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Cristina D’Avena: «Ai Måneskin farei cantare ‘Nanà Supergirl’»

La regina delle sigle dei cartoni animati spegne 40 candeline di carriera e ci parla dei cartoon più amati, di Sanremo, dell’essere rimasta bambina, dei momenti più brutti. E dei duetti dei sogni (spoiler: ci sono anche Blanco e Achille Lauro)

Foto press

Cristina D’Avena non si discute. Del resto come si fa a discutere un’artista che non ha mai avuto una parabola discendente, che ci ha cresciuti tutti e che è arrivata al traguardo dei 40 anni di carriera? I festeggiamenti sono iniziati da un pezzo con la pubblicazione di sei picture disc in edizione limitatissima. Un’iniziativa, questa dei vinili, che apre le porte a tutta una serie di novità della durata di un anno. La chiacchierata con Cristina è messa a dura prova da gallerie e perdite di segnale, ma lei, regina stoica delle sigle dei cartoni animati, non si dà per vinta e continua imperterrita a rispondere o richiamare senza un minimo accenno di disappunto, ma con il solito sorriso e la voce rassicurante. Già, perché la D’Avena è proprio così come la si vede. Non c’è un minimo accenno di costruito in quello che dice e che fa. È esattamente come la si vede in tv.

Iniziamo con la prima sigla che hai cantato, Bambino Pinocchio. Mi racconti il primo giorno in sala d’incisione?
Lo ricordo benissimo. C’era il maestro Augusto Martelli e tremavo come una foglia.

Come mai?
Avevo sempre cantato allo Zecchino d’Oro, all’Antoniano di Bologna, diretta da Mariele Ventre. Invece, per la prima volta, ero da sola e dovevo essere io a decidere come cantare, prendermi delle responsabilità. Ero una ragazzina molto impaurita. Me lo ricordo ancora, quel giorno da cui è partito tutto.

Spiegami una cosa: come mai i festeggiamenti non partono dal tuo primissimo successo che è Il valzer del moscerino?
Allora altro che 40 anni di carriera! Sarei in pensione da un pezzo. Non sono partita dal Moscerino perché effettivamente considero i miei 40 anni di carriera quelli legati alle sigle dei cartoni animati. Parto da lì. Ma anche il pubblico mi dice che è da quando ero bambina che canto.

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Parliamo un po’ dei brani che hai scelto per i picture disc. Il 22 aprile è uscito quello con Occhi di gatto.
È un brano che conoscono anche i muri. Ed è molto amato anche da me. Lo canto come se fosse la prima volta perché mi entusiasma, e vedere il pubblico che si appassiona quando lo interpreto mi fa capire che quello che volevo esprimere in tutti questi anni è arrivato.

E cosa volevi esprimere?
La mia voglia di cantare, la mia solarità.

Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto Occhi di gatto?
Non mi ha tolto nulla, ma mi ha dato la popolarità come tanti altri brani. È un cartone meraviglioso e una sigla che, come ti dicevo, resta super trendy, ascoltata e scaricata tanto da farmi vincere ancora un disco d’oro a distanza di 36 anni. Vuol dire che il pubblico più giovane si è scaricato il pezzo.

Il 20 maggio è uscito Mila e Shiro due cuori nella pallavolo.
È un altro cartoon super seguito e la sigla è una delle più ascoltate e scaricate. Non può mai mancare ai miei concerti. La intona il pubblico prima ancora che inizi a farlo io. Se non li interpreto non posso scendere dal palco. Tra l’altro mi ricordo una cosa.

Cioè?
Durante un live hanno fatto irruzione sul palco dei ragazzi di una squadra che iniziarono a giocare proprio grazie a Mila e Shiro. Mi sono anche presa paura perché puoi immaginare cos’è successo dopo: voleva salire tutto il pubblico. È stata una cosa molto molto simpatica, solo che poi non volevano più scendere!

Nel lato B hai scelto Lovely Sara. Perché?
È un cartone un po’ triste, ma ho interpretato questo brano in francese: si intitolava Princesse Sara. La amo molto, anche se non è tra le sigle più famose. Però ti posso dire che il cartone è stato messo in onda in questo periodo e ha fatto il record di ascolti, questo per farti capire quanto è ancora molto amato. Nel vinile ho messo una foto molto dolce e tenera. È uno scatto inedito, come tutte quelle del progetto: foto riprese da vecchi raccoglitori che avevo in ufficio e in magazzino. Quella scelta per Lovely Sara appartiene a uno dei primi servizi fotografici fatti. Avevo un maglione che adesso non si potrebbe più mettere per scattare. L’ho scelta come istantanea per quel cartone tenerissimo.

