Nel nuovo singolo Manette (in collaborazione con VillaBanks) racconta con sonorità elettro-pop l’irrefrenabile voglia di stare insieme al proprio partner, tanto da accettare di sentirsi “ammanettata al letto”. Nell’ultimo anno ha pubblicato brani come Attrazione fatale e Se$$o. Insomma, l’aspetto amoroso-carnale sembra avere un peso non indifferente nella sua vita, tanto che trova spesso e volentieri spazio nelle canzoni. Ma non è né un’ossessione, né una passione irrefrenabile per Beatrice Quinta, come ci ha spiegato in questa intervista: «La mia sessualità è sempre stata un punto interrogativo e qualcosa su cui indagare per sentirmi più libera». Dice che la sua non è una provocazione: «Certe situazioni mi sono successe e le descrivo senza cercare una forma poetica, le riporto per quello che sono state».
Altrove un po’ di malizia c’è. Come quando disse: «Ho tante cose da dire e voglio farlo con le tette al vento». Se le chiedi cosa significa, risponde candidamente: «In quel momento avevo voglia di far vedere le tette. Magari il mese dopo mi va di mettere in mostra il culo. Vado a periodi». Poco dopo, infatti, si è presentata mezza nuda nella metropolitana di Milano, pubblicando tutto su Instagram. Eppure, assicura, «nella quotidianità sono noiosa». E sta pensando di mettere su famiglia: «So che succederà tra un paio d’anni, devo capire come arrivarci». Perché Beatrice Quinta, in fondo, è così: una che «dipende come reagirò alle varie situazioni». Nella musica e nella vita.
Che momento stai attraversando?
È un bel periodo, non mi posso lamentare.
Un periodo nel quale senti di indossare delle “manette”, come hai spiegato, come «esempio di libertà estrema». Questa ce la devi spiegare meglio.
Nel senso che voler essere sottomessi, a livello sessuale o amoroso, fa sempre parte di una tua libertà personale. Il legarsi a una persona in una relazione implica che ci devi lavorare. Devi metterci il tempo e l’intenzione necessari per stare insieme.
E tu hai imparato a farlo?
Sì, perché ho un sacco di amici e di persone che sono diventate la mia famiglia. Sto imparando a prendermi cura di loro e a permettergli di prendersi cura di me.
Un po’ come nella famiglia queer portata all’attenzione pubblica da Michela Murgia?
Esatto, mi ci riconosco. Ho capito che tutte le persone si possono unire alla tua rete di affetti, ti possono spingere in posti nei quali non pensavi di poter arrivare. La volontà di legarci può cambiare il mondo semplicemente amandoci.
Famiglia per te è quella composta da persone alle quali vuoi bene e viceversa?
Anche dalle persone con cui litighi. Come canto in Manette, persino nei momenti più duri scegliersi è far parte dell’amore. A volte è un rapporto traballante, ma decidere di stare con una persona va oltre la semplice passione. È una sorta di devozione.
Spesso nei tuoi pezzi spingi sulle provocazioni. Lo fai volutamente o ti vengono naturali?
A volte in maniera inconscia, ma spesso me ne rendo conto. Certe situazioni che mi sono successe le descrivo senza cercare troppo una forma poetica, le riporto per quello che sono state veramente.
Le polemiche che possono nascere in seguito ti turbano?
Non penso sia necessario porsi questa domanda mentre scrivi, perché ti preclude molte possibilità. Se pensi che verranno percepite in maniera negativa, poi ti blocchi. A parte le vere stronzate che uno può dire, è qualcosa che riguarda solo il pubblico. Io devo fare arte in quel momento, e la gente lo capirà. Se non lo capisce è giusto che lo dica e io posso spiegare perché l’ho scritto. Ma non si può avere sempre timore dei commenti negativi, non ci sarebbe una crescita.
Il nuovo singolo Manette è la continuazione di un percorso o l’inizio di uno nuovo?
Credo sia l’inizio di un nuovo percorso perché altri pezzi che ho già pronti sono ancora diversi. Già Manette ha qualcosa in più rispetto a prima, ma altre sfumature devo ancora metterle in mostra.
Nel percorso che stai facendo dopo X Factor ti senti sottovalutata o stai ottenendo quello che meriti?
Lo stigma del talent mi sembra ormai scomparso. Intanto ti dà delle skills che non sono niente male sulle performance. A livello artistico sento di poter ancora dare tanto, ma sono sicura che arriverà quel pezzo che farà il boom e a un certo punto butterò fuori l’album dei miei sogni. In realtà lo sto già costruendo. Per cui è giusto che io non abbia ancora raccolto quello che penso nei miei sogni. Però già quello che ho fatto e faccio è un passo gigante per me. Collaboro con professionisti che non avrei mai pensato di conoscere, e il mio momento per dimostrare che ho qualcosa da dire arriverà.
