«Ho accompagnato Dark Side. Me lo aveva chiesto sua madre affinché lo tenessi sotto controllo. Non vuole che si droghi», ha raccontato al pm Olivia Mandolesi uno dei ragazzi fermati ieri dalla polizia durante un festino a base di sostanze stupefacenti. Quando gli agenti sono irrotti in un appartamento romano, in via Bonifacio VIII, hanno trovato sette ragazzi, tra cui il rapper della Dark Polo Gang.
In questo estratto dall’intervista pubblicata sul nuovo numero di Rolling Stone, in edicola a maggio, Tony, Pyrex e Wayne raccontano del nuovo album in arrivo – il primo con una major – realizzato senza il loro compagno Dark Side che attualmente sta lottando contro la dipendenza da sostanze.
Nintendo Switch in mano, di fronte probabilmente Zelda, occhi fissi sullo schermo. Wayne guarda Tony: «Mi sa che andiamo up…». Tony risponde: «Più up di quanto già siamo?». È appena arrivato un messaggio da parte del management della Dark Polo Gang con un’offerta di contratto per un disco con una major, Universal. Scena successiva: riunione plenaria, i quattro DPG sono seduti attorno a un tavolo per discuterne. Chiedono di spegnere le telecamere. Sì, telecamere. Perché la scena fa parte della prima puntata di Dark Polo Gang – La serie, il documentario a puntate al via il 5 maggio su TIM Vision, che racconta la vita della crew post-trap (o chissà post- che altro).
Avanti veloce. Milano, fine aprile. Scendono da un furgone nero Pyrex, Tony e Wayne, alla periferia della città. Due hanno la stessa tracolla arancione di Goyard, valore 1800 Euro, stando a quello che dice un account Instagram dedicato ai loro outfit. La Dark Polo Gang è un fenomeno in sé, un’epifania, senza un vero universo di appartenenza. «Quando abbiamo iniziato eravamo fuori da tutto», dice Tony. «Ora siamo hip hop, ma è il resto che si è spostato verso di noi. Prima la gente si chiedeva cosa fosse, e cosa fossimo noi». «Non abbiamo nessun rimpianto, nessuna rivalsa», dice Wayne. «Non c’è stata premeditazione in quello che abbiamo fatto. E non abbiamo una competizione con noi stessi, abbiamo una competizione sportiva, sana, con gli altri».
Mi fanno sentire British dal telefono. Nessuno lo sa ancora al momento, ma sarà il prossimo singolo firmato DPG. Produzione di Sick Luke, ovviamente. Alle voci, i tre davanti a me. Non ci sarà Side. “Ho avuto dei problemi. Uno legali, due di salute”, ha comunicato su Instagram (il canale preferito di comunicazione della Gang, l’unico social dove possono mostrarsi in tutto il loro splendore swag). “E chiamatemi Arturo, fanculo tutte quelle stronzate dei nomi da rapper”.
«Abbiamo sempre fatto progetti in due, tre o quattro. Side ha fatto la sua release con Luke (Sick Side, ndr), questa sarà roba nostra», spiega Tony. «Siamo un collettivo, siamo uniti e separati allo stesso tempo», dice Wayne. «È una libertà che ci ha fatto stare bene fino ad oggi». Fino a un nuovo disco, quello del grande salto con una major, in arrivo. Il testo di British mi è arrivato via WhatsApp, probabilmente la stessa app su cui è stato scritto. Dimenticatevi le notti insonni a chiudere le tracce, spezzando le matite.