Rolling Stone Italia

Brian May: «Non siamo pezzi da museo. Siamo ancora vivi»

Il chitarrista dei Queen (impegnati nel tour con Adam Lambert) ci ha raccontato del presente della sua band e del futuro biopic su Freddie Mercury

Il tour dei Queen sta lasciando a Brian May una sensazione di déjà vu: «Mi capita spesso di ripensare ai vecchi tempi, perché suoniamo in posti altrettanto grandi», dice. «Mi sento privilegiato, è davvero bello suonare in posti così. È il tour più imponente che abbiamo mai fatto. Non siamo pezzi da museo, siamo ancora vivi».

La band è partita a giugno e continuerà a girare il nord America fino alla fine dell’estate. La scaletta contiene un po’ tutte le hit della storia dei Queen. «Mi ricordo una cosa che ripeteva sempre Prince… “troppe hit, troppe hit”, lo diceva spesso», ricorda May. «Devo dire che è un bel problema da avere. Abbiamo inserito qualche pezzo che non suonavamo da tempo, ma la vera sfida è decidere cosa non suonare».

Nella scaletta del concerto, oltre ai classici come We Will Rock You e We Are the Champions, ci sono anche un brano di Lambert e uno estratto dal disco solista di May del 1993, Back to the Light. «Siamo tornati elastici come ai vecchi tempi», dice il chitarrista. «Non suoniamo a metronomo o usando delle basi, quindi possiamo cambiare la scaletta come vogliamo. Sappiamo che Adam ce la può fare senza problemi, per questo mi sembra uno dei vecchi tour. Allo stesso tempo, però, è qualcosa di nuovo: suoniamo di fronte ai nipoti del nostro pubblico degli anni ’70… e anche noi siamo praticamente dei vecchietti», dice ridendo. «Siamo invecchiati, ma poco».

L’amore di May per i Queen è rinato dopo che il chitarrista ha portato i figli a un concerto degli Aerosmith. «La loro carriera è stata quasi parallela alla nostra. Guardavo i miei figli durante lo show e ho pensato: “Non sto facendo niente di male, non devo scusarmi. Questi concerti sono una cosa vera”. Anche il nostro è così. Certo, non siamo perfetti, ma è qualcosa di mai visto».

Cosa devono aspettarsi i vostri fan?
Lo show è molto diverso da quello che abbiamo fatto in passato. Questa volta usiamo un sacco di tecnologia nuova, molti giocattoli. Lo show è molto moderno ma con diversi momenti “da retrospettiva”, e c’è un cantante fenomenale. Adam è straordinario in tanti modi diversi.

Cosa intendi con “elementi da retrospettiva”?
La gente vuole ascoltare le hit. Siamo obbligati, ed è un obbligo bellissimo, ma cerchiamo di fare dei cambiamenti per mantenere tutto lo show fresco. E poi ci sono molti contenuti video, che interagiranno con noi. Non voglio anticipare troppo, ma diciamo che in qualche modo il concerto si collega ai giorni in cui Freddie era ancora con noi. Ci sono echi del passato, diciamo così.

Non ci sono ologrammi, vero?
No, niente ologrammi. Ci abbiamo provato eh, ma non ci ha soddisfatto. Diciamo che preferiamo qualcosa di più flessibile, quindi no. Non faremo niente del genere!

We Will Rock You ha appena compiuto 40 anni. Come ci si sente a suonarla in uno stadio pieno di gente che batte le mani a tempo?
(Ride) La risposta del pubblico al brano è eccezionale. All’epoca eravamo sorpresi, i concerti non erano così “interattivi”, diciamo così. Si faceva headbanging e poco più, non andavi al concerto dei Led Zeppelin per cantare le canzoni. All’inizio pensavamo: «Ehi ma che ha che non va questo pezzo? Perché non si stanno zitti e ci lasciano suonare?» (ride)

Con il tempo il concerto è diventato tanto del pubblico quanto della band. È per questo che We Will Rock You e We Are The Champions funzionano così bene. Sono felice che sia andata così, ora sono brani universali. Il successo di questi brani ci ha fatto capire molte cose: avevamo finalmente superato il pubblico rock, eravamo diventati globali.

Adesso la mettono prima degli eventi sportivi
Si. Ovunque, in tutto il mondo. La cosa assurda è che nessuno di questi brani è pensato per lo sport… Immaginavamo fosse possibile, ma i brani sono scritti per il nostro pubblico.

Il vostro ultimo tour con Freddie ha più di 30 anni. Cosa ti manca di più di quel periodo?
Eh, è stato come perdere un familiare. Certo, alla fine superi il lutto e vai avanti con la tua vita, ma non sei mai libero perché senti sempre una sensazione di vuoto. Abbiamo suonato insieme per tanto tempo, più di un matrimonio. Mi mancherà per sempre: era davvero straordinario.

Ci sono novità sul biopic su di lui e sui Queen?
La novità è che lo faremo sul serio. Ci stiamo lavorando da 12 anni e penso che finalmente riusciremo ad annunciarlo: se lo faremo vorrà dire che Fox avrà finalmente approvato tutto. Si, siamo molto vicini: abbiamo la nostra star (Rami Malek), un attore con una grande presenza e innamorato del progetto. Sta lavorando al personaggio da moltissimo tempo. Il nostro produttore, Graham King, è il miglior indipendente di Hollywood, e ha messo su un grande team. La sceneggiatura, poi… eccezionale. Affrontiamo il progetto come se fossimo dei nonni: ci occuperemo della musica e controlleremo tutto, ma non stiamo facendo il film in prima persona: abbiamo gestito il progetto per 12 anni, vogliamo che sia perfetto per Freddie. Abbiamo solo una possibilità per farlo come si deve.

Stai lavorando a qualcos’altro di nuovo?
Ho passato gli ultimi tre anni a scrivere un libro, Queen in 3D. Sono partito da queste immagini stereoscopiche che ho scattato durante tutta la mia carriera. Sono felice che esca… All’inizio doveva essere un libro fotografico, poi è diventato una specie di biografia. All’interno c’è solo materiale inedito, probabilmente anticiperemo qualcosa nel tour.

Quando hai iniziato a scattare queste fotografie?
Da quando ho 12 anni, mi sono innamorato di questa tecnica guardando alcune foto che regalavano con i cereali: quando le mettevi nel visore ti sembrava di viaggiare in un altro mondo. Ne sono rimasto ossessionato per tutta la vita: ho portato la macchina fotografica in tutti i miei tour. Guardando quelle immagini mi sembra di poter toccare Freddie.

Sta anche per uscire il vostro Monopoli
Si, e ci abbiamo lavorato un sacco. Volevamo fosse autentico. Lo so che può sembrare una cosa triviale, ma Monopoli è in tutte le case. Penso che sia divertente trasformare un gioco sul commercio in qualcosa di più creativo.

C’è qualcos’altro di cui vorresti parlare?
(Sospira) Beh, potremmo parlare della pace nel mondo.

Ok, come si fa a raggiungerla?
(Ride) Beh, personalmente… mi sembra che il potere finisca sempre nelle mani delle persone sbagliate. È quasi matematico: chi vuole una posizione di potere spesso non dovrebbe averla. Non siamo in un buon periodo, almeno così mi sembra: lavoro spesso con il governo (per i diritti degli animali) e posso osservare da vicino come funziona. Ho visto tutto in prima persona: l’egoismo della politica, l’importanza del denaro. Sono cose tristi… Penso che ci sia bisogno di una specie di rivoluzione intellettuale. Vorrei avere le risposte… diciamo che ci sto lavorando.

Iscriviti