Hai scelto di aggiungere a questo brano un featuring con VillaBanks, ma come vivi tutte le polemiche o i dissing tra artisti del passato e del presente sulla trap e l’uso dell’Auto-Tune?
Se vuoi usare l’Auto-Tune, perché no? Se hai qualcosa da dire non mi interessa cosa usi per dirlo. Ormai pop e urban sono mixati tra loro e quello è solo uno strumento. Anch’io a volte lo considero utile, altre volte no e preferisco che la voce rimanga vera e sofferente. È sempre una scelta artistica.
Chi critica i trapper lo consideri un po’ un boomer?
Ma no, se sei cresciuto con una certa musica non capisci l’Auto-Tune. È un loro diritto. Io lo uso e non ci penso alle critiche. Ci si può abituare. E poi ci sono artisti di generazioni precedenti che lo usavano e non c’erano queste polemiche, come Cher in Believe.
Prima di Manette sei uscita con brani come Attrazione fatale e Se$$o, tutti a cavallo tra amore e sesso. Ma per te il sesso è un’ossessione o una passione?
È un tema che ho a cuore perché la mia sessualità è sempre stata un punto interrogativo e qualcosa su cui indagare per sentirmi più libera. Sentivo intorno troppa negatività, anche legata a me stessa. E quando ne parli la esorcizzi. Penso ci sia una necessità mia, e quando risolverò dei passaggi della mia vita sessuale e amorosa li tratterò in musica in maniera diversa. Ma parliamone, male non fa.
Ti senti femminista?
Penso che tutti di base dovrebbero essere femministi, perché vorrebbe dire che credono nell’uguaglianza.
C’è anche chi ci gioca per interesse sull’essere femminista. Qual è la tua opinione a riguardo?
Vorrei vedere meno post su Instagram e più consapevolezza di sapere che atti negativi facciamo nel nostro quotidiano. Perché tutti ne mettiamo in pratica. Spesso si manifesta dissenso sui social ma si continua ad essere sessisti nella vita.
A te è mai successo di riceverne?
È un vaso di Pandora che sarebbe meglio non aprire. Tutti abbiamo subito atti sessisti.
Hai degli hater sui social?
Nella mia combriccola ce lo diciamo spesso: se non abbiamo hater ci stiamo un po’ male, perché vuol dire che non stiamo facendo niente che abbia senso e che dia fastidio. È giusto che l’arte smuova, l’importante è che ci sia una reazione estrema, o ti amo o ti odio.
Hai dichiarato: «Ho tante cose da dire e voglio farlo con le tette al vento».
L’ho detto perché avevo voglia di far vedere le tette. Magari il mese dopo mi va di mettere in mostra il culo. Vado a periodi.
Un po’ come i periodi di Picasso… E al cubismo sei arrivata andando nuda in metro a Milano?
Ma sì, non importa come mi vesto o mi svesto. In metro è stato un grande lol. Se il sesso vi piace it’s ok, se non vi piace niente. L’importante è che non metta in discussione quello che faccio per come mi presento. Tanti miei colleghi lo fanno e nessuno gli dice niente, vorrei avere lo stesso trattamento.
Prima hai parlato di famiglia, pensi anche a dei figli?
Ci penso spesso, però devo fare alcune cose prima. Come trovare la persona giusta, per esempio.
La tua città d’origine, Palermo, ha rappresentato più un limite o una spinta per emergere?
Una spinta. Un freno sotto alcuni punti di vista, ma Palermo è molto punk nella sua attitudine, nelle strade lo senti, la gente è carica di passioni, di storie da raccontare e di musicalità. Quindi ti forma dal punto di vista artistico. Però non c’è il business della musica e quindi non potevo stare lì, non avrei ottenuto niente rispetto a quello che ho oggi, soprattutto dal punto di vista degli incontri.
Come risponderesti a chi dice che il Sud non ha speranze di evolvere?
È una questione di tempo. C’è talmente tanta bellezza in quella città, e al Sud in generale che sono certa che fra qualche anno verrà tutto rivalutato. E usciranno tantissimi progetti musicali interessanti. Palermo è florida, bisogna solo attendere che sia libera di esprimersi. Oggi le possibilità non ci sono, ma ci saranno. La mia generazione sta cambiando molto e le prossime cambieranno tutto.
