In 45 anni di vita non avevo mai visto qualcuno ordinare una cosa simile al ristorante. È il giorno prima del Ringraziamento e Flavor Flav si trova al Millennium Hilton, vicino al palazzo delle Nazioni Unite a New York. È in città per vedere la Macy’s Parade con la famiglia e per sbrigare degli affari, per poi ripartire nel giro di pochi giorni. Il menù della colazione propone fiocchi d’avena costosissimi e la colazione all’americana completa, ma Flav ordina una cosa molto più semplice e strana: un bicchiere di latte e uno di succo d’arancia, ognuno con la sua cannuccia, da bere contemporaneamente. «Latte e succo d’arancia insieme: è come un Creamsicle».
Quel gelato improvvisato fa entrare nella mente assurda del più grande hype man dell’hip hop. Oggi il veterano dei Public Enemy, che si è lasciato alle spalle una dipendenza dalla droga per diventare una star dei reality e un bon vivant, è ovunque. Dopo essere diventato patrocinatore e capo cheerleader della squadra olimpica di pallanuoto femminile statunitense del 2024, ora spera di portare la torcia alle Olimpiadi che si terranno nel 2028 a Los Angeles. Se non è in giro con i Biden o in qualche pubblicità, avvicina le vostre celebrity preferite nei backstage per esprimere un amore sincero, quasi infantile, per il loro lavoro. Pochi rapper protagonisti della cultura pop sono diventati icone globali più importanti di Flav e Snoop Dogg.
In 90 minuti, l’uomo registrato all’anagrafe come William Drayton parlerà di tutto, dalle opportunità di carriera mancate a Donald Trump, fino a quello che ci sarà scritto sulla sua lapide.
Quali sono le regole più importanti che segui?
Trattarmi bene. Quando mi sveglio la mattina e apro gli occhi, ringrazio Dio per avermi concesso un altro giorno, perché ci sono tante persone che sono andate a dormire ieri sera e non si sono più svegliate. Quindi sono grato. Altra regola: mai ferire i sentimenti di qualcuno. Ci sono giorni in cui non mi va di far foto o firmare autografi, ma quando vedo l’emozione di qualcuno che mi incontra per la prima volta, devo mettere da parte quel che provo e dare a quel fan ciò che vuole. È per questo che si chiama karma: chi la fa l’aspetti. Terza regola: se qualcuno mi manca di rispetto, io non lo ripago con la stessa moneta. Mi allontano. Qualunque cosa mi abbia fatto, gli si ritorcerà contro, ma non per mano mia.
Chi sono i tuoi eroi?
Mia mamma e mio papà, perché se non fosse stato per loro non sarei qui a parlare con te. E Quincy Jones. Ho sempre voluto fare dei film, e quello di Quincy (Listen Up: The Lives of Quincy Jones del 1990) è stato il primo a cui ho partecipato. Ho fatto la voce narrante insieme a Miles Davis (un uomo coi suoi amici si avvicina a Flav per una foto. È il primo di circa otto gruppi di persone che gli chiederanno uno scatto nel corso dell’intervista. Flav accontenta tutti, domandando da dove vengono e cosa li porta a New York, nda).
Hai fatto il provino per il ruolo poi assegnato a Chris Rock in New Jack City, ma hai detto che Chuck D e altri dei Public Enemy ti hanno ostacolato. Come sarebbe stata la sua carriera se avessi avuto la parte?
Onestamente, molto diversa. Hai visto come la carriera di Chris Rock è decollata grazie a quel ruolo: la stessa cosa sarebbe successa a Flavor Flav. Sono andato al provino e, cavolo, ce l’ho fatta. Chuck e Hank però non volevano che lo facessi. Hanno agito alle mie spalle e hanno detto ai produttori che non potevo farlo, così quelli hanno dato la mia parte a Chris. Perché io avrei potuto mollarli e loro non sapevano che fine avrebbero fatto i Public Enemy. Erano incazzatissimi.
Che consiglio daresti a una versione di te più giovane?
Il consiglio di mia mamma che non ho seguito: non fare cose che potrebbero essere dannose per la tua vita e la tua salute. Mia madre mi diceva sempre: «Ora conosci tutte le cose da fare e quelle da non fare. Per cui fai le cose da fare, lascia stare quelle da non fare e starai bene». Non le ho dato ascolto.
