Il loro singolone Spirits è in realtà una canzone triste, che parla di demoni interiori e di contrasti psicologici. Incredibilmente, però, è finito in tutte le radio, canticchiato da mezza Italia.
Gli Strumbellas arrivano dal Canada, nascono dal mondo country e con l’ultimo album, Hope, provano a sfondare la barriera del pop. Abbiamo parlato con Simon Ward, cantante e autore delle canzoni della band, per farci spiegare un po’ meglio da dove arriva questo successo improvviso. Che porterà il gruppo anche in Italia per due date, il 31 agosto al Mojotic Festival di Sestri Levante, e il primo settembre all’Unaltrofestival al Circolo Magnolia di Milano.
Vi aspettavate un successo del genere? Siete sempre stati molto legati alla musica tradizionale e adesso passate in radio dovunque…
Credo che per tutte le band sia un sogno diventare famosi in tutto il mondo, soprattutto raggiungere l’altra parte dell’oceano. Non avevamo idea che potesse succedere, è stata una sorpresa totale.
Forse è anche perché vi siete spostati molto. Com’è nato il suono del vostro ultimo lavoro Hope, che sembra quasi un disco pop?
Cercavamo di fare un album pop da tempo ma le nostre radici country continuavano a uscire e non potevamo farci niente! Per noi è molto complicato sbarazzarcene del tutto, quindi abbiamo deciso di creare questa sorta di ibrido che funziona bene, senza perdere la nostra identità.
In tutto l’album, soprattutto nel singolo Spirits, c’è parecchio contrasto tra l’atmosfera da festa e i testi parecchio tristi…
La mia musica preferita è sempre stata triste, in realtà. Mi piacciono Cobain, i Blind mellon, Alice in chains, tutti nomi con testi molto dark. Per quanto riguarda la musica è venuto naturale: abbiamo scritto tanto ma le cose migliori erano sempre quelle un po’ più felici. Quindi è nato da solo questo contrasto.
Hai parlato dei nomi che ti hanno influenzato. Credo che oltre a questo ci sia da aggiungere il luogo in cui siete cresciuti, piena campagna canadese…
Sì, penso che crescere in una città come Lindsay, in Ontario, mi abbia formato. Ascoltavo tanto hip hop quando ero giovane e in più avevo questo background country, naturale per una cittadina in cui si gira con i pick up. Penso che sia l’hip hop che la musica country abbiano testi molto vicini alle persone, molto diretti.
Molta gente dice che siete una band da vedere dal vivo. Hanno ragione?
Spero! Penso che sia tutto legato all’energia delle canzoni, hanno molto ritmo e coinvolgono le persone naturalmente. E anche a noi piace molto divertirci sul palco.
Non avete mai pensato di essere delle popstar, adesso che girate per il mondo? Tipo vestirvi in modo diverso…
Beh, vogliamo essere noi stessi! In verità, quando siamo a un festival gli altri musicisti sono sempre vestiti meglio di noi, sono sempre più fighi. Ci proviamo a esserlo anche noi ma non ci riusciamo mai, non so dove stia l’errore!