Se Ye chiama, tu rispondi. Chiedete a Digital Nas. Lo scorso aprile, il rapper e produttore, vero nome Nasir Pemberton, 23 anni, era ad Atlanta a lavorare ai suoi pezzi e a quelli di Lil Yachty, A$AP Ferg, Sheck Wes e altri quando ha scoperto che l’artista un tempo noto come Kanye West aveva sentito il suo lavoro tramite Mowalola Ogunlesi, il design director della collaborazione Yeezy Gap, e voleva incontrarlo a Los Angeles.
«Ci sono andato per togliermi uno sfizio, non avevo grandi aspettative», dice Nas in collegamento Zoom dal suo studio casalingo di Atlanta. La stanza inondata da luci blu ha la stessa atmosfera rilassata delle sue produzioni. «Alla fine mi sono trasferito lì. Il quinto giorno il mio manager ha ricevuto una e-mail che diceva: “Lo vogliamo qui a oltranza”. Non ci siamo più fermati».
Donda di Ye, che è in lizza per il Grammy come disco dell’anno, conteneva due pezzi di Nas, Junya e Remote Control. Hanno arrangiamenti semplici: Junya è basato sul suono di un organo da chiesa, Remote Control su un beat essenziale e un fischio. «Era come un mantra», dice Nas. «Doveva essere semplice. Puro sentimento. Io e Ye la chiamiamo musica dei monaci».
Da quando s’è trasferito a Los Angeles, Nas ha iniziato a lavorare al suo prossimo album, DN3, in uscita il 4 febbraio. «Non voglio mentire, sarà sicuramente influenzato dai due pezzi finiti su Donda», dice. «Ha la stessa atmosfera soft, quel sentimento che ho dato al disco e che ho esplorato a fondo nel mio progetto».
Si è approcciato ai pezzi che finiranno in Donda 2 – il primo sequel della carriera di Kanye West, in arrivo il 22 febbraio – allo stesso modo. Per ora Ye ha fatto solo due appunti: vuole che Nas scriva musica «più da monaci» e «più semplice».
Ye ha un’idea piuttosto precisa di come dovrebbe suonare il disco. Lo spiega Nas leggendo le sue indicazioni da una nota salvata nel telefono. «“Se non si potrà suonare a funerali, durante il parto, alle feste di laurea e ai matrimoni, non sarà il disco giusto”. Abbiamo imparato molto da Donda. Abbiamo capito cosa ha funzionato e cosa è rimasto. Siamo ripartiti da lì. Dev’essere un disco adatto ai momenti più importanti della vita delle persone. Assurdo, vero?».
Nas non svela i titoli delle canzoni a cui sta lavorando, ma si dice particolarmente preso da un pezzo che ha registrato col produttore esecutivo del disco, Future. «È fenomenale». Dice che Ye è tornato a collaborare con alcuni produttori di Yeezus e con quelli di Donda, e che c’è una sorpresa che l’ha sconvolto: «A un certo punto è arrivato Travis Scott e gli ha fatto sentire alcuni suoi beat», racconta entusiasta.
Per Nas, Donda è stata una grande occasione per imparare, non a caso si considera un apprendista. All’inizio ha inviato a Ye una cartella con 150 beat, e lui ha fatto del freestyle su almeno 60. Nas era convinto che quattro di quei pezzi sarebbero finiti nella tracklist finale, ma alla fine ce l’hanno fatta solo Junya e Remote Control. «Due su 60, ok? È così che ho capito che a questi livelli le tracklist vengono fuori da un sacco di ragionamenti. Quello che ho imparato da Junya e Remote Control, così come dalla session di scrittura per Hurricane, è che bisogna prendersi il tempo per fare le cose, che non bisogna avere fretta».
Sono passati tre anni da quando Nas ha pubblicato il mixtape DN2, e negli ultimi mesi ha messo a frutto su DN3 quel che ha imparato durante il suo, diciamo così, apprendistato. «Nuovi ritmi, nuovi suoni di batteria, flow che nessuno ha sentito prima, un nuovo mix», annuncia. Ha chiesto ai fonici di farlo suonare «grungy, analogico, quasi come i Circle Jerks o i Germs», due band leggendarie della scena punk hardcore di Los Angeles. «I Germs sono una delle mie band preferite di sempre, erano rozzi ma spaccavano».
I quattro pezzi di DN3 che ci ha fatto ascoltare contengono suoni alieni e sognanti, e allo stesso tempo batterie al contrario e beat trap aggressivi. In Balling Like the Pistons Nas dice che “la vita è solo un test” accompagnato da suoni leggeri e sereni, mentre in Way of This World spiega di “sapere che le cose materiali non significano nulla” accompagnato da sintetizzatori e batterie minimali. Running Laps ‘Round ‘Em, invece, accoppia suoni horror con ritmi trap, mentre Nas manda affanculo Instagram perché preferisce “la vita reale”.
Negli ultimi mesi le opinioni di Ye sono diventate il barometro del sound di DN3. «Se se non si muove al ritmo di quello che gli fai ascoltare, allora vuol dire che non gli piace», spiega Nas. «Se resta fermo passo al pezzo successivo ed è così che sto lavorando alla mia tracklist».
A un certo punto, però, è sorto un problema: quando Ye apprezza particolarmente un pezzo, lo vuole inserire in Donda 2. «Non è uno a cui piace sentirsi dire di no», spiega Nas ridendo. «Devi dargli una buona ragione per rifiutare». Per lui collaborare con Ye è come fare un viaggio studi o il servizio militare. «A un certo punto ti rendi conto che ti sta rendendo migliore». Nas usa la musica come terapia, spesso le canzoni somigliano a pagine di diario. «DN2 era il disco di una persona incazzata col mondo. Questo è molto più tranquillo».
Nas spera che la sua musica possa aiutare chi prova oggi la rabbia che lui provava in passato. «La mia priorità è conquistare il giro dello skate, è da lì che vengo. Vado in skate da quando avevo 7 anni. Credo che gli skater siano persone tormentate. L’obiettivo è portare quei ragazzi su una frequenza più alta, allontanarli dal lean e dallo Xanax. Chi viene da quel mondo deve farsi avanti e dire: so che vi sembra figo, ma quella roba vi sta uccidendo. Voglio farlo io, senza risultare stucchevole. Voglio usare la mia influenza per fare la cosa giusta».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.