Mark Hoppus dei Blink-182 ha iniziato il decennio con la sua vecchia band, pronto a un nuovo inizio. Un reunion tour del 2009 ha dato vita a un nuovo album, Neighborhoods, seguito dell’album omonimo del 2003. Gli anni successivi, invece, saranno i più tumultuosi della carriera della band, con litigi interni che hanno portato all’addio del co-fondatore Tom DeLonge. Determinato a tenere in vita il gruppo. Hoppus e il batterista Travis Barker hanno ingaggiato Matt Skiba degli Alcaline Trio e scoperto nuova linfa creativa. Nel 2016 hanno pubblicato il primo album con la nuova formazione, California, e a settembre sono tornati con Nine.
Oltre al lavoro con i Bink, Hoppus ha sperimentato altri medium – tra il 2010 e il 2012 ha presentato uno show televisivo, e nel 2014 ha lanciato un podcast – abbracciando allo stesso tempo il ruolo di grande vecchio del pop punk. Ha collaborato con artisti come McBusted, New Found Glory, All Time Low, State Champs e Neck Deep, e ha fatto il produttore per gli scozzesi PAWS. Anche dopo la stabilizzazione del suo gruppo storico, Hoppus sembra determinato a evolversi come artista anche fuori dai Blink. All’inizio dell’anno, si è unito con Alex Gaskarth degli All Time Low per lanciare un nuovo progetto, i Simple Creatures, che ha già pubblicato due EP ed è pronto all’album di debutto vero e proprio.
Il mio album preferito: “My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West. L’ho ascoltato moltissimo quand’è uscito, e dopo tanti anni le canzoni reggono ancora”.
La mia canzone preferita: “Bloodflood degli Alt-J. È una di quelle band che suonano musica strana e originale, ma che ti danno l’impressione di essere in giro da quando eri un bambino”.
L’artista più importante: “Beyonce. Ha trasceso i limiti mortali del concetto di “artista”, ed è diventata un’icona, come se facesse parte della famiglia reale americana”.
La cosa più assurda che mi è successa: “Mi sono seduto sulla sedia di Winston Churchill a Downing Street”.
Il peggior trend musicale del decennio: “Mi piace tutto. L’ultimo decennio è stato quello della morte dei generi, e non potrei essere più felice. Tutti gli stili musicali si sono mescolati tra di loro e si sono scambiati le idee. C’è tanta creatività nel mondo, e ora è tutta connessa”.
La serie TV che non sono riuscito a smettere di guardare: “Game of Thrones. Non esiste altra serie con la stessa importanza, o lo stesso seguito”.
Il miglior concerto: “Twenty One Pilots. È straordinario quello che riescono a fare sul palco, anche se sono solo due”.
Il miglior incontro con un altro artista: “Mi sono ritrovato in fila con Marilyn Manson al Mann Chinese Theatre, volevamo prendere bibite e popcorn per la premiere di Halloween”.
L’errore da cui ho imparato di più: “20 anni fa era il momento migliore per piantare degli alberi. Al secondo posto c’è il 2019. Insomma, alzate il culo e fate quello che dovete. Le cose non succedono da sole”
Il miglior libro che ho letto: “La valle dell’Eden di John Steinbeck. È un classico, quindi pensavo fosse noioso, invece è pieno di battaglie epiche tra fratelli”.
La cosa più interessante che ho fatto ma che nessuno ha notato: “Durante un giorno di pausa dal tour, ho imparato l’alfabeto fonetico della NATO. Ora tutte le volte che viaggiamo in aereo divento insopportabile”.
La cosa più strana che hanno detto di me sui media: “Secondo Google valgo 70 milioni di dollari. Se solo fosse vero…”
Il miglior outfit che ho indossato: “Ad Halloween, quest’anno, quando ci siamo vestiti tutti e tre da Joker”
Il momento che rappresenta meglio il decennio: “Quando un imprenditore fallito e star di un reality TV è diventato presidente degli Stati Uniti”.
La mia speranza per gli anni ’20: “Spero che riusciremo a superare l’era dell’indignazione quotidiana, magari facendo sì che il mondo diventi un posto migliore, più equo”.