Rolling Stone Italia

Dopo il pop, la trap si prenderà anche l’emo?

Etichette punk come Epitaph, che in passato pubblicava i NOFX, iniziano a dare spazio ad artisti come Lil Lotus e guccihighwaters, che nelle loro canzoni mischiano drum machine e chitarre sfidando il materialismo della trap

Foto press

Si dice spesso che la trap sia il nuovo pop, e in Italia probabilmente è vero. Oltreoceano, però, cominciano a porsi un quesito ancora più pregnante: è possibile che in realtà la trap sia talmente pervasiva da diventare anche il nuovo rock? La domanda è legittima e giustificata, considerando che uno dei sottogeneri in più rapida ascesa, al momento, è la cosiddetta emo trap, ovvero una sorta di matrimonio tra il fu emo rock anni ’90 / ’00 e il sound prediletto dai rapper di oggi. Per quanto molti puristi storceranno il naso, bollandolo come un rapporto contro natura, in America c’è chi crede moltissimo in questa unione, tra cui etichette blasonate come la Epitaph, passata alla storia per aver pubblicato gli album dei NOFX, degli Offsprings e dei Rancid e ora casa di artisti di nuova generazione come Lil Lotus e guccihighwaters. Il primo è texano, classe 1994, da ragazzino aveva cominciato a suonare la chitarra da autodidatta in varie cover band e dopo una serie di produzioni molto artigianali, diffusesi grazie al passaparola su SoundCloud e altre piattaforme di streaming, ora è arrivato al grande pubblico con il suo primo vero singolo ufficiale, Never Get Away. Il secondo è cresciuto in Irlanda ma si è trasferito a Long Beach, New York, a quindici anni, e con il suo primo EP Post Death, prodotto in cameretta usando un software da poche decine di dollari come FL Studio, ha collezionato oltre 750.000 ascolti su Spotify.

Non esiste una vera e propria definizione del genere, ammettono i diretti interessati: “Per me vuol dire semplicemente cantare sopra una base trap usando testi, melodie e campioni di chitarra emo” dice guccihighwaters. “Sono soprattutto le batterie a riportare alla trap, perché non sono vere”. Lil Lotus, invece, non è d’accordo: “È un nome che mi fa schifo, anche se non dovrei lamentarmi, visto che neanche io riesco a trovarne uno migliore. Per quanto mi riguarda, faccio emo e basta” afferma senza mezzi termini. “Tutti gli altri invece si limitano a rappare in maniera triste, ma non conoscono neanche la storia del genere, anche se si fanno chiamare così”. La tristezza, in effetti, è un po’ la chiave di volta di tutto il loro repertorio, che in un certo senso punta a sfidare il materialismo della trap vera e propria, ma soprattutto la supremazia delle canzoncine spensierate, che invadono le nostre radio incatenandoci a una perenne allegria forzata. “Fino a poco tempo fa la musica che andava esprimeva felicità: sentivi le canzoni dei tuoi artisti preferiti e pensavi che la loro vita fosse fantastica” commenta Lil Lotus. “Ora la gente sente le nostre e pensa ‘Oh, ma allora non solo l’unico a sentirmi così, e se anche loro provano queste sensazioni e riescono a uscirne vivi, posso farcela anche io’”. Insomma, sentirsi soli, tristi e depressi, sentimenti che crescendo abbiamo sperimentato tutti prima o poi, non è più un tabù. “Nei testi parliamo molto di questioni come la salute mentale, rendendola una cosa normale” aggiunge guccihighwaters. “Penso ce ne sia un gran bisogno”.

A una prima analisi la emo trap potrebbe sembrare roba da ragazzini, ma non è del tutto vero. Certo, la gran parte del pubblico è formata da adolescenti o giovani, come è evidente anche dal fatto che la gran parte degli artisti della scena sono under 25. In realtà, però, ci sono anche parecchi adulti che cominciano ad apprezzarla, forse anche perché il sound, più legato alla melodia delle chitarre che alla cripticità del nuovo hip hop, riporta alla loro memoria atmosfere che sembravano perdute per sempre. “Mi è capitato che dei genitori mi dicessero di aver scoperto la mia musica grazie ai loro figli, mentre li accompagnavano a scuola in macchina, e che l’avevano apprezzata così tanto che avevano continuato ad ascoltarla anche dopo averli fatti scendere. Mi è sembrata una cosa fighissima!” racconta Lil Lotus. “Secondo me, però, resterà un fenomeno legato alla nostra generazione” aggiunge guccihighwaters. “È roba troppo diversa da quella che si ascoltavano gli adulti di oggi quando crescevano”.

A preoccupare molti adulti, però, sono soprattutto le implicazioni morali ed etiche della diffusione della emo trap tra i giovanissimi. La malinconia profonda e l’angoscia vanno ovviamente a braccetto con i farmaci che servono per tamponarle, ovvero gli ansiolitici e gli antidepressivi, che ormai molti ragazzi – artisti e non – utilizzano senza controllo medico e senza limiti, come se fossero una qualsiasi droga leggera a scopo ricreativo. Oltre alla tristezza e alla paura, insomma, la emo trap ha normalizzato anche i medicinali che promettono di cancellarle, tanto che è sempre più frequente trovare blog o forum che consigliano “Le migliori canzoni da ascoltare quando sei sotto Xanax”. “Purtroppo, per molti artisti, usare quelle pillole è una realtà quotidiana, e quindi ne parlano anche nei loro pezzi” commenta guccihighwaters. “Per quanto mi riguarda, è davvero triste che i ragazzini comincino a prenderle perché sono stati ispirati dai loro artisti preferiti”. Per Lil Lotus, però, la realtà è un po’ più complessa di così. “Personalmente sono stato dipendente da ossicodone, cocaina, Xanax e alcol: sono pulito solo da un anno e due mesi” confessa. “Sicuramente in alcune canzoni ho parlato di queste sostanze, ma ora capisco che era più che altro un grido di aiuto. Spesso non sappiamo come ammettere di avere bisogno di una mano, e tutti noi abbiamo i nostri demoni, ma credo che un sacco di artisti dimentichino quanta influenza hanno sui fan, che tendono a seguire il loro esempio”. Come sempre, non ci sono risposte facili o preconfezionate per affrontare queste problematiche, ma già il fatto di parlarne (in una canzone o altrove), anziché seppellire la questione ai margini della discussione pubblica, è un primo passo avanti.

Iscriviti