Flo Milli attraversa la stanza inseguendo un meticcio tra un volpino e un chihuahua. «Il mio cane ha appena cagato sul pavimento», si scusa, «è un disastro». Si chiama Sosa – come “these bitches love Sosa”, dalla canzone di Chief Keef – e sfugge finché può alle sue mani fresche di manicure. Poi Flo si gira verso di me: «Sono brava».
Ricci neri le incorniciano il viso. Di solito Flo porta i capelli lisci e molto lunghi, ma oggi, mentre mi chiama su Zoom dalla sua stanza ad Atlanta, è più stilosa. Le ciglia gettano un’ombra sul viso e ha un sorriso bianco perla. Sul collo ha un tatuaggio col triplo sette che ha fatto l’anno scorso. «È un numero di cui sono innamorata», dice la 20enne, all’anagrafe Tamia Carter. «Significa che sei pronta alla consapevolezza spirituale. Sei pronta a diventare la migliore versione di te stessa. Quando è successo a me, ho pensato che fare il tatuaggio mi avrebbe ricordato di essere sempre motivata, di non perdere mai d’occhio il mio obiettivo, o qualcosa del genere».
Se non avete mai sentito Flo Milli, chiedete a un qualsiasi adolescente di finire la frase “I like cash…”. Quasi certamente risponderanno con “… and my hair to my ass!”. È l’indelebile verso d’apertura del suo pezzo più famoso, Beef FloMix, brano amatissimo e molto usato nelle fancams (le compilation di video in cui i fan mettono dei tributi per le loro celebrità preferite).
L’intera carriera di Flo è un sogno della Gen Z che diventa realtà. È cominciata nell’autunno del 2018, quando Beef FloMix ha iniziato a generare interesse su SoundCloud e Instagram. Poi è arrivata su TikTok, dove è esplosa improvvisamente ed è apparsa in 20 mila video e decine di clip non ufficiali. Il successo del pezzo è ancora più impressionante su Spotify, dove è stato riprodotto 53 milioni di volte, e YouTube, dove ha generato 10 milioni di visualizzazioni.
«Un giorno ero al college, il giorno dopo incontravo etichette a New York», dice Flo, che ha studiato economia prima di lasciare l’università e firmare per la RCA. «È stata una transizione complicata, ma mi sono appassionata velocemente. Ho dovuto cambiare mentalità».
Ha un tono di voce pacato, con un leggero accento del Sud che tradisce le sue origini: Mobile, Alabama. «Lì non c’è una grande scena musicale», dice. «Ci sono tanti anziani e poco da fare». Mentre racconta la sua storia ha un fascino irresistibile. Su Twitter qualcuno le ha detto scherzando che quando rappa suona come una Susie Carmichel di Rugrats, «ma con più carattere». È un paragone sensato. Quando parla, Flo ha un tono calmo e trattenuto che implica molta più saggezza di quella che ci si aspetterebbe da una ragazza della sua età; nella musica è più giovanile, come se fosse sempre stanca dei suoi hater, leggermente infastidita da chi prova a sminuirne lo splendore. È inutile: nessuno può fermarla, e ce lo fa capire con un battito di ciglia.
Flo ha sempre saputo che era destinata a qualcosa di più grande della piccola città in cui è cresciuta. «Ho una personalità da grande città. Mi è sempre piaciuto quello che vedevo in TV. Non mi vedevo stare a lungo a Mobile. Ma accetto le mie origini, non vorrei essere di nessun altro posto».
Beef FloMix nasce come freestyle su Beef di Playboi Carti, una hit minore del 2015 che, paragonata al convincente remake di Flo – che ha registrato per noia a 18 anni –, ora suona vuota e scolorita. La rapper pensa che fare musica sia un modo per raggiungere le ragazze che assomigliano a com’era da piccola. «Mi piace fare musica divertente in cui le ragazze si sentono libere. Non ho mai amato la scuola, quindi mi affidavo alla musica: sul bus, in classe. Era davvero importante, e per questo vorrei restituire la stessa cosa alle ragazze che vanno al liceo adesso».
Il suo primo mixtape – che porta l’elegante titolo Ho, Why Is You Here? – è pieno di battute brillanti e beat trap-pop. Flo affronta tutte le canzoni con una spavalderia che viene naturale a molti ventenni, ma allo stesso tempo ha un’atteggimento da star decisamente meno comune. «È sempre importante avere qualcuno che ti rappresenti e che puoi ascoltare», dice. «Io sono solo me stessa, e sono sicura che le ragazze come me che sono là fuori riusciranno a riconoscersi». Il mixtape è uno one woman show, non ci sono featuring. È una mossa calcolata: «Volevo presentarmi, farmi conoscere come artista, e un sacco di gente si perde tra i featuring», spiega. «Io invece volevo essere in primo piano».
Le sue rime parlano della splendida sensazione che prova chi ha appena trovato il successo. “Mi dicono: come fa ad avere 19 anni e una coupé col tettuccio aperto?”, dice in Pockets Bigger, un pezzo breve in cui la cadenza altezzosa dà il meglio. In Not Friendly se la prende con i falsi e gli hater: la sua voce sicura e il testo metà tra il serio e il faceto trasformano il mixtape in un debutto notevole, e ci dicono che Flo è qui per restare. In più, ha un ovvio talento per le frasi a effetto alla Drake, piccoli versi che funzionano alla perfezione come post di Instagram (per esempio: “Sto facendo soldi, non ho tempo per farmi dei nemici”).
