Nonostante sia uno degli autori più importanti della storia del rock, pochi conoscono il nome di J.J. Cale. Il musicista che ha scritto Cocaine, After Midnight e Call Me The Breeze non amava le luci della ribalta, e preferiva dedicarsi solo alla sua musica. Una dote molto apprezzata da Eric Clapton, che già un anno dopo la sua morte – avvenuta a luglio 2013 – pubblicò l’album tributo The Breeze, an appreciation of JJ Cale, e che è tornato a raccontare la storia del musicista per l’uscita di Stay Around, l’album postumo a cura della moglie Christine Lakeland.
«La vita di JJ Cale è sempre stata avvolta nel mito, si diceva che abitasse da solo in un furgoncino Volkswagen. Negli anni ’70 tutti parlavano di lui con grande riverenza: aspettavamo la sua musica, e tutte le storie che giravano su di lui non facevano altro che alimentare il mito nella mia testa», dice il chitarrista in un video tributo. «Pensavo che fosse un personaggio inaccessibile e non volevo in nessun modo mancargli di rispetto, quindi ho sempre mantenuto le distanze. Poi, un giorno l’ho incontrato e ho capito che era un uomo fantastico, solo molto timido».
«Una volta siamo andati insieme a una session di registrazioni dei Fleetwood Mac. Eravamo in sala di regia, abbiamo guardato la band mentre registrava un pezzo. Poi, dopo la terza take, sono venuti a salutarci, e ho capito che non l’avevano nemmeno riconosciuto. Vedi, J.J. Cale sapeva diventare invisibile. Scriveva musica profonda, brillante, forte, ma riusciva a restare intatto, a non farsi coinvolgere da tutte le stronzate dell’industria», continua Clapton. «Non sarebbe mai diventato famoso, perché voleva che le cose restassero così com’erano. Anzi, credo che avesse esattamente il successo che voleva, non c’era niente di incidentale o imprevisto. L’ho sempre rispettato, era una grande ispirazione». Potete vedere il video in cima all’articolo.