Nonostante faccia concerti a Parigi dai primi anni Settanta, Carlos Santana ha messo piede nel Lovre per la prima volta nel 2016. A dirla tutta, quando la sua famiglia gli ha chiesto se volesse andarci, lui ha risposto “Cosa c’è lì dentro?” «Mi hanno detto: “Oh mio dio, ci puoi girare per un anno intero lì dentro!”» racconta. «”C’è dentro roba egizia e pure la Monna Lisa” e io ho detto: “Ah, OK”» Si è stupito già solo dalla fila per entrare. «Era come se fosse la fila per entrare al concerto di Beyoncé, Taylor Swift, Rihanna o Adele» dice Santana, ancora con lo stupore nella voce. «Ero tipo “Wow, la Monna Lisa è davvero popolare nel mondo!»
È finita per essere un’esperienza che gli ha cambiato la vita. «[La Gioconda] ha persino la sua aria condizionata e tutto» dice il chitarrista. «Mi sono detto: “Caspita”» Altra cosa che lo ha sbalordito è stato l'”oceano di turisti” intenti a fotografarla. Quando la folla si è diradata un pochino, si è ritrovato di fronte a “lei” (chiama sempre la Monna Lisa “lei”). «Ero tipo WOW» dice. «E poi ho sentito questa voce dirmi “Ciao”—non dal vivo, intendo telepaticamente—e io rispondo “Ciao”. La voce allora: “Ti ricordi di me, di quando eravamo amanti in un’altra vita?” Ho pensato “WOW”.»
Quattro mesi dopo Carlos era al concerto che sua moglie, Cindy Blackman Santana, stava tenendo a Baltimora quando la Monna Lisa si è fatta di nuovo viva. «Quella notte ho fatto un sogno, poi mi sono svegliato e la Monna Lisa mi stava parlando» racconta. «E ho sentito il testo in spagnolo “Mujer, eres mi diosa.”» Così ha scritto Do Yo Remember Me? in uno stile musicale chiamato guajira. La canzone, un lento, sensuale numero da 10 minuti con quasi 5 minuti di intro di chitarra è diventata la traccia principale del nuovo EP di Santana, In The Search of Mona Lisa, che esce il 25 gennaio.
«So bene che molta gente mi liquida con un “Carlos ha un’immaginazione molto vivida”» dice. «Ma come dico in tutte le interviste: “La mia immaginazione funziona bene. Come sta funzionando la tua relatà?”»
In The Search of Mona Lisa contiene un trittico di pezzi sulla connessione fra Santana e il capolavoro di Leonardo Da Vinci. È stato il suo amico Narada Michael Walden (ex batterista dei Mahavishnu Orchestr) ad avergli consigliato di scrivere un guajira. «Il guajira è il metodo più efficace per—scusami l’espressione—penetrare il cuore di una donna, il solo modo per farle ricordare la gloria di essere donna e iniziare a ballare in un certo modo» dice. «È la frequenza più comprovata, vera e testata per far aprire una donna come un fiore.» L’hanno anche suonata davanti al produttore Rick Rubin, con cui Santana ha registrato un intero album, «ed era davvero commosso.» Rubin ha addirittura suggerito di fare un album di intere ballad.
La seconda traccia, che si chiama come l’EP, contiene una versione aggiornata del famoso ritmo di Bo Diddley («Bo ha spaventato persone nel Midwest più di chiunque altro grazie alla sua musica che ricorda quella della giungla africana» dice Santana) ma ha una spirale hip hop e delle voci soul, oltre che un pieno carico di chitarra di Carlos. La terza traccia, l’orchestrale che si apre lentamente di Lovers From Another Time, si è evoluta dopo che Cindy ha consigliato a Carlos di lavorarci con il bassista jazz Ron Carter. «Ho detto “Penso che ci mettero alcuni di quegli intervalli e cose che facevano Coltrane e Yusef Lateef” e lei mi ha detto “Magari falla più sinfonica e chiama Ron Carter.” E io “Oddio, OK. Il Dio dell’universo ha appoggiato la cosa e si è fatta.»
Le tre canzoni servono da preambolo del prossimo album che Santana ha firmato con Rubin, Global Revelation. «Sono andato da Rick per chiedergli, come direbbe Miles Davis, “Avresti gli occhi di fare qualcosa con me?”» racconta. «”So bene che hai lavorato con gente tipo Johnny Cash e i Red Hot e i Metallica” E allora lui mi ha detto: “Cosa avevi in mente di fare?” E io gli ho risposto “Nient’altro che musica africana” Così abbiamo registrato 49 canzoni in 10 giorni, ci credi? È stato un grande, perché ha registrato anche 5 o sei canzoni al giorno come un uragano. Rick ha detto: “Con Clive Davis hai avuto un po’ di cantanti ospiti. Chi vuoi chiamare adesso?” Ho risposto che volevo solo due donne: Laura Mvula e Buika. A lui andava bene come scelta. Così le abbiamo chiamate e fortunatamente hanno accettato.»
Santana dice che presenterà tutti i dettagli dell’album prossimamente, ma ha bene in mente l’effetto che vuole avere sulla gente con la sua musica. «Voglio che la gente viva l’esperienza come con Picasso, Einstein, Miles Davis, Coltrane e Wayne Shorter» dice. «Mi inserisco in quella compagnia perché per me è la stessa frequenza di Lennon e Bob Marley. Vogliamo essere totali, assoluti, essere connessi come lo eravamo a Woodstock.»