Qual è l’idea più sbagliata che gira sul tuo conto?
La gente sottovaluta il mio bagaglio di conoscenze e non si aspetta che io sappia molte delle cose che so. Le persone tendono a cercare di approfittarsi di me facendo leva su ciò che non so. Ma quando si tratta di cose che so, vedo come rimangono scioccate, una volta che ho parlato, e pensano: wow!
Sai suonare una dozzina di strumenti, giusto?
Ne suono 14.
Ti urta che la maggior parte delle persone non lo sappia? Su Instagram ti ho visto suonare magnificamente il pianoforte.
Assolutamente no, perché non mi dà fastidio quando sono io a non conoscere cose degli altri. Se non so qualcosa di qualcuno, gli dà noia? E a me, allora, dovrebbe darne? No. Non ci ho mai pensato e non ho mai lasciato che mi desse il minimo fastidio. Ti dico una cosa su Flavor Flav: gli piace scioccare il mondo. Io sono come Criss Angel. Mi piace stupire. Ed è quello che fa il mio amico Criss Angel: sbalordire la gente (a Criss Angel è riservata una sezione speciale nei ringraziamenti dell’autobiografia di Flav. Poi Flav passa i cinque minuti successivi a illustrare dettagliatamente i suoi numeri di magia preferiti di Criss Angel, nda).
Eddie Murphy frequentava le lezioni di inglese insieme a te, in prima liceo. Avevi notato il suo talento?
Era un ragazzo normale, eravamo tutti dei ragazzi normali del quartiere in quel periodo. Eddie però si è fatto notare partecipando a una specie di parodia del Gong Show. Il bar del nostro quartiere, il Mr. Hick’s Place a Roosevelt, organizzava queste competizioni stile Gong Show. Eddie ha vinto per sei settimane di fila e a quanto pare questo gli ha garantito un posto al Saturday Night Live.
Un Tupac Shakur adolescente voleva picchiare un tizio che aveva rubato le armi di plastica dei Public Enemy durante un tour. Cosa ricordi di quella sera?
Abbiamo fatto un concerto: qualcuno è entrato nel nostro camerino dopo lo show e ha preso la giacca e il cappellino dei Raiders di Chuck D e gli Uzi di plastica dei membri della S1W. Abbiamo beccato uno dei responsabili, l’abbiamo portato in camerino e l’abbiamo interrogato: «Dov’è la nostra roba? Dove?!». Subito dopo, il gruppo ha iniziato a prenderlo a pugni. Tupac allora ha detto: «State tutti indietro. Vi faccio vedere io come si fa». Si è levato la cintura e ha cominciato a usarla per picchiare il ragazzo. Il tizio era a terra. Io avevo staccato un estintore dal muro e stavo aspettando il momento giusto per tirarglielo in testa. Ma Tupac mi ha spinto forte contro il muro e ho fatto cadere l’estintore. «Che diavolo ti prende? Stai per uccidere un uomo!». Tupac mi ha impedito di commettere un omicidio. Se Tupac non mi avesse impedito di colpire quel tipo con quell’estintore, non sarei seduto qui con te. Quindi grazie, Tupac, per aver salvato la mia libertà e la mia vita.
Flavor Flav e Tupac Shakur agli American Music Awards del 1989. Foto: Clarence Gatson/Gado/Getty Images
Da ragazzino ti sei ficcato spesso nei guai. Qual è lo scherzo peggiore che hai fatto?
Da ragazzini, d’estate, giocavamo tutti a basket. Chi vinceva la partita vinceva una birra. Un tizio che si chiamava Abraham una volta ha perso, ma è scappato con la birra e se l’è bevuta. Tutti adesso penseranno che Flavor Flav è pazzo, ma va bene così. Abbiamo preso un’altra bottiglia, abbiamo rovesciato la birra, ci abbiamo pisciato dentro e messa in frigorifero. Il giorno dopo siamo usciti a giocare, abbiamo vinto di nuovo e Abraham ha fatto la stessa cosa. Noi abbiamo lasciato che prendesse la bottiglia e ne bevesse un sorso. Stavamo morendo tutti dalle risate. Se l’è meritato.
