«È lei il boss. Noi siamo tutti ai suoi ordini». La rivelazione, condita da una risata, da parte di Hans Magnus Ryan sulle gerarchie interne del progetto BOL & Snah è tutto sommato credibile. La “lei” in questione è Tone Åse, cantante del trio sperimental-prog-jazz-noise norvegese BOL, ensemble con cui il chitarrista dei Motorpsycho ha nuovamente incrociato la strada. Sta infatti per uscire So? Now? (Gigafon), seconda collaborazione discografica dopo Numb, Number del 2012.
Naturalmente il processo di composizione dei brani è collegiale e democratico, come del resto è tipico in gruppi così votati all’improvvisazione, ma ascoltando il nuovo lavoro dei 3+1 di Trondheim è innegabile che la voce della Åse svetti al di sopra persino della magniloquenti trame sonore. Non a caso vengono in mente, al momento di stilare la lista della spesa dei possibili riferimenti, soprattutto gruppi progressive con voci femminili: dai Curved Air agli Amon Düül II passando per cult band come i Mellow Candle. Ma anche – si ascolti il brano che dà il titolo all’album, il più anomalo in scaletta – una Laurie Anderson o una Annette Peacock giovani. E poi ancora, per non farsi mancare nulla, antiche regine del folk rivisto in chiave rock come Sandy Denny. Siamo comunque sempre, cronologicamente, settati su frequenze anni Settanta. «Inutile negarlo, gran parte delle nostre, e delle mie, influenze arrivano da quel periodo storico-musicale», ammette Snah. «Non sono le uniche, chiaro, soprattutto per quanto riguarda i BOL. Ma personalmente se dovessi dire qual è il mio genere preferito, in assoluto, direi l’hard rock progressivo e psichedelico a cavallo tra anni Sessanta e Settanta. Non c’è niente da fare: adoro ascoltare e suonare quelle cose, c’è sempre un che di liberatorio, un po’ come tornare a casa». Date simili premesse, la musica di So? Now? richiama inevitabilmente un certo classicismo rock, senza tuttavia suonare piattamente retrò. Merito della personalità dei musicisti, troppo esperti e scafati per limitarsi al compitino nostalgico. «Al centro di tutto c’è sempre l’improvvisazione, quella sorta di dialogo telepatico che a un certo punto si instaura tra persone che suonano insieme. In questo senso, il prog e l’hard rock, così come il jazz, sono strutture aperte che permettono di ampliare i confini, di perdersi nel magma dei suoni e poi di ritrovare il filo. I brani sono nati così, in presa diretta mentre suonavamo in studio. Anche se io, dal punto di vista della scrittura, c’entro poco. Nella collaborazione con i BOL preferisco il ruolo del sideman, il musicista aggiunto che contribuisce gettando del colore su una tela già esistente».
Il rapporto tra Snah e il trio formato dalla Åse, dal tastierista Stǻle Storlǿkken (già collaboratore dei Motorpsycho) dal batterista Tor Haugerud è iniziato davvero solo alcuni anni fa, anche se la conoscenza reciproca è di antica data, appartenendo tutti alla stessa (piccola) scena cittadina. «A Trondheim esiste da sempre un grande rispetto reciproco tra chi suona rock, chi fa jazz e chi sperimenta in altre aree sonore. Io e i BOL ci siamo trovati a dividere il palco proprio durante un festival jazz nel 2010 al quale i BOL, in veste di direttori artistici, mi avevano invitato. Da lì alla decisione di creare una sorta di collettivo, o di gruppo aperto, il passo è stato breve».
Tra le influenze in gioco ce n’è una non musicale ma a quanto pare determinante. È quella di Rolf Jacobsen, poeta norvegese scomparso a 87 anni nel 1994. I testi dell’album sono quasi tutti adattamenti di versi di Jacobsen, considerato uno dei primi intellettuali scandinavi portatore di tematiche ecologiche. «L’opera di Jacobsen ci ha ispirato molto, in particolare per Tone è una vera passione. In Norvegia è stata una figura controversa: per certi aspetti è il paradigma del pensiero libertario, ecologista, sostenitore di una interazione felice tra l’uomo e la natura, e l’uomo e la tecnologia, che trovo molto contemporaneo. Dall’altro per diversi anni è stato tenuto ai margini perché accusato di collaborazionismo durante l’occupazione nazista. Credo che le sue parole si adattino bene alla nostra musica, che in fondo è una ricerca di armonia all’interno del caos. Molto meglio dei soliti non-sense da hippy che in genere si associa a musica come questa». Nel frattempo, come vanno le cose nel campo-base dei Motorpsycho? «Siamo di nuovo in cerca di un batterista. Kenneth (Kapstad, con la band dal 2007, ndr) non suonerà più con noi: inutile specificare i motivi, è stata comunque una separazione amichevole. Io e Bent (Sǽther, ndr) stiamo buttando giù qualche idea, di sicuro i Motorpsycho continueranno. E no, non abbiamo alcuna intenzione di fare un duo acustico» (risate, ndr).
In attesa di verificare le prossime mosse della gloriosa band norvegese, che proprio quest’anno ha festeggiato il quarto di secolo di produttività discografica, può essere interessante immergersi nel maelstrom scatenato da Snah insieme ai BOL. Annunciate tre date a novembre dalle nostre parti:
24 novembre al DRUSO di Ranica (BG)
25 novembre al BEAT CAFÈ di San Salvo (CH)
26 novembre all’OFF CLUB (ex Casetta della Musica) di Napoli