.

Com’è il rapporto con Maria ora che sei tornata ad Amici?
Nella scorsa puntata mi ha detto «Noi ti abbiamo scelta». Ogni tanto mi butto giù. Secondo me Maria mi ha capito. Ha compreso che ho bisogno, anche attraverso il lavoro, di vivere.

Come mai?
Perché altrimenti, se dovessi veramente non lavorare, probabilmente mi abbruttirei perché sono pigra, mi piace stare a casa. Invece il lavoro mi sprona a stare con altra gente, a fare cose nuove.

Che mi dici di Ballando con le stelle, invece?
Ho voluto fare quell’esperienza per vedere cosa riuscivo a fare. È stata una delle più belle esperienze della mia vita: ho imparato una cosa nuova, mi sono esibita su un terreno che non era il mio. È stato come rinascere. Ero particolarmente felice in quel momento della mia vita.

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