People, nel numero dedicato agli uomini più sexy viventi, ti ha messo insieme a Denzel Washington e Andy Garcia. Ti ha sorpreso?
Molto, perché non mi sento sexy. Sono rimasto scioccato. Una volta una signora si è avvicinata a me, in aeroporto, e mi ha detto: «Oh, Flavor Flav. Sei proprio brutto, ma voglio fare una foto con te». E sapete cosa ho fatto? Le ho detto: «Ok, vieni. Fai la foto. Forza». Non l’ho offesa.
È una cosa strana da dire a qualcuno con cui vuoi fare una foto.
Me l’ha detto un po’ di gente che sono brutto.
Nel 2006, il New York Times ha scritto che somigli «molto a uno dei California Raisins». È un bel salto da lì a essere uno degli uomini più sexy al mondo.
Vero. E non mi hanno dato solo del California Raisin, ma anche della Tartaruga Ninja. Ma quella cosa mi ha fatto stare davvero bene. Pensavo: «Wow, come è possibile che io sia uno degli uomini più sexy al mondo? Non mi si vedono nemmeno gli occhi. Porto gli occhiali da sole». Ma, ehi, non voglio dire bugie. Va bene.
Nella tua autobiografia scrivi: «Sono un tossico di adrenalina e lo sono sempre stato». Qual è la cosa più folle che hai fatto per farti salire l’adrenalina?
Lanciarmi con un paracadute durante Flavor of Love e, accidentalmente, tirare la corda troppo presto. Il mio istruttore mi seguiva e mi è parso che mi dicesse: «Tira la corda, tira la corda». È stato il viaggio più lungo fino a terra che io abbia fatto in vita mia. È stato spaventoso. Non riuscivo a respirare e sono quasi svenuto per l’aria rarefatta. E poi fare train surfing sul tetto di un treno della metropolitana di New York. Alzi la testa di un centimetro e ci sono quelle cazzo di travi d’acciaio…
In passato hai saltato parecchi concerti dei Public Enemy a causa delle droghe e di altri problemi. Quando loro si esibivano senza di te, pensavi che stessero solo mantenendo vivo il gruppo o ti sentivi a disagio?
Mi sono sentito escluso e anche preso in giro. Alcune volte è successo per colpa mia, ma altre no. I concerti li ho persi tutti per colpa mia. Ma quando Chuck ha fatto dei video dei Public Enemy senza di me, anche se avrei dovuto esserci, allora sì che mi sono sentito preso in giro.
Qual è l’orologio più bizzarro che hai indossato?
Un orologio a cucù costruito apposta per me in Svizzera intorno al 1988. È a forma di casa e quando scatta la molla, dall’alto esce un piccolo Flav che dice: «Yeah, boy». Se dice «Yeah, boy. Yeah, boy. Yeah, boy» sono le tre.
Quindi alle 11…
Lo dice 11 volte.
I tuoi incontri nel backstage con musicisti famosi sono diventati virali. Quale figura storica, fra quelle che non ci sono più, avresti voluto incontrare e fotografare?
Ce n’è uno che è morto, l’ho incontrato e avrei voluto fare una foto con lui: l’unico e solo James Brown. Era ai DMC DJ Championships a Londra e portava un guanto marrone. Non lo dimenticherò mai. È stata l’unica volta che ho incontrato James e non ho mai fatto una foto con quell’uomo.
Sei arrivato a spendere più o meno 2500 dollari al giorno in droga. Quando pensi di avere toccato il fondo?
Ho avuto un’esperienza extracorporea. Una volta ero sdraiato a letto, nello scantinato di mia madre, dopo essermi sballato tantissimo. Sono salito sul tetto attraversando il soggiorno e ho iniziato ad andare su in cielo. Era un volo piacevole e tranquillo. Poi ho iniziato a scendere giù molto velocemente e, quando sono atterrato, mi sono detto: «Merda, che cazzo è stato? È meglio che ti dia una calmata e ti rimetta in sesto, perché stai andando verso un luogo che non vuoi vedere».