Un giorno, replicando a chi ti chiedeva se fossi mai andata da uno psicologo, hai rivelato di essere stata da un musicoterapeuta quando avevi 19 anni e hai aggiunto: «Comunque dovrei andarci».
Confermo! Ho chiesto proprio oggi a una mia amica se mi dava il numero.
Già essere consapevoli è un bel passo avanti. Ma sempre per via dell’amore?
No no, io l’amore lo uso per scrivere canzoni. Anche le cose negative mi ispirano storie da scrivere. Dovrei elaborare aspetti del mio passato, fare pace con me stessa al 100%. A volte fingo di essere sicura di me, invece devo imparare a esserlo davvero. Quindi a breve da una psicologa ci vado.
Per salire su un palco a cantare le proprie canzoni ci vuole un po’ di sano squilibrio?
Ho sempre pensato che la mia benzina fosse la rabbia. Quando sono incazzata nera vado sul palco e si tramuta in adrenalina. Quella è la mia terapia. Quasi una droga. Il corpo si rilassa e divento un’altra.
Qual è l’ultima volta che ti sei incazzata?
Mi incazzo sempre. L’ultima volta… sai che non mi ricordo? Vuoi vedere che non sono così incazzosa? Ah, quando qualcuno è arrivato in ritardo. Ma pensavo di avere più incazzature recenti.
Infatti, mi sembri più pacificata rispetto a dichiarazioni di qualche tempo fa.
Sì sì, poi ci sono gli scatti giornalieri. Lavorativamente parlando, mi arrabbio quando voglio ottenere tanto e in quei momenti esplodo. Vuoi vedere che le vere incazzature sono contro me stessa?
Qualcosa che non fa più indignare la tua generazione è la politica.
Secondo me non è vero che la mia generazione non si impegna in politica. La tratta in maniera diversa. Perché è tutto più social e quindi è differente rispetto a prima. Ma i giovani hanno delle idee molto belle. Guardo i ragazzi e vedo dei miglioramenti. Ho molta fiducia in noi e in loro. Unire le generazioni precedenti e fare politica insieme, credo sia questo l’atto più importante che manca.
Cosa ascolti in questo periodo?
Quando mi metto a scrivere ogni giorno ascolto solo musica classica, per non avere parole che mi confondano. Quindi solamente i beat su cui scrivo e qualunque playlist di musica classica. Invece quando non scrivo sono una pop girl, ascolto tutto quello che spacca in quel periodo.
Se ti cito Loredana Bertè e Donatella Rettore?
Loro due sono dei pilastri. Ma in Italia ne abbiamo tantissimi di riferimenti. Quando sul web becco canzoni di Sanremo del passato che non ho mai ascoltato e realizzo quello che è stato prodotto dico: wow. C’è stata un botto di roba meravigliosa, mi fa incazzare non averla scoperta prima.
Con chi sogni una collaborazione?
Oltre a Bertè e Rettore tante donne, anche internazionali. Se proprio posso decidere, allora scelgo la madre suprema: Lady Gaga.
A Rolling avevi spiegato che la cosa più folle successa su un palco era stata il duetto con Morgan. Rimane ancora quella?
È stata una delle più estreme, ma anche dopo nei vari live me ne sono successe di tutti i colori. Come quando non sentivo la base e allora mi sono buttata sul pubblico. Alla fine dello show l’importante è che le persone si divertano. O quando ci sono problemi tecnici e nella mia testa mi dico: ora che cazzo succede? Sono i momenti più belli. Oppure a me piace moltissimo quando piove e si trasforma tutto nella scenografia e i video diventano atomici.
Una follia che hai fatto nella vita?
Solo la sera della finale era davvero “marcia”. Ma nella mia vita di ogni giorno sono noiosa. Non bevo neanche tantissimo. Sono pazzerella anche senza droghe e alcol. Certo, ho quelle sere in cui decido di fare schifo, ma sono sporadiche perché sono concentrata sul mio lavoro. Se ho l’opportunità di fare quello che sognavo, come oggi, cerco di fare tutto per bene.
L’incontro più importante finora in musica?
Dargen D’Amico. Dopo X Factor ho scoperto una persona meravigliosa. È un sensei in tutto quello che fa.
A Dargen le manette non gliele metteresti?
Ma no, per me è un essere asessuato.
Adesso però ci siamo arrivati: a chi metteresti le “manette”?
Ce l’ho! Le metterei a Harry Styles. Non so neanche se è il mio tipo, però gliele metterei lo stesso.
C’è una domanda che ti fai spesso fra te e te?
Penso a cosa ne sarà di Beatrice tra vent’anni.
E che risposta ti dai?
Che ci rivediamo tra vent’anni e te lo dico.