Il nuovo disco dei Thegiornalisti, Completamente sold-out, ha il difficile compito di dare seguito al successo di Fuoricampo (2014). Contiene 11 tracce di puro pop (post-hipster, post-cinico), che vanno dall’inno in stile Vasco di Sbagliare a vivere, alla springsteeniana Gli alberi, dalle influenze brit pop di Fatto di te all’attacco 80’s (ricorda Take My Breath Away) di Non odiarmi – il cui testo ha uno degli incipit migliori della musica italiana recente: “Quando la merda vola alta / almeno levati il berretto”. Quindi basta coi pudori: mainstream is the new cool. Ne parliamo con Tommaso Paradiso, frontman della band che non si vergogna di fare pop spinto.
Completamente Sold Out mi sembra un disco più estremo del precedente: smaccatamente anni ’80, spudoratamente pop.
E pensa che l’intento era quello di fare un disco moderno! (Ride). Comunque sì, volevo scrivere un disco estremamente pop: tutte canzoni sing-along con il ritornellone e le strofone. Abbiamo usato il Juno, un synth tipico anni ’80 che oggi piace un sacco a gruppi come Beach House, Future Islands, M83.
A livello di testi, invece, sei andato più sul personale.
L’altro giorno mia madre stava ascoltando il disco e ha fatto una descrizione perfetta: “O la gente si innamora delle tue turbe psichiche, oppure non gliene fregherà niente a nessuno”. (Ride). In Fuoricampo c’erano immagini più universali, canzoni come Fine dell’estate che parlavano a un pubblico più ampio.
L’intro di Fatto di te è divertente. Però non capisco fino a che punto stai giocando con la retorica da love song…
No no, quello è un messaggio vocale vero, che ho mandato a un’amica. In questo momento è il pezzo che preferisco: ho sempre sognato di scriverne uno così. Di solito le canzoni mi vengono spontanee, ma in questo caso l’ho cercata – era successo anche con Fine dell’estate, con un immaginario estivo alla Vanzina. Con Fatto di te, invece, l’idea era costruire un beat fine ’80-inizio ’90, in stile Primal Scream, Stone Roses, con quel basso molleggiato… Che ti sembra di avere accanto il tizio col cappellino da pescatore che balla alla console.
Mi viene in mente Stranger Things, la serie tv di Netflix, che gioca apertamente con i riferimenti, senza timore di sembrare paracula. Non sta “citando”, ma semplicemente “usando” il passato, in un modo per niente cinico. Mi sembra tu faccia una cosa simile.
È una definizione perfetta. Stranger Things l’ho divorata in una notte.
Ho l’impressione che l’ultimo disco dei Cani non sia piaciuto troppo ai fan. Ma ho verificato personalmente che ora lo ascoltano i tassisti, e mi pare un po’ la chiusura del cerchio indie.
Secondo me Aurora è il loro disco migliore, come musica e come testi. Io e Niccolò siamo amici, ci incrociamo spesso… Lui è un genio dei suoni, ormai produce un pezzo in cinque minuti. Io non so nemmeno come si accende un Apple.
Qualche numero di Rolling Stone fa abbiamo pubblicato un’intervista a Iosonouncane, in cui definiva quella italiana “una brutta scena” musicale. Tu invece cosa pensi?
Penso che dopo Fuoricampo la gente si vergogni un po’ meno a fare pop spinto. Dopo La guerra è finita dei Baustelle, che girava sempre su Deejay, c’è stato un periodo in cui l’indie doveva essere indie, e basta. Fuoricampo ha un po’ riaccesso la luce sul mainstream. Si potrebbe dire che oggi si canta tanto forte, però si resta sinceri: pensa ai Coldplay, una band che io amo. A un certo punto mi sono detto: ma a me piace Christian De Sica! Diciamolo a tutti, basta vergognarsi! L’altro giorno stavamo girando il video di Completamente, eravamo su una spiaggia e vicino c’erano dei ragazzini che facevano un karaoke. A un certo punto è partita la canzone di Rovazzi (Andiamo a comandare, ndr): beh, mi ha dato una carica incredibile, ho iniziato a ballare come un pazzo. È un pezzo proprio fico, mi piace pure la base. Quando cantano anche i bambini, vuol dire che un pezzo ha vinto.
Hai scritto per Luca Carboni Luca lo stesso, dal suo ultimo album. Mi sembra che l’esperienza di firmare canzoni per altri sia andata bene.
Luca non vuole mai sapere chi scrive i pezzi per lui, per non esserne influenzato. Poi quando ha saputo che era mio, mi ha detto che era già fan dei Thegiornalisti. Ho scoperto che lui, Jovanotti, Cremonini, sono tutti attentissimi alla scena indipendente italiana, ne parlano tra di loro. Carboni, Vasco, Dalla e gli Stadio – i bolognesi insomma – sono da sempre la mia musica italiana. E poi c’è il quinto, l’unico romano, che per me è più importante di tutti: Antonello Venditti.
Hai altre collaborazioni in programma?
Sì, ci sono 7-8 pezzi in cantiere per altri artisti, ma non so ancora chi li prenderà. Ho scritto anche un pezzo insieme a Francesco Bianconi. Musicalmente lui è più 60’s, io più 80’s, ma andiamo super d’accordo.
Comunque, la parte gridata di Sbagliare a vivere è 100% Vasco.
Certo. C’è anche un synth che ricorda molto Giocala, da Bollicine. Anche il titolo, Sbagliare a vivere: è pura poetica di Vasco. Se dovessi paragonare la musica dei Thegiornalisti a un regista, sarebbe uno di quelli che ti fanno uscire dal cinema con le lacrime, per tutte le citazioni che ha fatto. La citazione è come un amore: fa parte della tua vita.
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Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella e Marco Primavera, dopo il loro Completamente Tour, andato sold-out in quasi tutta Italia nel 2016 sono pronti a tornare a suonare in giro. Gli appuntamenti sono due: il 9 maggio al Palalottomatica di Roma e l’11 maggio al Mediolanum Forum di Milano. I biglietti saranno disponibili in esclusiva presale su circuito Vivo Club a partire dalle ore 10.00 di martedì 13 dicembre, su ticketone.it dalle ore 10 di mercoledì 14 dicembre, in tutti i punti vendita Ticketone e nelle altre rivendite autorizzate dalle ore 10 di sabato 17 dicembre.