Coi Public Enemy. Foto: Michael Ochs Archives/Getty Images
A gennaio del 2018, a proposito di Donald Trump, hai twittato: «Sei un pazzo figlio di puttana. Molto distruttivo, molto distruttivo, il presidente più distruttivo della storia degli Stati Uniti. E lo dico dal profondo del mio cuore». Lo pensi ancora?
(Riflette per una ventina di secondi) Le cose sono cambiate rispetto a quel momento. Il Donald Trump di adesso è molto diverso da quello di allora. (Fa un’altra pausa di 50 secondi) Non la penso più così. Sento che lui potrebbe essere distruttivo se lo volesse. Ma ci sono cose che Donald Trump fa, come presidente, che credo altri ex presidenti viventi avrebbero avuto paura di fare. E penso che molti altri presidenti abbiano avuto paura di affrontare Putin. Donald Trump non ha paura di nessuno. È un cane da cortile prepotente. È un bullo. Credo che Trump possa trovare un accordo con gli altri leader mondiali per porre fine alle guerre in corso. Quindi ritengo che ora possa essere più utile che distruttivo. E no, non sono pro-Trump, non sono assolutamente un suo sostenitore. Ma non abbiamo altra scelta e dobbiamo lasciargli fare il suo lavoro, perché adesso è il presidente. Quindi tutti quelli che stanno protestando contro Trump in questo momento possono farlo quanto vogliono, ma non gli impediranno di essere presidente. Sono solo realista. Non abbiamo altra scelta se non metterci seduti e lasciare che faccia il suo lavoro.
Ti esibiresti alla sua cerimonia d’insediamento, se te lo chiedesse?
No, cazzo, no!
Sei una delle persone più accessibili nel mondo della musica. Avevi questa stessa mentalità quando hai iniziato a diventare famoso o il tuo rapporto con i fan è cambiato nel tempo?
Non ci ho mai pensato. Ho sempre vissuto un giorno alla volta, prendendo le cose così come venivano. Vivo secondo le regole di cui parlavamo prima: sii gentile e sincero coi tuoi fan. Ecco quello che io sono. E non importa quanto diventerò ricco, popolare o famoso: non cambierò. Poche cose cambiano nel mondo di Flavor Flav, giusto il meteo e le mutande.
Oggi, nel mondo della musica, si parla tanto del confine tra artista e fan. Tu ci pensi, a questa divisione tra te e il pubblico, o senti che siete quasi come una cosa sola?
Una cosa sola. Non traccio confini. Sono uno a cui piace la gente. Mi impegno molto perché voglio che ogni singola persona del pubblico abbia un pezzettino di me. Spero e prego sempre che, alla fine della giornata, mi resti un pezzo di me per me stesso.
Ti dà fastidio se la gente ti conosce solo per Flavor of Love o Surreal Life e non per la tua carriera musicale?
Non mi disturba per niente. Mi fa sentire bene sapere che posso conquistare un pubblico completamente diverso e farlo avvicinare ai Public Enemy.
Hai mai parlato con Chuck mentre quei programmi erano in onda? Ha mai espresso la sua opinione?
Non ne ho mai parlato con Chuck. E non mi sono mai preoccupato di quello che gli altri avevano da dire su ciò che facevo. Mi lasciavano fare le mie cose. Chuck era sempre contento che potessi fare queste cose e tutto il resto.
Hai sfoggiato centinaia, se non migliaia di orologi. Quando arriverà il tuo momento, con quale ti farai seppellire?
Dovresti chiederlo alla mia famiglia, perché ormai sarò morto e non saprò cosa cazzo sta succedendo. Ma potrei chiedere che sopra la mia bara ci sia un orologio incastonato. E poi che, quando si apre il coperchio, si veda un grande orologio.
Anche la lapide dovrebbe essere un orologio?
Sì, sulla lapide dovrebbe esserci un orologio.
E cosa ci sarà scritto sulla lapide?
«Era ora».
Nel tuo libro hai scritto del fortissimo impatto che la fede in Dio ha avuto su di te. Per rubare la domanda a James Lipton: se il paradiso esistesse, cosa vorresti che Dio ti dicesse quando ci arriverai?
Benvenuto a casa.
Da Rolling Stone US.