È un peccato che il suo progetto sia uscito in un periodo in cui c’è grande scarsità di feste e nottate nei club, in cui le congreghe di ragazze non sono mai state così rare. Tuttavia, ascoltare Ho, Why Is You Here? resta un’esperienza esaltante. Il mixtape è divertente, femminile e luminoso come un flipper. È impossibile non amarlo.
Flo è cresciuta ispirandosi alla musica di Nicki Minaj (per la cronaca, il debutto Pink Friday è uscito quando Flo aveva 10 anni). «È davvero la migliore», dice. «La rispetto molto perché è nel giro da tanto tempo. Ha lasciato il segno, non importa cosa dicono tutti. Credo sia importante che le ragazze di oggi le siano riconoscenti, perché nessuno può dire che non abbia ispirato molte giovani rapper. Nicki era l’unica a farlo».
Per Flo scrivere è sempre stato semplice, anche quando era al liceo. «A volte rifletto molto, altre cazzeggio in studio e viene tutto fuori spontaneamente», dice. «Il mio processo creativo consiste nello stare da sola con me stessa. Mi piace essere strana. Quando si tratta della mia musica sono una persona molto riservata. È così che scrivo. Accendo una canna e lavoro per un po’». Potete sentire quanto la cosa la soddisfi ogni volta che tira fuori una punchline e nella risata sicura che appare in praticamente tutte le canzoni.
L’ultimo singolo Weak, costruito su un sample del pezzo omonimo di SWV del 1992, ha tutta l’aria di un instant classic. Flo riassume il significato dell’intero pezzo in una singola barra: “Sono al verde / non ho tempo per pensare ai sentimenti”. È una sintesi accurata della sua filosofia di vita. Flo preferisce tenere tutti a distanza, soprattutto mentre sviluppa la sua carriera. «Non credo di essere così introversa», dice. «Scelgo le persone a cui dare la mia energia. Devi sempre dare il massimo». Come ha già fatto No Scrubs delle TLC, Weak condanna le orde di uomini assetati che chiedono il suo amore e le sue attenzioni, e riecheggia l’idea popolare nei discorsi tra donne: i maschi fanno schifo.
Flo dice che quando si tratta di uomini tiene la guardia alta. «Pensano sempre che non sappia cosa sta succedendo», dice ridendo. «A volte i n***i sono sfrontati. Non sanno di cosa parlano. Ma devi essere consapevole di quanto sei importante, sei tu a scegliere. Soprattutto se si tratta di donne nere. Siamo noi a decidere se vi vogliamo o no. Non sono gli uomini, perché nove volte su dieci…». Fa una pausa. «Non voglio andare oltre, ma sai di cosa sto parlando».
Weak è uno dei pezzi del mixtape che preferisce. Un altro è Send the Addy, un brano ballabile e pieno di swag costruito su un semplice beat a base di pianoforte e percussioni. «Mi piace il momento in cui dico: “Gli piace quando lo chiamo papà”. È istantanea, in quella parte ero al massimo», spiega sogghignando.
La scena rap di oggi non è mai stata così ricca di artiste donne e tutte hanno incontrato le critiche che gli uomini raramente devono affrontare. L’idea che nel genere si parli troppo di soldi e sesso è molto comune. Pensate alla controversia scatenata da WAP, il singolo di Cardi B e Megan Thee Stallion criticato soprattutto dagli uomini e dagli opinionisti dell’alt right. La sua risposta alle critiche è semplice: «Si fottano. Non sono loro a mettere soldi nelle nostre tasche. Non sanno l’inferno che hanno vissuto le rapper donne. Di base, non ci prendono sul serio per il solo fatto di essere femmine. Per me è tutta insicurezza. Io la vedo chiaramente, sono incazzati perché facciamo questa roba meglio di loro».
Flo, che adora WAP, continua: «Cardi, Megan e tutte le ragazze del video… nessuno sa cosa hanno vissuto. Nessuno conosce le sfide che hanno affrontato per diventare quello che sono. Chi cazzo sono per giudicare?».
È un momento strano per essere una star in ascesa, e Flo ha passato la quarantena guardando video su YouTube («È la più grande invenzione di sempre, sul serio»), postando su TikTok e concentrandosi sulla sua musica. «Ho preso una piccola pausa, ma sono pronta a tornare in studio», dice. «Non voglio restare ferma troppo a lungo, ho un obiettivo da raggiungere. Non posso fermarmi». Sta usando il tempo libero per pianificare il prossimo progetto e interagire di più con i fan. «Sto elaborando un piano per lavorare in quarantena», dice. «Quando finirà sarò davvero felice, perché potrò finalmente essere una artista normale. Per ora, però, vorrei aumentare le visualizzazioni».
È anche felice di collaborare con altri artisti, a partire dal recente featuring nel remix di Boys Ain’t Shit, il singolo di SAYGRACE, anche lei in RCA. Il brano originale è un classico di TikTok e l’apparizione di Flo è un’altra mossa intelligente. «Nel prossimo progetto sarò più versatile, ma ci saranno tutte le cose che piacciono ai miei fan, sarà molto meglio».
Le chiedo se riesce a immaginare un mondo in cui non è diventata Flo Milli. Si ferma per un momento a riflettere. «Non saprei», dice. «Non riesco a immaginare di non essere Flo». Ha sempre sognato di diventare famosa, ha sempre saputo che in un modo o nell’altro lo sarebbe diventata. «Sarei comunque nell’industria musicale o forse in quella dell’intrattenimento. Punto», dice. Forse un’attrice, una ballerina o una modella, ma senz’altro al centro dell’attenzione. «Volevo essere tutte quelle cose insieme. Lo voglio ancora. L’ho sempre saputo, fin da ragazzina: non sono destinata a una vita normale».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.