Qual è la parte migliore del successo? E la peggiore?
Conoscere anime speciali come Harry Belafonte, Desmond Tutu o Wilt Chamberlain (il campione di basket, ndr). Chiedevi: “Che tempo fa lassù, Wilt?”, e lui rispondeva: “In quale Stato?”. A volte però incontri qualche idiota. Se mi trovo al ristorante, sono felice di farmi una foto con un fan. Ma se è un po’ troppo carico oppure ubriaco, dico: “Ti prego di rispettare mia moglie e me; altrimenti ti troverai a chiamare un’ambulanza per te, e la polizia per me”. Se mi dicono: “Ma come, pensavo fossi un tipo spirituale”, rispondo: “Lo sono, e vorrei cercare di rimanerlo”.
Qual era il tuo libro preferito da bambino? Cosa racconta di te?
L’autobiografia di Anthony Quinn, The Original Sin. Ognuno di noi ha dentro un bambino, che può comportarsi come un demone e farci sentire di merda. Io ho addestrato quel bambino a rispettarmi e onorarmi.
Qual è l’acquisto più indecente che hai fatto nella tua vita?
Una Excalibur rossa come un camion dei pompieri; era il 1970 oppure il ’71. Non avevo idea di come si guidasse e dopo 20 chilometri in autostrada la polizia mi fece accostare. L’agente mi disse: “Non fingere di cercare la patente, Santana, perché so benissimo che non ce l’hai”. Mi diede il biglietto da visita di una persona, che venne a prendermi e mi diede lezioni di guida. La gente è sempre stata molto, molto gentile e accomodante verso questo messicano.
Che album ascolti quando vuoi rilassarti?
A Love Supreme di John Coltrane. Quel disco farebbe piangere un kamikaze pronto a farsi esplodere. Gli farebbe dire “Ma cosa mi è venuto in mente?”. La musica di Coltrane è in grado di correggere una mente deviata.
Hai appena compiuto 70 anni. Un tempo dicevi che saresti andato in pensione a questa età.
Ho mandato in pensione la pensione. Ho appena registrato un nuovo album con Rick Rubin. Sono soprattutto ritmi africani: ho deciso di chiamarlo Global Revelation, anche se Rick ancora questo non lo sa.
Per un periodo negli anni ’70 hai seguito il guru indiano Sri Chinmoy e hai cambiato il tuo nome in “Devadip”. Qualcuno ti chiama ancora così?
Solo certe persone che ancora seguono il percorso spirituale. Sono grato per i 10 anni che ho passato con il maestro. Mi ha insegnato una disciplina da Marines: ora non temo più di perdermi nell’oceano del male.
Come si fa a invecchiare con grazia?
Alcuni ricorrono alla chirurgia plastica. Io invece sono diventato consapevole dei miei pensieri. Mi sono detto: “Quando vai in autostrada, c’è sempre qualcuno che ti manda affanculo. Lascia che quella persona sprechi le sue energie, dopo cinque minuti l’avrai già dimenticata”. All’improvviso, le conseguenze emotive smettono di perseguitarti. È come superare un’audizione.
Che consiglio daresti oggi alla versione più giovane di te?
Paga contabili e avvocati a tariffa oraria, non a percentuale. Devono farti vedere quanto hanno lavorato in un’ora, e cosa hanno prodotto.
Lo stato del mondo oggi fa vacillare la tua fede in Dio?
Quando Hitler era al potere c’è stata la Resistenza, da lì sono arrivati i beatnik, Bob Dylan e il Greenwich Village, San Francisco e gli hippy. C’è sempre una nuova onda. Oggi siamo dentro quel processo.
Che memorie fa nascere in te il 50° anniversario della Summer of Love?
Il ’67 significa più persone che prendono LSD, peyote e mescalina e che rifiutano valori di plastica. Persino Cary Grant prendeva l’LSD. È terapeutico. Sotto supervisione, renderebbe la gente migliore.
Tra due anni sarà il 50° anniversario di Woodstock. Se organizzassero una reunion, parteciperesti?
Vorrei fare qualcosa con la mia band attuale (di cui fa parte sua moglie, nda), con alcuni membri della band originale e con Larry Graham. Cinquant’anni sono passati in fretta, ma oggi mi sento più giovane: ho più energia e più sicurezza di allora. Non sono mai più stato così fatto davanti a un pubblico, come in quei giorni del 1969. Quando sei in botta di LSD o peyote davanti a 400mila persone non sei in controllo di quasi nulla.
Immagino che non prenderai il peyote al prossimo Woodstock.
Non ho paura. Dico sul serio. Se lo fai tu, lo faccio anch’io.