Il suo primo microfono usb l’ha avuto in regalo dalla nonna. È con quello che Drast, cantautore e producer fondatore insieme al socio Kaneki degli Psicologi, ha iniziato a registrare su Audacity le sue prime tracce. Dalla cameretta alla line-up del MiAmi il passo è stato breve, al punto che appena diciottenne Marco De Cesaris (il nome dietro a Drast) si è trovato a calcare palchi importanti e a pubblicare con Bomba Dischi, l’etichetta romana dietro ai nomi più significativi della scena indie degli ultimi anni. Nel mezzo ci sono stati i gruppi su Facebook – e i relativi raduni – dove condividere e scoprire musica, l’ossessione per la trap e l’Auto-Tune, il primo testo scritto su una delle basi del contest rap Captain Futuro e la prima registrazione improvvisata con Kaneki su una base di Post Malone.
Nell’era dei social e dell’autopromozione accade tutto talmente in fretta che gli Psicologi sono già arrivati, dopo circa quattro anni sulle scene, alla fase in cui la paura di iniziare a ripetersi ha iniziato a fare capolino. E l’antidoto migliore a Drast è sembrato quello di tornare metaforicamente nella cameretta, questa volta in solitaria, alla ricerca di nuovi stimoli e nuovi orizzonti. Se una band può essere paragonata a una coppia il bisogno è ora quello di mettere un attimo da parte la dimensione a due a favore di quella individuale, che per Drast ha appena preso la forma del nuovo singolo Lontanissima. Non certo per lasciarsi, ma per crescere e migliorarsi. Che le due metà che compongono la band fossero diventate grandi l’avevamo capito con la loro ultima pubblicazione, l’album Trauma, e la successiva chiacchierata assieme; ora l’impressione è che lo siano diventati fin troppo.
Sei sicuro di essere del 2001?
Beh, siamo in giro da quattro anni e abbiamo fatto veramente tante canzoni. Iniziavamo a pensarci troppo su. Il progetto Psicologi ci ha regalato tante cose belle, ma è comunque stato quasi troppo grande per noi e per quello che ci aspettavamo. Avevamo bisogno di tirare fuori dei lati di noi più intimi e le cose che vengono fuori quando sei in una coppia sono diverse da quelle che vengono fuori quando sei da solo. Per ritrovare un equilibrio, e soprattutto una creatività di coppia, c’era bisogno di esprimere altri lati di noi. Vorremo che fare musica insieme torni a essere una cosa tranquilla e spensierata. La viviamo come una relazione: dopo un po’ di tempo è necessario trovare la propria strada da singoli per riuscire a stare ancora meglio in quel rapporto.
La maggior parte dei brani degli Psicologi hanno una vena di malinconia, ma nel caso di Lontanissima si tratta proprio di un tuffo nei ricordi e nella nostalgia. Cos’è successo?
Paradossalmente quando l’ho scritta ero molto felice, anche se forse non si evince dal testo. Era estate, ero in spiaggia a Procida e stavo bene. Avevo la mia ex di fianco e volevo parlare di lei, volevo trovare parole che riuscissero a comunicare quel che provavo. Ho tirato fuori una serie di ricordi e li ho paragonati a lei. Il senso della canzone è che quella persona era per me importante come quei ricordi. Il mio modo drammatico e nostalgico di raccontare confonde, ma per me è una canzone molto felice.
Anche Alessio ha della nuova musica pronta. Non ti fa strano scrivere, produrre e registrare senza la tua metà artistica?
È più difficile scrivere da solo, non avere l’appoggio di un’altra persona, non stare sulla stessa barca. È il motivo per cui sono molto spaventato da quello che sto facendo. È come quando sei fuori sede e si rompe la caldaia e con i tuoi amici stai a guardarla per trovare una soluzione. Poi si rompe di nuovo, cinque anni dopo, quando vivi da solo. Diventa un problema più grande.
Gli amici sono importanti alla tua età. Voi poi li coinvolgete molto, i vostri video sono pieni di volti della vostra compagnia. Che cosa ti hanno detto della nuova canzone?
Gli amici sono importantissimi quando faccio le canzoni. Le mando subito a tutti. Non esprimono giudizi, ma danno dei feedback sulla storia che racconto. Mi chiedono cos’è successo con una persona o perché ho detto una certa cosa. Oppure sono contenti che abbia tirato fuori un certo argomento o che mi sia liberato di un peso attraverso una canzone. Sono tutte persone che mi supportano e sono parte integrante del processo.
