Chi sta (davvero) cambiando il volto dell’hip hop in America? Il nome è Evilgiane, beatmaker e produttore newyorkese, che dopo aver lanciato il collettivo Surf Gang nel 2018, insieme ad amici, produttori e rapper di Brooklyn ha dato vita a un sound che unisce l’energia del rap di periferia alla sperimentazione drill ed elettronica.
Con i suoi beat ha attirato l’attenzione di artisti come Kendrick Lamar, Baby Keem, A$AP Rocky e Playboi Carti, che hanno scelto la sua produzione per alcuni dei loro recenti progetti. Tra i clienti futuri, qualcosa in pentola con Drake, che proprio dopo aver sentito alcuni dei suoi beat lo ha contattato in DM su Instagram. Con una carriera in così rapida ascesa, il rapper e producer statunitense ha sedimentato tutte le sue influenze dell’ambizioso Heaven’s Gate Vol. 1, mixtape uscito ad inizio 2024 in cui vecchi e nuovi amici fondono atmosfere urbane, suoni sincopati e rime taglienti in una moderna fusione tra Future e Travis Scott.
Evilgiane ha appena debuttato in Italia nell’edizione appena conclusa di C2C Festival a Torino, nella serata di chiusura con adidas Originals, il main partner della XXII edizione che quest’anno non solo ha curato l’evento adidas Originals x C2C Festival Finissage (in cui si sono esibiti, oltre a Giane, anche John Talabot, Sofia Kourtesis e Miss Jay) ma anche due differenti lavori di Weirdcore (artista visivo già al lavoro con Aphex Twin) che ha curato un’installazione all’interno del Lingotto per le serate di venerdì e sabato nonché i visual della serata di domenica. Una cornice piuttosto potente, per Evilgiane, di presentarsi al pubblico italiano tra rap per ballare e far connettere le persone e l’abbattimento delle barriere tra old e new school di un hip-hop a stelle e strisce quanto mai rivolto al futuro: «Credo che ci sia molta influenza vecchia nella musica nuova, soprattutto nel rap di oggi. Siamo in una sorta di rinascimento; tutti stanno tornando agli anni ‘80, quando ci si sfidava pesantemente con le rap battle. Ora, sembra che le persone stiano riprendendo quelle stesse radici».
Partendo proprio dalle idee dietro la nascita di Surf Gang (fondata insieme ad altri nomi della scena di Brooklyn come POLO PERKS <3 <3 <3, Moh Baretta, Harto Falión e Pasto Flocco, tra gli altri), lo spirito sembra quello di portare avanti un pesante eredità rap in una veste contemporanea, senza però modificarne aspetti culturali. Anzi: «Tutto è iniziato in maniera molto naturale, con me e i miei amici. Ci rilassavamo, fumavamo, bevevamo, andavamo a fare skate, cose così. Passavamo il tempo allo skate park, facevamo graffiti, come tutti a New York. Poi, ho incontrato altri amici anche fuori città, e abbiamo iniziato a fare musica insieme come collettivo. Un po’ come accadeva nel passato, così Surf Gang è cresciuto fino a diventare una famiglia di rapper e producer», spiega.
Con Heaven’s Gate Vol. 1 ha consolidato la propria identità musicale e messo in mostra la dinamica del collettivo: «È stato il coronamento di una vibrazione unica, io e i miei amici che facevamo musica insieme. Quella è l’essenza del mixtape, onestamente». L’aspetto di appartenenza rimane faro per Evilgiane e la direzione Surf Gang, che come obiettivo ha quello di far crescere una comunità musicale che possa aver impatto nella scena rap moderna, anche oltreoceano: «L’obiettivo è conquistare il mondo, davvero» risponde sorridendo, «come Mignolo e Prof.». «Cosa facciamo oggi? Conquistiamo il mondo», cita.
