«In The End non è un titolo nato all’ultimo minuto» raccontano i Cranberries seduti dietro a una grande scrivania al primo piano di un palazzo del centro di Milano. Esce il 26 aprile e rappresenta l’ultimo inchino fatto dalla band irlandese, privata un anno fa dalla morte accidentale della cantante Dolores O’Riordan, prima di dire addio alla musica.
Di presentazioni di album, Noel, Mike e Fergal ne hanno già affrontate sette nella loro vita. Ma questa forse è la più difficile, senza Dolores ma con la grande responsabilità di rendere il più grandioso possibile l’addio di una band, beh, davvero importante. «Il titolo dell’album è lo stesso di una delle canzoni che Dolores aveva più a cuore dell’album. Solo dopo la sua morte ci siamo resi conto che era il titolo perfetto per l’album, per la fine di un’era. Non faremo più tour, né nuovi album. Ci è sembrato un titolo adatto.» Quello che è più significativo però è che niente di ciò che Dolores ha messo nei testi allude alla tragica fine che poi le è spettata. «I testi hanno più a che fare con un cambiamento nella vita di Dolores. Si era lasciata alle spalle dei mesi difficili, un divorzio e dei problemi psicologici. Sono testi che parlano del poter andare avanti e lasciarsi alle spalle i problemi. Era piena di speranza.»
L’incidente della morte di Dolores non solo ha sconvolto le loro vite, ma ha anche interrotto bruscamente l’entusiasmo della band, che nel gennaio 2018 stava scrivendo nuovo materiale dopo tanto tempo. «Attorno al 2017 abbiamo fatto il tour per l’ultimo album, Something Else. Era un disco acustico, in cui abbiamo rielaborato alcune delle nostre canzoni più famose in quartetto. Ci è piaciuta molto l’esperienza, ci siamo divertiti persino facendo le prove. Così, parlando del più e del meno, qualcuno si è espresso su quanto sarebbe stato bello scrivere canzoni nuove per un nuovo album, anziché rifare sempre quelle vecchie. Dato che l’ultimo album di inediti è del 2012.»
Dalle chiacchiere sono passati ai fatti, cominciando a lavorare sulle nuove canzoni dopo la fine del tour. Fra giugno e dicembre 2017 la maggior parte del disco era scritta, per quanto alcune canzoni esistessero già da tempo. «Quando Dolores è morta a gennaio dell’anno scorso è stato anche il momento in cui abbiamo passato in rassegna il materiale che avevamo fino a quel momento. Volevamo capire soprattutto se la qualità della voce e dei pezzi fosse qualcosa di pubblicabile. Da quello che avevamo siamo riusciti a produrre 11 tracce, che sono subito piaciute a tutti.»
Anche la famiglia di Dolores si è dimostrata entusiasta sin da subito, tanto da spronare band ed etichetta a fare uscire al più presto tutto il materiale. Comprensibile, in fondo un nuovo album di inediti di un cantante che non c’è più rende la morte meno presente, meno concreta. «Ne abbiamo parlato anche con il nostro produttore di sempre, Stephen Street, che è stato colui che ci ha convinto a entrare in studio subito, senza pensarci troppo. Proprio perché era un periodo bello carico emotivamente, era passato un mese dalla morte di Dolores.»
Tutto quel lavoro e pure l’entusiasmo di Dolores nelle demo registrate ha dato coraggio alla band per fare la cosa giusta. «Il momento era quello giusto, e non volevamo nemmeno che passasse troppo tempo. La memoria di Dolores deve rimanere più viva che mai.»