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I Franz Ferdinand con gli Sparks: «Al posto nostro i Roxy Music con i Fratellis, avrebbero litigato»

Due chiacchiere in un pub di Londra con Alex Kapranos e Paul Thompson su 'FFS', il nuovo disco degli scozzesi con la cult band americana
FFS Franz Fedinand Spark

FFS Franz Fedinand Spark

Esperimenti scientifici hanno già dimostrato che un essere umano chiuso in una stanza con la musica dei Franz Ferdinand, cominci ballare in maniera incontrollabile. Ma cosa succede se invece rinchiudessimo gli stessi Franz Ferdinand dentro uno studio di registrazione insieme alla cult band americana Sparks? La risposta è nelle 12, irresistibili canzoni del “supergruppo” FFS.

«Siamo stati fortunati perché suonando strumenti differenti, ciascuno aveva il suo ruolo; se invece fossero stati, che ne so… ad esempio i Roxy Music con i Fratellis, avrebbero litigato come matti» commenta Alex Kapranos, frontman dei Franz Ferdinand, quando lo incontro in un pub di Londra insieme al batterista Paul Thompson. E ripensando allo strambo paragone, se la ride di gusto insieme all’amico.

Intelligente e ironico come i testi delle sue canzoni, Kapranos è lo scozzese dalla battuta pronta. In Collaborations Don’t Work, ovvero “le collaborazioni non funzionano”, canta frasi come: “Non sono un collaboratore, sono il partigiano!” ma l’unione tra i due gruppi non solo funziona, sembra anche aver dato nuova linfa creativa a entrambi. Ai Franz Ferdinand che qui scrivono i loro pezzi più ispirati da anni e agli Sparks, guidati dai fratelli Ron e Russell Mael, che dopo le derive esoteriche e intellettuali degli ultimi album, tornano ai ritmi del dance floor…

Come e quando nasce l’idea di FFS?
Ci siamo conosciuti nel 2004 ai tempi di Take Me Out e si è subito parlato di lavorare insieme ma poi eravamo sempre impegnati e non se ne è fatto più nulla. Finché un anno e mezzo fa mi sono imbattuto per puro caso in Russell mentre vagavo per le strade di San Francisco alla ricerca di un dentista.

Il bello di FFS è che siete riusciti a creare un sound che non è necessariamente la somma delle componenti di ciascuna band…
È proprio ciò che volevamo ottenere. Era impossibile nascondere le caratteristiche di ciascun gruppo ma ci siamo comunque spinti oltre fino a trasformarci in qualcosa di differente o almeno quella è stata la sensazione quando ci siamo trovati in una stessa stanza, a suonare in presa diretta. Non volevamo neppure che le canzoni fossero divise a seconda di chi le avesse scritte: io e Russell spesso ci dividiamo i versi. I momenti che preferisco sono quando le nostre voci si incontrano per crearne una terza.

È stato facile tenere a bada l’ego di ciascuno?
Direi di sì considerando che il produttore John Congleton è uno degli ego più grandi che abbia mai conosciuto. Ma un po’ di ego fa bene altrimenti se si è troppo piatti, si crea musica noiosa. E poi tra noi non c’è competizione: anche il lato sociale di questa collaborazione è stato fantastico, ridiamo come matti, andiamo più che d’accordo.

Gli Sparks oltre ad essere una band piuttosto unica nel suo genere, sono anche in giro dagli anni ’70: gli avete chiesto consigli o aneddoti?
A loro non piace parlare del passato, non vogliono ripetersi, guardano sempre in avanti e noi lo apprezziamo molto. Piuttosto abbiamo parlato di cose strettamente musicali, di quando hanno collaborato con Giorgio Moroder e di come lui riuscisse a trasformare anche le canzoni acustiche in elettronica: ho sempre amato l’idea che se si ha un brano davvero forte, lo si può portare in qualsiasi “luogo”.

Ma vi capiscono quando parlate, nonostante i vostri accenti?
A dire il vero ci hanno appena rivelato che la maggior parte delle volte non capivano un bel nulla! Ma ci aiutiamo col linguaggio internazionale dei mimi e poi abbiamo anche il computer di Stephen Hawking… (ride, NdR)

Anni fa c’erano voci sullo scioglimento dei Franz Ferdinad; come va adesso la vostra relazione?
Va bene! Credo che ogni band passi momenti difficili, si può essere onesti a riguardo oppure far finta di nulla ma ogni buon gruppo ha frizioni interne perché è proprio quello che rende le cose più interessanti, crea energia.

Come misurano il successo i Franz Ferdinand?
È nel modo in cui gente risponde personalmente alla tua musica e oggi con i social media è più semplice esserne consapevole. Quando vengono a dirti che le tue canzoni sono state d’aiuto in momenti particolari della vita, allora diventano qualcosa di umano e di reale.

Il tour estivo della band passerà anche dall’Italia:

07/07/2015 Goa Boa festival – Arena Mare presso il Porto Antico di Genova
16/07/2015 Zanne Festival di Catania
03/09/2015 Home Festival di Treviso
05/09/2015 We Are Next Festival di Rovereto

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