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Arriviamo al 26 giugno, quando uscirà il picture disc con Pollon, Pollon combinaguai e Nanà Supergirl.
Pollon non si tocca. Se per strada intonassi «Pollon, Pollon combinaguai…», la gente mi verrebbe dietro. È un esperimento che vorrei fare come dimostrazione d’amore. Sarebbe fighissimo. L’ha scritta Piero Cassano dei Matia Bazar. È super storica, come sigla. E l’ho pure cantata con J-Ax, che ha scritto una barra bellissima e la voleva interpretare a tutti i costi. È uscito un piccolo capolavoro.

Che mi dici di Nanà?
Che un po’ mi ci rivedo.

Ah, sì?
Molto spesso mi chiamano Cri Cri Supergirl perché sono sprint e non mi fermo mai, non mi stanco mai: canto, firmo autografi, faccio foto. E, finito tutto, mi rimetterei a cantare.

A luglio esce Kiss Me Licia, ormai il tuo alter ego.
Mi rivedo in lei e in Creamy. Mi definiscono una donna-bambina che riesce a trasformarsi.

Spiega un po’…
Riesco a essere una donna, ma anche una bambina quando ho voglia di leggerezza, spensieratezza, di divertirmi, pure quando faccio i miei concerti. È un momento di grande voglia di vivere, quello che voglio esprimere. La mia personalità è un’altalena tra il lato di donna e quello di bambina. È molto divertente. Mi trasformo come Yū diventa Creamy.

Però Creamy non c’è nei picture disc
Bisognava fare una scelta, anche sulla base delle richieste dei fan, ma Creamy è molto importante.

Ma arriviamo a Licia.
Noi siamo stati i primi, in Italia, a scrivere e raccontare la storia di un cartone con un telefilm e attori reali. Abbiamo creato una serie rimasta veramente nel cuore di tutti, e ci rimarrà per sempre.

Come mai, secondo te?
In quel periodo c’era “la” televisione. Ora ci sono canali tematici e lo streaming. Prima c’erano solo Rai e Fininvest, e i telefilm sono stati visti da quasi tutti.

Hai visto i video di Fake Tv?
Lascia stare, mi fanno troppo ridere, col povero Satomi che suona il piffero e stona come un matto. Me ne arrivano una marea. E fanno pure numeri pazzeschi.

Ma a proposito di Licia, le sai fare le fettine panate?
Certo! E sono bravissima. Le so fare anche un po’ più sostanziose: alla bolognese, con prosciutto e besciamella. Quanto sono buone? Sono 22mila calorie, non è un piatto estivo, ma Mirko le avrebbe mangiate volentieri.

Altro giro, altra corsa: a settembre esce Arriva Cristina.
È una serie succeduta agli episodi di Licia, ed è un po’ la mia storia. Alessandra Valeri Manera ha pensato di raccontare cosa fa Cristina nella vita.

Nel pezzo cantavi «Studio Medicina all’università…»
In realtà sono ancora iscritta alla facoltà di Medicina. Vorrei finire, ma allora ero proprio frequentante e davo esami. Nel telefilm ho una schiera di amici, come all’università, con i quali combinavo marachelle.

Quanto ti manca per laurearti?
Mi mancano le cliniche. Dovevo andare in ospedale, fare presenza tutte le mattine, con tanto di firma. Io non potevo farlo e mi ripromisi che, con calma, avrei ripreso. Ma non è una facoltà che puoi parcheggiare e poi riprendere. Io poi avevo un sogno.

Quale?
Specializzarmi in neuropsichiatria infantile. Ma non è detto che non finisca.

Un’altra sigla che uscirà nei picture disc è Milly – Un giorno dopo l’altro: come mai questa scelta?
Perché è una delle sigle che mi chiedono più spesso, non so se per la storia o per la canzone melodica e carina.

Hai sacrificato i Puffi per Milly…
Sì, ma credo che i Puffi non si potessero mettere per una questione di diritti.

A parte i picture disc, che succederà per i festeggiamenti? Dacci qualche anticipazione…
Ci saranno tantissime novità, ma sono top secret, ma credimi: se potessi dirlo, lo farei. Stiamo facendo riunioni su riunioni per organizzare quello che accadrà dopo l’uscita dell’ultimo picture disc a ottobre.

Un indizio?
La discografica non si potrà fermare lì. No?

Senti, visto che hai fatto due dischi di duetti. Usiamo i brani dei picture disc e dimmi con chi li vorresti cantare tra gli artisti della nuova generazione.
Occhi di gatto la farei con Madame.

