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Fare country con Beyoncé: Robert Randolph racconta le session di ‘Renaissance Act II’

Ecco che cosa succede quando un musicista di culto arriva alla corte di Queen Bey. «È naturale che gli artisti neri facciano country, non è un’assurdità»

Foto: Douglas Mason/Getty Images (1), Kevin Mazur/Getty Images (2), Tim Mosenfelder/WireImage (3)

Quando l’hanno la chiamato, Robert Randolph era in giro per la Florida. La telefonata veniva dal suo ufficio: Beyoncé voleva registrare qualcosa con lui e con la sua pedal steel che solitamente si sente nei dischi con la sua Family Band, alle prese con musica sacra, ma anche in quelli di Elton John, Ozzy Osbourne, Rob Thomas, Santana, Dave Matthews Band.

«Registrare cosa? Ma siete sicuri che sia io la persona giusta?», ha detto Randolph, facendo riferimento al suo stile libero, da jam band. «Sono uno che suona e suona e suona». La chiamata, dice oggi, è stata surreale.

Poco dopo la messa in onda dello spot di Verizon durante il Super Bowl di domenica sera, Beyoncé ha pubblicato due canzoni tratte da Act II, secondo capitolo del progetto in tre parti Renaissance. I dettagli dell’album, che uscirà il 29 marzo, non sono ancora stati resi noti, ma si pensa che abbia a che fare col country.

Rhiannon Giddens, cantante e polistrumentista americana, lo ha definito lunedì su Facebook «il nuovo disco country» di Beyoncé (su Twitter ha detto invece che è «ispirato al country») e ha annunciato che il suo banjo e la sua viola appaiono in uno dei due pezzi pubblicati, Texas Hold ’Em, che «inizia col riff del mio minstrel banjo». Tra gli altri musicisti c’è Justin Schipper alla pedal steel, che suona con Randolph nell’altra canzone pubblicata da Beyoncé, 16 Carriages.

E così qualche mese fa Randolph s’è ritrovato a Los Angeles in una stanza con Giddens, il produttore e strumentista Raphael Saadiq (a batteria e basso) e il tastierista Khirye Tyler. C’era pure Beyoncé.

«A quella prima session mi sono chiesto che cosa avremmo mai fatto. È stato Raphael a spiegarmi quel che Beyoncé aveva in testa. Ero stato scelto perché ero l’unico in grado di farlo. Beyoncé voleva qualcosa in stile country, con un po’ di quel “fuoco”. Le piaceva che suonassi lo strumento facendolo sembrare la voce di un cantante».

In quella sala, piccola per una star come Beyoncé, hanno iniziato a suonare e buttare giù idee. «Decidevamo di provare una cosa e poi facevamo una, due take. E lei era lì a cantare con noi. Bastava seguirla e via».

Il legame di Beyoncé col country si è manifestato in passato in Daddy Lessons, uno dei pezzi di Lemonade, ma anche con la moda country e con l’apparizione allo Houston Livestock Show and Rodeo del 2004 dov’è arrivata a cavallo. È un legame naturale e per Randolph è bello vedere la cantante, che è nata in Texas, approfondirlo.

«Bello che abbia imboccato questa strada», dice Randolph. «Per troppo tempo gli artisti neri che facevano country sono sembrati una assurdità. E invece quel che è assurdo è che non si capiscano le origini del country e dei violini, del dobro e del banjo. Da dove pensate che provengano? Chi stava nel fienile? Chi erano le persone che vivevano nelle abitazioni di servizio?».

Dopo la session, il musicista è tornato nel New Jersey. Ha finito un album col produttore Shooter Jennings. Randolph lo definisce «un disco rock and roll» e sarà per questo che l’addetto alla reception dello studio di Los Angeles dove stavano registrando li ha chiamati per dire che qualcuno al piano di sopra si stavano lamentando per il gran casino che stavano facendo.

«E noi: chi c’è di sopra? E loro: T Bone Burnett e Robbie Robertson, dicono che il suono nell’ampli del basso che avete piazzato in corridoio è troppo alto. A quel punto Robbie viene di sotto e dice: “Ah, ma siete voi? Ci state dando dentro, qui”». Randolph gli ha fatto sentire un pezzo e gli ha spiegato che quella che stavano sentendo era una jam che avevano appena iniziato a fare. «Quindi avete scritto le canzoni partendo dalle jam? Wow».

Nel frattempo, Randolph ha saputo che potrebbe essere scritturato per un’altra session con Beyoncé. «Sto aspettando la chiamata, vuole che faccia altri pezzi». Mentre lo dice, riceve un messaggio da Saadiq. «Te lo leggo: “Ehi, si torna a Los Angeles”. E quindi si riparte. Come si dice in chiesa, vedremo quale sarà la fine».

Da Rolling Stone US.

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