Fuori dalla tua cerchia di amicizie invece ti sei mai sentito incompreso?
Per ora no. Se l’artista è incompreso è perché non si fa capire. Il mio obiettivo è rendere comprensibile per gli altri un mio pensiero, ma è prima di tutto per me che faccio musica. Lo faccio per curarmi da solo. Se ascoltando un mio brano non trovo stimoli io in primis so che non li troverà nessuno.
Tornando a Lontanissima, mi ha ricordato un sacco un tuo vecchio pezzo solista, Hoes & Drugs. Mi è sembrata una rielaborazione più matura di quel brano, come quegli artisti che ti rendi conto che in fondo tornano sempre sullo stesso tema, che in qualche modo li ossessiona, cercando di avvicinarsi ogni volta di più alla perfezione, al modo per loro migliore di trattarlo.
Non ci avevo fatto caso, forse perché non ascolto quella canzone da tanto. Per me una volta che il pezzo esce è già inascoltabile, nel senso che prima di farlo uscire lo ascolto talmente tante volte che alla fine lo odio. Magari lo riascolto a distanza di anni. Anzi, quando finiamo di parlare me lo ascolto. Per il momento mi viene da dire che quello che accomuna le due canzoni sono banalmente io, il mio modo di vivere le cose e in particolare le relazioni. In qualche modo vuol dire che sono rimasto coerente con la persona che ero a 19 anni, è una bella cosa.
Per registrarla invece sei andato a Londra, dove come Psicologi avevate girato anche il video di 2001. C’è un motivo particolare?
Il fratello di mia madre viveva lì, è una città in cui ho tanti ricordi, ci sono stato tante volte da piccolo. Visto che con le nuove canzoni sto ripercorrendo un po’ la strada fatta fino a questo momento, cercando anche di analizzarla, questo era il momento più adatto per tornare là. Lo studio di registrazione era tra l’altro nello stesso quartiere dove abitava mio zio. Oltre a questo, avevo voglia di portare via dalla routine di Roma le persone con cui ho lavorato in quest’ultimo periodo, che poi è la band che ha suonato con noi anche quest’estate. Quando vai in studio a Roma, Napoli o Milano c’è sempre qualcuno che dopo la session deve scappare a cena, deve vedersi con la ragazza o con i genitori. Invece se te ne stai dieci giorni a Londra sei sicuro che di pensieri esterni non ce ne sono. Si è tutti concentrati nel fare quella cosa al meglio.
Di solito si va a Londra alla ricerca di un particolare studio di registrazione o per immergersi in uno dei luoghi più significativi per la storia della musica. In questo caso invece mi sembra il contrario: non volevi portare Londra nel tuo mondo ma portare il tuo mondo a Londra.
Sì, è esattamente questo. Sono molto legato ai posti in cui sono stato. Per me tutto il mio percorso è legato a varie città: Londra, Napoli, Procida, Roma. Sono posti di cui avrò modo di parlare in questi nuovi pezzi.
Ma il nuovo album è già pronto?
Sì sì, è finito. Però io sono autocritico a livelli estremi quindi dammi il tempo di farmelo piacere e poi lo tiriamo fuori.
Tu e Alessio siete partiti in cameretta facendo musica con il computer. Poi sono arrivati gli strumenti musicali, le lezioni di pianoforte. Infine, le due dimensioni si sono fuse insieme, nel progetto Psicologi prima e ora anche come singoli. Ti mancano le vibrazioni degli inizi, delle prime pubblicazioni su SoundCloud in totale autonomia?
In realtà per me tutti quei passaggi fanno parte di un percorso di crescita. Le scelte fatte di volta in volta sono state un modo per approfondire, per non smettere mai di migliorarsi. Anche pubblicare da solo fa parte di questo percorso di crescita. Anche perché io ho un pessimo rapporto con tutto ciò che viene dopo la creazione della musica. Per coinvolgermi per esempio in foto e video ci vuole molto impegno, vengo proprio trascinato. A me piace fare musica e basta.
Buoni propositi per il 2023?
Vorrei vivere la vita per quello che mi dà, senza pensare sempre che sarebbe meglio essere da un’altra parte a fare altro. È questo il mio grande proposito.