Bastano uno smartphone e qualche applicazione per comporre, registrare e diffondere musica senza dover uscire dalla propria camera. Canzoni come fossero giocattoli per i giovanissimi della Gen Z che dopo un hangover su TikTok sognano di risvegliarsi star internazionali. Può accadere veramente. Ce lo ha dimostrato Billie Eilish ad esempio, ma non è l’unica ad aver compiuto il prodigio. Dalla sua stanza di Houston, Texas, ha fatto breccia nelle classifiche globali un altro giovane fenomeno del pop under 20. Si scrive d4vd, si legge David. Classe 2005, racconta l’amore ai tempi dei social network tra tormenti e fitte al cuore. Nella sua vita petali si trasformano in spine, come canta nel suo primo EP Petals to Thorns. Qualcuno parla già di artista rivelazione.
«Non sono mai stato innamorato, semmai seriamente infatuato. Quando i tuoi sentimenti non sono ricambiati scopri di vivere un rapporto in maniera del tutto unilaterale. Convogliare in un progetto discografico canzoni scritte nel pieno di questa situazione delirante è stato come rimettere assieme i pezzi di un puzzle. Ho deciso di lavorare sul tema dell’autoriflessione perché in fin dei conti ogni giorno era come se parlassi da solo con me stesso».
Sono nove le tracce che fanno parte di questo viaggio alla scoperta di una precoce maturità emotiva, dalla hit Romantic Homicide, esplosa la scorsa estate grazie al popolo dei tiktoker, fino a Placebo Effect, ultimo degli inediti. “Nel profondo della mia mente sei morta e non ho versato neppure una lacrima”, canta con un timbro drammatico. «Per il video di Romantic Homicide ho dato vita al personaggio di IT4MI, che in giapponese significa “dolore”. Indossa una benda sugli occhi perché l’amore cieco non vede altro che sofferenza».
Da bravo nativo digitale, d4vd è arrivato alla musica passando dai videogiochi. Quando ha iniziato a interessarsi di musica e di scrittura aveva un canale in cui montava video tratti da Fortnite. «Avevo circa 50 mila iscritti, mi divertivo a montare decine di video che essendo diventati virali in pochissimo tempo mi hanno portato a scontrarmi con problemi di copyright legato ai brani che usavo. È stata mia madre a darmi il consiglio della svolta. “Dovresti produrre musica tua”, mi ha detto. E così ho fatto. Ho preso in mano il mio iPhone e ho scaricato l’applicazione BandLab, una piattaforma di social music gratuita che consente di creare musica e condividerla con altri musicisti e fan. Da qui è nata la mia prima canzone Run Away. Mi vedevo come una sorta di Hans Zimmer».
TikTok ha fatto il resto. «Non è mai stato facile come oggi comunicare all’esterno il proprio mondo interiore. Non ci sono barriere, non ci sono regole. I social media sono i più grandi sostenitori che un artista possa avere. Se fallisci, puoi creare un altro account senza che gli altri lo sappiano. Io ho cambiato nome tre volte prima di diventare d4vd».
Fa piacere scoprire che i riferimenti di un artista da 29 milioni di ascoltatori mensili soltanto su Spotify non sono tutti figli dell’algoritmo. «Ascolto musica classica e gospel sin da bambino. Sono nato a New York, nel Queens. Ero nel coro della chiesa ma quando ci siamo trasferiti in Texas, a Houston, è come se fossi sbocciato a nuova vita. Ho frequentato la scuola pubblica e per otto anni sull’autobus non ho fatto altro che ascoltare musica, da Lil Pump ai Paramore, dai Deftones ai Wallows. Tra il 2021 e il 2022 ho lavorato da Starbucks ma sono stato licenziato perché pensavano che rubassi i panini al formaggio. Così ho investito più tempo su Fortnite e di conseguenza sulla musica, ho scaricato SoundCloud e in breve mi son ritrovato 25° nella top 50 della Indie Chart. Poi mi sono spostato su TikTok, per condividere gli snippets dei miei primi pezzi».
«Nella mia musica porto elementi di quel gospel con cui sono cresciuto, modernizzando le produzioni. Le persone mi chiedono: “Che genere musicale è questo?”. Oppure: “Ti piacciono i Radiohead?”. Il mio tocco indie mette insieme un mucchio di cose diverse che alla fine diventano una sola. Credo sia questo il motivo per cui Romantic Homicide ha catturato così tanta attenzione».
Molti giovani artisti oggi – sull’onda di quella che è stata definita throwback culture – scelgono di guardare al passato riempendoci di nostalgia, ma non d4vd: «Non mi piace indugiare troppo nel passato. Voglio costruire un universo sonoro nuovo, fatto di sogni e forse di illusioni».