E poi?
Pollon la vedrei bene in coppia con Francesco Gabbani, mentre Blanco lo vorrei per È quasi magia Johnny. Con Ariete sarebbe bello intonare Mila e Shiro, mentre a Ditonellapiaga affiderei una Kiss Me Licia un po’ rivisitata.

Tirami fuori qualche altro nome…
Achille Lauro mi fa impazzire! Lo vedrei bene con Arriva Cristina. Potremmo cantare «Arriva Achille e c’è anche Cristina» (canta, nda). Lui mi piace tantissimo, lo vedrei bene anche a cantare Tazmania e Robin Hood, Gemelli nel segno del destino e Fiocchi di cotone per Jeanie.

Che ricordi… i Gemelli del destino.
Non è famosa come le altre, ma me lo chiedono spesso.

Ai Måneskin cosa faresti cantare?
Nanà Supergirl.

Passiamo ad altro. Ci sono state polemiche per la tua eliminazione a Il cantante mascherato.
In effetti non mi aveva riconosciuto nessuno, mi hanno trasformato la voce perché ero troppo riconoscibile e avevo una vociona strana. È stata comunque un’esperienza bellissima e surreale. Eravamo con maschera e mantello, mi sembrava di essere Batman.

Hai ancora la voglia di rifare una serie come Arriva Cristina o Licia?
Mi piacerebbe tanto, e ti garantisco che piacerebbe a tutti. Magari la continuazione di un telefilm. Se Beautiful va avanti da 50 anni, perché Cristina o Licia non si possono riprendere per vedere che fanno adesso, dopo tanti anni? Magari Licia ha una sua casa di produzione, o magari ha aperto un albergo.

Qual è stato il momento più brutto della tua carriera?
Interpretando sigle dei cartoni, ero etichettata come la ragazzina delle canzoncine di serie B. E quando sentivo questa cosa, nonostante i dischi di platino e i vari riconoscimenti, mi dispiaceva tanto.

Perché? Non potevi fregartene?
Perché io ci ho sempre creduto tanto e infatti, dopo quarant’anni, sono qui a cantare in piazze gremite di persone che mi amano alla follia. Per me non sono canzoni di serie B, anche perché sono state scritte da signori autori come Piero Cassano, Gianfranco Fasano, Massimiliano Pani, tanti maestri. Abbiamo cantato tanto, canto tutt’ora tanto. Faccio ancora brani e sigle nuove. Perché catalogarmi? Il mio grande riscatto l’ho avuto dopo Sanremo, quando ho inciso i dischi con i duetti: grandi artisti che intonavano le mie canzoni.

Tu non hai mai voluto discostarti dalle sigle, però…
Non è mai capitata un’occasione particolare, un brano devi sentirlo addosso, deve essere pazzesco e non è mai arrivato un pezzo tale da destare la mia attenzione. Non ne sentivo il bisogno: ogni anno uscivo con due dischi, Fivelandia e Cristina D’Avena e i tuoi amici in tv. Ho fatto il mio, i miei concerti, adesso vorrei anche fare qualcos’altro. Magari arriverà.

Amadeus ha portato a Sanremo artisti che si pensava non ci sarebbero più andati. Ha fatto parecchi colpacci. Magari, col pezzo giusto, potrebbe convincere anche te.
Infatti, chi può dirlo?

Ci sono cose che bollono in pentola in questo senso?
Per ora no. Ogni tanto mi chiedono di Sanremo…

E tu cosa rispondi?
Vediamo. Tutto qui.

Sei molto amata dalla comunità lgbtqi+.
Ho fatto la madrina di alcuni Pride e sono spesso al Padova Pride Village. Meravigliosi.

Quale canzone, tra le tue, è la più amata dalla comunità arcobaleno?
Ai Pride cantano sempre Lady Oscar, Creamy e Sailor Moon. Appena mi vedono intonano «Pari-pam-pum, eccomi qua!».

La Cristina di oggi cosa direbbe alla Cristina di ieri che sta entrando in studio di registrazione a intonare Bambino Pinocchio?
Di non avere paura e di essere sempre se stessa. Mi sono sempre ricordata delle parole di Mariele Ventre che mi diceva di cantare come mi piace, senza imitare nessuno. Dovevo essere Cristina. Alla me stessa dell’epoca direi questo, aggiungendo di concentrarsi e far capire quello che si sta cantando: un mondo allegro, colorato, che guardano soprattutto i piccoli.

Una frase che le diresti, per concludere?
Vai avanti per la tua strada.

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