In altre recenti interviste, tra cui quella per Rolling Stone US, l’artista ha anche accennato al fatto che termini come “drill” o “Gen Z rap” non rappresentano adeguatamente lo stile di Surf Gang. Rap o non rap, al contrario, la sua idea di definizione è molto più di larghe vedute: «Si tratta semplicemente di musica per il mondo. Non credo debba avere un genere specifico; è buona musica. Quando la senti, ti piace, capisci?» conclude.
Semplicità in prima linea e spirito-guida, eppure tra i recenti incontri musicali della sua carriera ci sono solo collaborazioni con nomi di alto, altissimo profilo. A partire di Kendrick Lamar, che l’artista ammette di non aver mai incontrato di persona, che lo ha voluto alla produzione del brano The Hillbillies con Baby Keem: «Non ho mai incontrato Kendrick di persona, in verità. È stato Baby Keem a contattarmi per mandargli delle basi. Un giorno mi ha scritto dicendo che avevano trovato una traccia buona, ed è andata così. È stato surreale, e sono grato a loro per avermi dato l’opportunità di farlo».
Il pezzo, costruito attorno a un sample di PDLIF di Bon Iver, porta avanti una tradizione cara al rap: trasformare frammenti del passato in qualcosa di nuovo e quanto mai personale. Evilgiane riflette su questo aspetto della produzione che, da Wu-Tang Clan a Kanye, sembra in realtà non aver subito grossi scossoni derivati dal moderno e digitale: «Il campionamento in realtà non è cambiato più di tanto nel tempo, a parte gli strumenti che usiamo. L’hip hop ha ormai cinquant’anni, e il sampling è sempre stato lì. Trovi un disco che ti ispira e lo fai tuo. Anche se ora io personalmente campiono meno di prima, è sempre stata una tecnica che amo. È come avere una connessione immediata: senti una nuova canzone che sembra ricordare il ritornello di un brano della tua infanzia, e vieni subito catturato. La vuoi far tua».
Tra le collaborazioni scaturite dall’abilità di rendere drill, trap e old-school rap una cosa sola, per Evilgiane spicca anche quella con A$AP, nel brando Our De$tiny con Playboi Carti, nata (altrettanto) in modo del tutto spontaneo: «È stato tutto molto casuale, persino più di quanto accaduto con Baby Keem. Un mio amico lavorava per il suo team e ha passato una delle mie basi. Un giorno, senza preavviso, è semplicemente comparsa su Instagram. È stato pazzesco». Poco male, affatto, se si pensa che ha smosso persino l’interesse di Drake, che Giane conferma ancora con un tono leggero: «Sì, mi ha seguito su Instagram dopo averlo sentito. Gli ho mandato un sacco di basi. Non so che fine abbiano fatto, però gliele ho mandate».
Viene da chiedersi fin dove si può alzare l’asticella, per quanto il rapper metta in prima linea il collettivo di amici e collaboratori Surf Gang: «Shout out a loro» dice, evidenziando il senso di famiglia che caratterizza il suo percorso musicale. «Ma magari se Taylor Swift mi contattasse…», prosegue dopo.
Il successo internazionale della sua musica lo ha portato fino in Europa, fino al prestigioso C2C Festival (qui se volete sapere come funziona il booking del festival) nella serata con adidas Originals, Su quanto sia incredibile questo traguardo aggiunge: «Da bambino non avrei mai immaginato che la gente avrebbe potuto apprezzare la mia musica in queste parti del mondo. Ora sono qui ad esibirmi è fantastico. Lo adoro».
Drill che campiona come la vecchia scuola, bass rap che spinge la trap verso nuove combinazioni, hip-hop della periferia newyorkese. Tutto in un unico contenitore, ma Evilgiane rifiuta categoricamente l’idea di essere etichettato come artista “underground” o “mainstream” dicendo con sicurezza: «Se fai buona musica, fai buona musica, a prescindere da quante persone la ascoltano. Come ho detto prima, in fondo sì: è musica per il mondo».