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Brandon Flowers a Milano: «Se solo i Killers avessero la forza di volontà dei Coldplay»

La voce dei Killers prima del live da solista: «La mia band non vuole tornare al lavoro. "Still Want You" e "Diggin' Up The Heart" erano per i Killers ma non sono piaciute».
Brandon Flowers, 33 anni, leader dei Killers, anche se il gruppo è in una pausa di riflessione che sta diventando fin troppo lunga (foto Williams + Hirakawa)

Brandon Flowers, 33 anni, leader dei Killers, anche se il gruppo è in una pausa di riflessione che sta diventando fin troppo lunga (foto Williams + Hirakawa)

Di là il gruppo spalla sta facendo il soundcheck e di qua Brandon Flowers sta parlando delle inflessibili leggi della cucina: «Se cuoci troppo le cose il risultato è quello che è. Ci ho lavorato, ma in alcune canzoni del mio nuovo album, The Desired Effect, succedono ancora troppe cose, per quanto mi riguarda. Vorrei raggiungere la semplicità, che in fondo è il Sacro Graal della grande musica. Però ci sono altre canzoni in cui l’ho raggiunta e infatti sono quelle che funzionano meglio».

Potete ascoltare “The Desired Effect” qui:

Siamo al Fabrique di Milano. Mancano poche ore al concerto, l’ennesimo da solo, senza la sua band, i Killers.

È vero che “The Desired Effect” sarà il tuo ultimo album da solista?
No, è stata una forzatura dei giornalisti di Nme. Io ho detto: «Sarà l’ultimo da solista, se i Killers si decideranno a tornare in studio». Ma sai come vanno queste cose.

Non sembri molto contento della situazione della tua band.
È che la pausa che ci siamo presi sta diventando troppo lunga. Siamo una band strana, che non vuole andare in giro. Mi sento abbastanza frustrato quando mi dicono che i Coldplay, pochi giorni dopo la fine di un tour infinito, erano già in studio. Vedi, loro sono lì, perché lo vogliono, tutti insieme. E la mia band, semplicemente, non ha voglia.

Lo sai che ora titoleremo: Brandon Flowers vuole suonare nei Coldplay.
Sì, come no. Mi aggiungerò alla band! (ride) Sarebbe divertente.

E quindi, dicevamo, tu continui da solo.
Sì e non lo faccio per attirare l’attenzione o perché qualcuno mi costringa a farlo. Non sono costretto a fare musica, perciò se lo faccio deve essere perché amo farlo. Vedo che i fan continuano a sostenermi e ne sono contento. Non è che non voglia nuovi fans e non è nemmeno che mi aspetti che tutti i fan dei Killers continuino a seguirmi. Ma spero che la gente che condivide il mio cammino, che ormai dura da quasi 12 anni, possa continuare a capirmi e a divertirsi con me.

Quindi chi sei ora, Brandon Flowers o Brandon Flowers dei Killers?
È difficile dirlo. Non riesco a separare me stesso dai Killers. E va bene così, ne sono grato. Ma al momento, la situazione è quella che è.

C’è differenza tra le canzoni che scrivi per te e quelle che scrivi per i Killers?
Io le scrivo tutte allo stesso modo, poi vedo come reagiscono gli altri dei Killers. Still Want You, ad esempio, non è piaciuta a nessuno di loro. Credo che Diggin’ Up The Heart potrebbe essere una bella canzone dei Killers. Era la preferita di Ariel Rechtshaid, il produttore, ma per gli altri della band invece era la peggiore del disco.

Il video di “Still Want You”:

Uscirai mai dai suoni degli anni Ottanta?
Perché, a voi gli Ottanta non piacciono? Sono del 1981 e quindi ho ascoltato quei suoni per i primi 10 anni di vita almeno. Nell’ultimo disco è anche una questione di strumenti: gli U2 e i Depeche Mode usavano le stesse tastiere che abbiamo usato noi nelle registrazioni.

Hai lavorato a una canzone con i New Order. Sei contento che il disco, a quanto pare, stia finalmente per uscire?
Ho iniziato a lavorare a quella canzone sei anni fa. Non so perché ci sia voluto tanto a produrla. Non so che dire. Anzi no, una cosa la so: il ritornello è davvero fico.

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