Dopodiché, Carlos ha speso due parole per spiegare meglio la sua scelta di ritornare a Woodstock. «Mi ricordo Crosby, Stills e Nash che dicevano: “Ci stiamo cagando sotto per suonare davanti a così tanta gente”» racconta. «Io invece non ricordo granché, tantomeno che fossi spaventato. Erano le 2 e mezza del pomeriggio e se non avessimo suonato a quell’ora non avremmo mai suonato. Ero completamente fatto di mescalina, che è tipo l’LSD, e a malapena riuscivo a cogliere la solidità di qualsiasi cosa mi stesse attorno. Tutto attorno a me aveva la consistenza di un’ameba. Ma ciò che intendo dire per “essere totale”, quella “Frequenza di Santana” riguarda la mia immaginazione. Sin da quando ero bambino potevo vedermi nel futuro con Eric Clapton o Sting o Prince o Stevie Ray Vaughan, qui su questo pianeta o sul prossimo. Non mi alzo dal letto per piacere alle persone. Lo faccio per il mio spirito.»
Oltre lo studio di registrazione, Santana spera di ottenere anche sul palco lo stesso spirito. Sarà in tour quest’estate per una serie di date negli States che chiamerà il suo Supernatural Now tour, un modo anche per festeggiare sia il ventesimo anniversario del successo di Supernatural, sia il cinquantesimo anniversario del suo concerto a Woodstock. Dice che la gente dovrà aspettarsi più energia dal suo gruppo che dalle altre band, incluse le sue del passato.
«Con tutto il rispetto per le altre band con cui ho suonato, questa è quella che è più esplosiva, come un vulcano di musica alto come il Monte Everest» dice. «Perciò, che sia Yesterday, Today and Tomorrow, Abraxas o Supernatural o il prossimo disco, ci sono pochissime band in grado di suonare bene come questa. La maggior parte dei musicisti o sono in playback oppure stanno semplicemente eseguendo, e persino quelli che suonano la maggior parte delle volte sono contenti o soddisfatti di rigurgitare nostalgia.»
Santana dice di aver imparato una lezione importante da Miles Davis, quella di dare alle persone delle cose a loro familiari, ma di farlo suonandogliele «sul momento, in chiave completamente diversa con una nuova fervente energia.» Per lui, questo si traduce con passione ed emozione. «Ricordo quando negli anni Sessanta i monaci buddisti si davano fuoco dopo essersi cosparsi di benzina, uno dopo l’altro, inesorabilmente, per protestare contro la guerra in Vietnam» dice. «È quello che faccio io sul palco. Mi dò fuoco così che la gente mi veda bruciare a miglia di distanza.»
Il chitarrista è particolarmente impaziente di tornare a quelle emozioni in estate, quando suonerà a Bethel, New York in occasione del 50esimo anniversario di Woodstock. Per il Woodstock 50 sperava di poter tornare a collaborare con il promoter originale di Woodstock, Michael Lang, ma ha deciso alla fine di prendere parte al tributo di Live Nation. «Hanno un anfiteatro lì. inviterò chiunque è ancora vivo, che sia Joan Baez o Sly Stone, e suonerò la musica di Santana. Santana sarà la band di casa, ma voglio omaggiare chiunque sia ancora tra noi e magari invitare anche rapper come Common o Kendrick Lamar.» Santana è molto interessato, come Miles Davis, a connettersi con persone dai 7 agli under 33. «Non voglio essere un jukebox al crepuscolo, incastrato negli anni Sessanta.»
Santana vede molta speranza nelle nuove generazioni, uno spirito come non vedeva da anni. Lo ha trovato nelle marce degli studenti contro la violenza armata nelle scuole e nelle persone che hanno protestato contro la guerra in Medio Oriente. «Quelli sono i nuovi hippie» esclama. «Da qualche parte, fra Woodstock e questa generazione, molte persone sono diventate apatiche. Guardano dalla parte opposta oppure guardano i loro cellulari senza curarsi di ciò che gli succede attorno.»
«Ma questi nuove generazioni che marciano sono preoccupate» continua. «Non è popolare dire qualcosa contro l’associazione a favore delle armi o tutti i presidenti, che siano Trump o chicchessia, ma almeno riconosciamo che il problema sono loro. Sappiamo tutti che la soluzione è ciò per cui ci si batteva negli anni Sessanta, la soluzione è promuovere l’amore anziché la paura. Donald Trump predica la paura biblica del “Devi temere il tuo Signore”. No, no, no, no. La ragione per la quale gli hippie di Woodstock sono ancora rilevanti è perché predicavamo pace e amore. C’è ancora bisogno di quel tipo di kumbaya oggi, perché rappresenta la vita e l’amore. L’altra dimensione è la paura e l’ignoranza. Per cui Santana è ancora un hippie, man.»
Il chitarrista spera che il suo messaggio hippie si propaghi fra i giovani, visto che sente una vicinanza con i loro principi e le loro aspirazioni. «Crediamo che si possa allargare la tavola anziché alzare il muro, come dicono» continua. «Non ha funzionato con la Grande Muraglia Cinese. E tutti sappiamo quanto ci siamo sentiti felici quando è caduto il muro di Berlino.» Nel suo pensiero, Santana sogna molte più persone coinvolte spiritualmente nel mondo, così da non prestare ascolto ai predicatori dell’apocalisse. «Non ho mai visto Gesù impacchettare armi. Molte persone distorcono ciò che ha detto. Ecco perché io credo nella Bibbia e nella Costituzione. Come il tuo telefono, hanno solo bisogno di importanti aggiornamenti di amore, perché l’amore è l’unica frequenza possibile.»